Continua il dibattito sui prodotti naturali, la loro diffusione, le loro prestazioni tecniche, economiche ed ambientali
A CURA DELLA REDAZIONE
NUTRIRESTI TUO FIGLIO CON LATTE RADIOATTIVO?
Se avete deciso di leggere questo articolo, molto probabilmente siete stati attratti soprattutto dal titolo. Una delle prime regole della comunicazione è infatti quella di creare sorpresa nel lettore che, ormai bombardato quotidianamente da migliaia di messaggi, sta via via abbassando il suo livello di attenzione. Gli esperti di questo settore devono quindi inventarsi ogni giorno nuove forme di comunicazione, nuovi stimoli in grado di calamitare l’occhio dei potenziali compratori. Per sperimentare direttamente questo concetto abbiamo quindi iniziato questo articolo utilizzando gli slogan della massiccia campagna pubblicitaria lanciata da Valcucine, la nota azienda pordenonese specializzata nella produzione di cucine. Si tratta di un evidente salto di qualità nella pubblicizzazione di mobili per arredo e lasciamo ai lettori il giudizio sulla direzione di questo salto: noi ci limiteremo ad analizzare i messaggi utilizzati, che coinvolgono, come vedremo, il settore della verniciatura. Saranno poi gli esperti, cioè i tecnici delle vernici e il Garante della Pubblicità Ingannevole, a dare una valutazione sulla correttezza di questo tipo di messaggi, che cominciano ad essere utilizzati da diverse aziende mobiliere.
CONTROLLO DELLE EMISSIONI TOSSICHE EMANATE DAI MOBILI IN CUCINA
Valcucine dichiara di adottare severi test per l’analisi delle emissioni tossiche e garantisce il controllo di tre possibili fonti di inquinamento per l’uomo. In primo luogo fa eseguire analisi sulla radioattività del legno, per evitare che il materiale utilizzato non provenga da zone gravemente inquinate dall’esplosione di Chernobyl. Si tratta di una novità assoluta nel panorama dei controlli ecologici, che apre orizzonti inesplorati e suscita dubbi inquietanti sui milioni di mobili che negli ultimi anni sono stati venduti in tutto il mondo senza alcun controllo sul livello di radioattività dei materiali impiegati: chi comprerebbe a cuor leggero una cameretta per bambini sapendo che potrebbe essere fonte di radiazioni notoriamente cancerogene? Un ulteriore elemento di tutela degli acquirenti di Valcucina è il rispetto del limite imposto dalla severa legge tedesca sull’emissione di formaldeide (chissà perchè questo limite non è stato adottato nel nostro Paese…). Già molti fornitori di mobili adottano questa precauzione (soprattutto quelli che esportano in Germania, ovviamente), ma per essere ancor più garantista l’azienda pordenonese offre, a richiesta, cucine con fusti completamente in multistrato di legno. L’ultima fonte d’inquinamento riguarda da vicino il nostro settore; vengono infatti controllate le emissioni di sostanze organiche volatili (SOV) provenienti dalla verniciatura sintetica dei mobili. Per eliminarle totalmente, l’azienda ha adottato un trattamento a base di oli e cere naturali, dove il solvente viene ricavato dalla spremitura delle bucce degli agrumi. Nel depliant illustrativo delle proprie cucine, l’azienda precisa inoltre che “…le verniciature sintetiche rilasciano per anni sostanze volatili…” e che per evitare “…le emissioni tossiche…” si possono usare oli naturali che “non creano un film artificiale sopra il legno, ma penetrano nella struttura delle fibre, mantenendole vive e brillanti”. Anche nel manualetto informativo plurilingue, realizzato con dovizia di figure, vengono fornite interessanti informazioni supplementari. A proposito delle proprietà antibatteriche del legno si afferma che “…se a prima vista le superfici in legno sembrano meno igieniche di quelle laccate o di quelle