Un abbonato, titolare di una attività di verniciatura conto terzi, ci ha richiesto un parere in merito alle offerte ricevute per l’installazione di un impianto di abbattimento VOC che gli permetta di rispettare i limiti imposti dalla legge sulle emissioni in atmosfera
IL CASO
L’abbonato, ottemperando alle prescrizioni previste dalle norme sulle emissioni di solventi in atmosfera, ha provveduto ad effettuare il Piano Gestione Solventi annuale dal quale risulta che la sua attività non rispetta i valori limite previsti dall’Allegato II, sia per le emissioni convogliate in atmosfera che per le emissioni diffuse (per il dettaglio dei calcoli di interesse, si veda la tabella 1). Dalla sintesi presentata in tabella 1, si evince che l’azienda del nostro abbonato risulta in difetto, nel rispetto dei limiti, sia per quanto riguarda le emissioni diffuse, sia per quanto riguarda le concentrazioni di VOC emesse ai camini 5 e 9 (anche il camino 2 è potenzialmente fuori norma, bastando un piccolo incremento produttivo per superare il limite) pur non superando, complessivamente, l’emissione totale ammessa per gli scarichi convogliati. Avendo scelto di intervenire prioritariamente a valle degli impianti, in attesa di sostituire parzialmente gli attuali prodotti vernicianti con altri a minor impatto ambientale e/o a maggior residuo secco, l’abbonato ha provveduto a richiedere delle offerte per un impianto di abbattimento VOC a cinque fornitori, chiedendoci un parere tecnico sulle soluzioni proposte.
LE OFFERTE
Le offerte pervenute non sono omogenee, dal punto di vista della tecnologia depurativa proposta: due impiantisti hanno proposto dei filtri adsorbitori a carboni attivi, mentre gli altri tre hanno proposto dei combustori, semplici o in combinazione con un dispositivo di preconcentrazione. A causa delle differenti tecnologie proposte, il confronto è stato eseguito per classi omogenee: i risultati delle analisi delle offerte è sintetizzato in Tabella 2 per quanto riguarda i filtri a carboni attivi (fornitore A e fornitore B), in tabella 3 per quanto riguarda i combustori semplici (fornitore D e fornitore E), in tabella 4 per quanto riguarda i concentratori + combustori (fornitore C, fornitore D e fornitore E). Le tabelle comparative sono state stilate utilizzando i parametri di confronto indicati nella norma UNI 10996 “Impianti di abbattimento dei composti organici volatili – Criteri e requisiti per l’ordinazione, la fornitura, il collaudo e la manutenzione”, al Capitolo 6 “Dati per la fornitura (Indicazioni che il costruttore deve fornire al committente)”.
CONFRONTO FILTRI A CARBONI ATTIVI
Il fornitore A ha proposto quattro possibili soluzioni: due per l’aria proveniente dai camini 2+5+9 e due per l’aria proveniente dai camini 5+9. Tale distinzione è stata correttamente effettuata, in quanto le emissioni riscontrate al camino 2 soddisfano solo di poco i limiti di legge e possono quindi potenzialmente superarli; il fornitore ha dunque dato al committente la possibilità di scegliere se trattare anche l’emissione “incerta”, presentando la relativa soluzione tecnica. Inoltre, per ogni taglia di portata d’aria trattata, il fornitore A ha presentato una soluzione con rigenerazione in loco ed una soluzione con carboni a perdere. In Tabella 2, sono state riportate solo le due soluzioni relative alla taglia più piccola, per poter meglio confrontare tale soluzione con quella proposta dal fornitore B. Quest’ultimo ha invece proposto un impianto dimensionato per trattare le emissioni provenienti dai camini 2+9, tralasciando inspiegabilmente l’emissione fuori norma del camino 5; inoltre ha prospettato una, sia pur lecita, “parzializzazione” delle portate (che non tiene però conto dell’applicazione delle migliori tecnologie in termini di efficienza di abbattimento), prevedendo per l’aria proveniente da ciascuna utenza, una quota destinata al trattamento e una quota scaricata direttamente in atmosfera “by-passando” il filtro adsorbitore: su una portata d’aria complessiva per le due utenze pari a 22.500 Nm3/h, viene proposto il trattamento di soli 13.000 Nm3/h. Presumibilmente, nelle intenzioni del fornitore, questo “escamotage” dovrebbe servire a ridurre le dimensioni e i costi dell’impianto, confidando nel fatto che l’abbattimento dei VOC contenuti in una parte dell’effluente riduca la concentrazione totale al camino, riportandola entro i limiti prescritti; questa soluzione, pur essendo teoricamente corretta ed effettivamente praticabile, non tiene conto del fatto che l’emissione più inquinante (quella del camino 5) non è stata presa in considerazione e risulta quindi rimanere fuori norma. Venendo al confronto tra le offerte dei due fornitori, ciò che risulta subito evidente dall’analisi dei dati raccolti in tabella 2, è che entrambi non hanno fornito informazioni sufficienti (previste dalla UNI 10996) per permettere al committente di inquadrare al meglio le caratteristiche tecniche e prestazionali degli impianti proposti: risultano assenti i valori di alcuni parametri importanti (vedi tabella) per comprendere se il dimensionamento dei filtri è stato eseguito correttamente; risulta assente o insufficiente la descrizione del funzionamento degli impianti e la presenza di alcuni dispositivi di controllo e sicurezza; mancano i dati sui costi di esercizio; manca, dal fornitore B, la garanzia sul rispetto delle emissioni in atmosfera.