rivestite in materiale plastico, alcuni studiosi di microbiologia alimentare all’Università del Wisconsin (USA), hanno scoperto nel 1992 che il legno uccide naturalmente i batteri, che al contrario si moltiplicano sulla plastica come su altri materiali comunemente reputati igienicamente superiori al legno stesso. Durante questa ricerca sono stati testati diversi batteri generalmente causa di intossicazioni alimentari e i risultati di questi esperimenti hanno favorito considerevolmente il legno rispetto alla plastica; infatti dopo la contaminazione del legno il 99% dei batteri muoiono naturalmente, mentre nessun microbo muore sulla plastica, ma al contrario i batteri aumentano di numero. Pensando di risolvere la contaminazione batterica della plastica con un lavaggio, hanno scoperto che i batteri sopravvivono sulla plastica anche dopo diversi lavaggi con detergente, mentre per igienizzare il legno è sufficiente solo semplice acqua ed una buona asciugatura”. Molto correttamente il manuale informa che le cucine finite con gli oli naturali necessitano di una specifica manutenzione e di un ripristino effettuabile con un apposito kit fornito in dotazione, specificando che i panni utilizzati per l’applicazione dell’”olio di manutenzione” devono essere lavati o bruciati immediatamente, per prevenire la loro autocombustione (rischio molto noto a tutti coloro che hanno utilizzato l’olio di lino). A questo proposito possiamo citare la testimonianza di un nostro abbonato, produttore di cucine, che preferisce far usare i prodotti naturali a verniciatori esterni, per evitare rischi d’incendio nella sua azienda. Altrettanto correttamente (ma anche per ottemperare agli obblighi richiesti dalle norme sulla responsabilità oggettiva), si precisa che “anche se i prodotti forniti sono a base di estratti naturali, possono essere tossici se ingeriti accidentalmente o a contatto con gli occhi…”.
L’INQUINAMENTO “INDOOR”
Il problema dell’emissione di sostanze organiche volatili (S0V) dai manufatti industriali sta crescendo ogni giorno che passa, in relazione alle differenti richieste dell’utilizzatore finale: se infatti fino a poco tempo fa l’emissione di odori da parte dei mobili, delle automobili nuove, degli articoli in pelle ecc, era ritenuta una caratteristica inevitabile, oggi viene quasi automaticamente associata ai danni che può provocare alla salute. Attualmente non esistono limiti normativi per l’emissione per questo tipo di sostanze. In Germania, sulla spinta del mercato, si stanno sviluppando forme di certificazione di qualità del prodotto che prevedono limiti, fra gli altri, anche per l’emissione di sostanze organiche volatili. I limiti per l’emissione di sostanze organiche volatili in camera di prova adottati dal Deutschen Guetergemeinschaft Mobel (DGM) di Norimberga sono riportati nella tabella seguente.
NATURALE O SINTETICO?
Nel numero scorso abbiamo affrontato l’argomento, sul quale continuano a pervenirci contributi tecnici. Per cercare di approfondire anche la questione delle prestazioni, stiamo raccogliendo documenti analitici su alcuni prodotti presenti sul mercato, di cui presenteremo i risultati sul prossimo numero, in quanto restano ancora sconosciute le reali prestazioni chimico–fisiche dei prodotti naturali (durezza, resistenza alle macchie, al graffio, ecc.), nonché ambientali ed economiche, mancando del tutto ogni elemento che consenta una valutazione oggettiva e comparativa. A proposito di inquinamento indoor vale comunque la pena di ricordare i risultati di alcuni studi sull’argomento, rimandando agli articoli “Naturale non sempre è salutare”, pubblicato sul n° 33, aprile 2000, e “L’odore dei mobili”, n° 28, maggio 99, di cui riportiamo alcune tabelle.