Le uniche considerazioni che si possono estrapolare dai dati forniti, in merito al dimensionamento, sono le seguenti:
- per il caso B, ammessa una capacità operativa effettiva per il filtro in questione non superiore al 10% (viste le ridotte concentrazioni in ingresso), con un flusso di massa di VOC da trattare pari a circa 14,3 kg/gg, la sostituzione dei carboni dovrebbe avvenire ogni 9 giorni lavorativi;
- per il caso A1, considerando una sostituzione dei carboni ogni 95 giorni, le VOC abbattute sarebbero circa 2.300 kg; considerando ancora una capacità operativa effettiva non superiore al 10%, risulterebbe che nel filtro proposto sia presente una quantità di carbone attivo pari a circa 23.000 kg.
In entrambi i casi, se i calcoli risultassero corretti, le due soluzioni sarebbero impraticabili: la prima per l’eccessiva frequenza di sostituzione; la seconda per i costi di sostituzione che risulterebbero superiori a quanto dichiarato in offerta. Si consiglia pertanto al nostro abbonato, qualora volesse proseguire sulla strada dei filtri adsorbitori, di farsi meglio dettagliare tutti questi parametri, unitamente a tutte le altre informazioni mancanti.
CONFRONTO TRA COMBUSTORI
Il fornitore E ha proposto due soluzioni alternative, una complessiva per i tre camini 2+5+9 e una per i soli camini 5+9; il Fornitore D ha proposto solo la soluzione per i due camini fuori norma. Sostanzialmente tutte e tre le offerte mostrano una carenza dei dati tecnici previsti dalla UNI 10996, mentre sono sempre ben presenti le informazioni commerciali. Senza entrare nello specifico della correttezza del dimensionamento, che si dà per scontata in quanto entrambi i fornitori, di provata esperienza, hanno utilizzato idonei valori per i parametri di progetto, ciò che è di più immediato interesse in questi casi è la correttezza del dato fornito per il consumo di combustibile, sia in condizioni di funzionameno a regime, sia in condizioni di avviamento/riscaldamento: confrontando i valori riportati in tabella con quelli derivati dalla applicazione della formula presente nella norma UNI 10996, si può confermare che i primi sono tutti congrui con i secondi, segno che entrambi i fornitori hanno presentato correttamente i dati tecnici all’utilizzatore. Resta tuttavia non comprensibile il motivo che ha spinto il fornitore E a considerare, nell’offerta relativa ai due camini 5+9 (colonna E in tabella 3), una concentrazione di 1 g/Nm3, quando la concentrazione che si deduce dalla sintesi del Piano di Gestione per quelle due utenze è pari a 130 mg/Nm3, come correttamente indicato, invece, dal fornitore D. In quest’ottica, il valore di consumo di combustibile a regime indicato in colonna E (9,8 m3/h) risulta fuorviante nel confronto, in quanto relativo ad una condizione non reale: l’effettivo consumo in condizioni di funzionamento normale, risulterà decisamente superiore.
CONFRONTO TRA CONCENTRATORI
Anche in questo caso la carenza dei dati tecnici previsti dalla UNI 10996 è il dato più eclatante; per questo motivo non è possibile fare approfondite considerazioni sui dimensionamenti proposti. Il fornitore D è l’unico che ha optato per trattare le sole emissioni delle utenze 5+9, proponendo un concentratore statico. L’elevato rapporto di concentrazione tra portata di processo e portata di desorbimento dovrebbe rendere conto dei bassi consumi di combustibile ausiliario dichiarati, congrui con la formula presente sulla norma citata. I fornitori C ed E propongono invece la stessa tipologia impiantistica, per il trattamento delle emissioni 2+5+9. Il fornitore C propende però per una temperatura di combustione più bassa e per un rapporto di concentrazione più elevato, al fine di ridurre i consumi di combustibile ausiliario: il dato indicato per assenza di VOC, sembra però troppo basso rispetto a quello ricavabile dalla formula UNI (circa 5 m3/h). I dati di consumo del fornitore E, invece, sembrano eccessivi rispetto al risultato della formula UNI (17 m3/h in assenza di VOC e 11 m3/h in funzionamento a regime), rispetto ai parametri di progetto dichiarati. Dai dati forniti, risulterebbe quindi che, a fronte di un costo di investimento minore, la soluzione E sia “gravata” di maggiori costi di gestione. Resta tuttavia da valutare la maggiore complessità gestionale di un rotoconcentratore rispetto al concentratore statico, proposto dal fornitore D che, all’interno di questa tipologia impiantistica, sembra essere una via di mezzo tra gli altri due, sia come costo di investimento che di gestione.
CONCLUSIONI
Tutti e cinque i fornitori non hanno rispettato le condizioni previste dalla norma UNI 10996, relativamente ai dati da fornire al committente. E’ vero che il committente non ha espressamente richiesto ai fornitori che le offerte gli venissero stilate sotto quella forma ma, riteniamo che tutti gli impiantisti debbano comunque farsi promotori “culturali” di questa modalità operativa tecnico-commerciale nel rapporto cliente-fornitore. Temiamo che, nonostante tutti gli sforzi fatti in questi anni per rendere più trasparenti le trattative commerciali, il mantenimento di una certa “ignoranza” da parte del cliente costituisca ancora un’arma decisiva nelle mani di chi vende, soprattutto alla luce del fatto che il caso presentato in questo articolo è in fondo uno dei migliori che abbiamo visto negli ultimi mesi, dato che nessuna delle cinque offerte analizzate si configura come “bufala”: visto il numero dei contenziosi esistenti in questo campo forse questo è già un successo….