TEST COMPARATIVO
I cicli di verniciatura sottoposti a sperimentazione sono stati applicati sulla linea di verniciatura industriale di un mobilificio ed imballati all’uscita della linea di verniciatura. I cicli sono stati applicati su pannelli listellari di pino e sono i seguenti:
- ciclo “standard” costituito da tinta a solvente, fondo uv poliacrilico, fondo poliestere, finitura poliestere
- ciclo acrilico esente da monomeri, costituito da tinta a solvente, fondo, fondo reverse, finitura rullo
- ciclo “oli naturali” costituito da tinta all’acqua, trattamento protettivo a base di oli naturali. Nell’ultima colonna sono indicati i risultati delle prove effettuate su un supporto non verniciato (pannello di pino listellare incollato con colla di natura non nota).
I risultati delle prove di emissione nella camera DGM, espressi in ppm, sono indicati nella tabella I.
Il ciclo “B” dimostra globalmente minori emissioni residue rispetto agli altri cicli, entro i limiti del DGM se si tolgono le sostanze che derivano naturalmente dal pannello (terpeni, acido acetico e probabilmente qualche glicoletere), evidenziando una migliore capacità di bloccare la fuoriuscita dei prodotti provenienti dal pannello.
I glicoleteri possono derivare da tinta (infatti in caso di tinta all’acqua ce ne sono meno), ma potrebbero anche derivare da colle utilizzate nel pannello (vedi dati emissione su pannello non verniciato); le emissioni dei cicli A e B possono essere ulteriormente ridotte adottando una tinta all’acqua in luogo di una tinta a solvente.
Il ciclo “oli naturali” dimostra globalmente dati di emissione (sempre togliendo le sostanze emesse dal pannello) vicini al limite DGM, ma supera detti limiti per quanto riguarda aldeidi e acidi. Il supporto naturale di per sé emette sostanze organiche volatili (idrocarburi terpenici) classificati irritanti in quantità di gran lunga superiore rispetto ai limiti DGM.
SOSTANZE MISURATE | LIMITE DGM | CICLO A (POLIESTERE) | CICLO B (ACRILICO) | CICLO C (OLI NATURALI) | SUPPORTO NON VERNICIATO |
Alcani | 250 | 0 | 0 | 0 | 215 |
Esteri | 500 | 180 | 59 | 4 | |
Aromatici | 250 | 201 | 6 | 4 | |
Glicoli, glicoleteri | 250 | 512 | 301 | 48 | |
Chetoni | 200 | 60 | 52 | 32 | 35 |
Aldeidi | 100 | 25 | 34 | 161 | |
Terpeni | 300 | 1302 | 647 | 945 | >3000 |
Acidi | 100 | 52 | 39 | 416 | 292 |
Altre sostanze | 65 | 32 | 0 | ||
Totale SOV | 650 | 2397 | 1170 | 1610 | >3500 |
Totale meno terpeni | |||||
(dal supporto) | 1095 | 523 | 665 |
Tabella I – Sostanze emesse dopo la verniciatura, misurate con il metodo DGM
LA SINDROME DELLA PUZZA
Giorgio Grecchi aveva già alcuni anni fa detto la sua, con impareggiabile spirito, sugli eccessi di un ecologismo privo di fondamenti scientifici e denso di interessi commerciali da diffondere. Pubblichiamo un estratto del suo articolo “La sindrome della puzza”, pubblicato sul numero 29 di “Professione Verniciatore” (settembre 1999).
…sui limiti per le emissioni “indoor” (che fa tanto atletica leggera) proposte dalla Deutsche Guetergemeinschaft(che in brianzolo fa “ghe de menà un sgiaf’) posso solo dire che siamo in piena “Sindrome di puzza mobili”. Chiariamo prima che cos’è una “sindrome”. Deriva dal greco Συν ∆ρομωσ (cioè “sun”, che vuol dire insieme e “dromos”, che vuol dire corsa) e pertanto una sindrome é costituita da parecchi elementi di per sè innocui, o forse positivi, ma che concorrono insieme casualmente o volutamente verso un medesimo punto, generando una reazione sociale, tecnica o dialettica inadeguata, irrazionale, contraddittoria, e alle volte catastrofica…. (Chernobyl é stata una sindrome di azioni umane inconsulte e di casualità). Pensate alla sindrome animalista. Personalmente non farei mai male ad un animale, ma mi incazzo un pò quando si spende un miliardo per trasportare, via “aereo-con-vasca”, un’orca (o una manta?) da un acquario europeo, per riportarla al suo mare d’origine a finire meglio la sua esistenza: quanti bambini nel mondo si salvano dalla fame con un miliardo? Quanti visoni si salvano dei mille liberati da un allevamento? Nel contempo però va benissimo se si strizza il collo ogni sei giorni a migliaia di serpenti prigionieri, per ricavarne il curaro che ti serve per l’anestesia totale al prossimo intervento chirurgico! E lo sanno le animaliste che, quando si profumano le tettine o il collo con un profumo di classe, si stanno spargendo il corpicino di pezzettini di cervello di capodoglio? (e’ l’ambra grigia: una neoplasia o una ghiandola cerebrale dei capodogli, ma é il fissativo principe dei buoni profumi)…
…Informazioni superficiali hanno indotto persone corrette ed istruite a dissertare (e scrivere su questa rivista) di chili di solvente residuo dentro un armadio italiano e quindi indurranno persone meno corrette e meno qualificate a far credere che dentro un tale armadio ci possano essere anche i residui di diossina che invece sono nei polli (guarda caso del Nord Europa)! Anche il tuo articolo, caro direttore, si unisce al coro (sei un Συν ∆ρομωσ !!!), quando conclude che solo il ciclo “acrilico polimeri UV, “rientra nei parametri stabiliti dalla “ghe de menà un sgiaff”’. Come se fosse possibile produrre un bel mobile (italiano o no) verniciandolo solo a rullo! Ecco la Sindrome!
Nessuno rileva, neanche tu, che il mercato delle vernici italiano nel suo contesto è il meno inquinante di tutti i mercati di vernici d’Europa e quindi del mondo. Questa supremazia è tale proprio grazie al modo in cui i tecnici delle vernici e gli utilizzatori italiani hanno sviluppato il processo negli anni, producendo non cassette da limoni (verniciabili a rullo) o palline di legno “a norma” che strozzano i bambini, ma veri e bei mobili che non hanno mai puzzato, nè leso persone (sennò io lo saprei). Vado avanti con la Sindrome? E se dopo aver conteggiato i milionesimi di grammo del mobilificio la “ghe de menà un sgiaff’ analizzasse il medesimo armadio guardaroba (perfettamente “a norma” GDM ) ormai in uso da una normale famiglia (solo italiana?), cosa direbbe mai delle palline di canfora (o di naftalina) che ci sono dentro? (non microgrammi, ma etti di roba: questa vale l’ambra grigia!). Dovrebbe dire che si sono trovati tot milioni di microgrammi di Canfora (nocivo per ingestione, per inalazione e per contatto con la pelle). Ma ci sono anche prodotti più nuovi (che ho trovato negli armadi gestiti da mia moglie), come la Permetrina pura cis/trans (non ho la minima idea di che cosa diavolo sia, ma sulla confezione sta scritto “conservare fuori dalla portata dei bambini; conservare lontano da alimenti o mangimi o bevande; in caso di contatto con la pelle lavarsi abbondantemente e ripetutamente con acqua e sapone; in caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente ed abbondantemente con acqua e consultare un medico; non ingerire; non contaminare durante l’uso alimenti, bevande o recipienti destinati a contenere…) e quindi i mobili italiani puzzano: le cogli le perversità della Sindrome? Le assurdità arrivano al punto che la GDM stabilisce limiti irrazionali nelle varie classi di inquinanti. Infatti lo stesso limite (esteri= 500 mg) viene automaticamente fissato sia per un acetato di etile (non nocivo, con un TLV di 1440, classe V per le emissioni) che per un acetato di cellosolve (nocivo, con TLV di 27, classe II per le emissioni). Lo stesso varrebbe per i chetoni (andatevi a vedere il TLV dell’ acetone a confronto dell’isoforone) e, nel contempo, manca un limite specifico per esempio per gli isocianati monomeri. Ma chi è questa GDM? Non sarebbe il caso di insegnarle un pò di biochimica, oppure bisogna fare le solite chiacchiere “a quattr’occhi?” Mi piacerebbe per esempio, tanto per lanciare il sasso nello stagno, che la sunnominata GDM (dopo avermi prima detto dove vanno a finire le 32mila tonnellate di solventi nitro tedeschi, ammesso che lo sappia), mi dicesse anche quanti milligrammi di ozono producono dodici luride lampade UV a 80 W/cm mentre polimerizzano 55 grammi di vernice acrilica (o semplicemente quando sono accese, o meglio ancora quando le si accende: questa vale il curaro). Per concludere: se mi leggete da un pò di tempo dovreste aver capito che non sono un entusiasta dei prodotti all’acqua per il mobile.
Forse non sono un entusiasta dell’acqua in genere, pur facendo la doccia tutti i giorni (e batto benissimo il crawl), ma lo spaventoso “splash” che fanno i prodotti all’acqua nelle analisi dell’inquinamento “indoor” (fonte Catas), non solo l’avevo previsto (e l’avevo scritto a proposito dei chili negli armadi, vedi PVL n° 22 a pag 31), ma mi ha causato anche un inatteso e piacevole orgasmo (il che a 72 anni non è neanche da buttar via!), per cui, visto che la Sindrome mi permette, in termini analitici, di distruggere definitivamente l’uso di prodotti all’acqua sui mobili, vi lascio con un’istruttiva “minicazzata”
H2O
L ‘acqua dei pozzi, della pioggia e dei ghiacciai è l’acqua industriale del pianeta
Non la bere mai!
Quella “vegetale” è l’acqua da bere! L’acqua del frutto, l’acqua delle mele, del cocomero, dell’arancia o delle pere, l’acqua di quello che preferite…
(personalmente ho scelto la vite!)
IL VERO PERICOLO VIENE DAGLI “ECOFURBI”
Egregio Dott. Offredi,
vedo con interesse che l’argomento sulle vernici “naturali” o “fitochimiche” continua ad avere un ampio spazio sulla sua rivista e quindi vorrei dare ancora un contributo. Premetto che la Adler, di cui sono direttore tecnico e commerciale in Italia, ha nel suo programma alcuni prodotti vernicianti “naturali” che offrono superfici estetiche molto belle e vanno molto bene in una piccola nicchia di applicazioni, in cui le prestazioni chimico-fisiche e protettive che vengono richieste sono molto basse. Si tratta dunque di prodotti che vanno bene per manufatti non funzionali (cucine, mobili per bagno, tavoli, finestre ecc.), ma piuttosto per manufatti d’arredo in cui si deve esaltare l’aspetto estetico. Come tutti i prodotti hanno pregi e difetti, la loro diffusione è molto scarsa, ma bisogna riconoscere che in alcune applicazioni ottengono risultati notevoli. Il problema principale è però che gli utilizzatori molto spesso non richiedono questi prodotti sulla base delle loro prestazioni estetico-protettive, ma piuttosto spinti da un superficiale e spesso sbagliato concetto ecologista.
Per essere più chiaro bisogna prima spiegare bene i termini della questione per capire da dove nasce il problema:
- sono ecologiche le sostanze prodotte da organismi viventi
- sono fitochimiche le sostanze prodotte da piante
- sono sintetiche le sostanze prodotte in laboratorio, le quali molto spesso sono identiche a quelle prodotte in natura, ma nell’immaginario comune evocano lo spettro di disastri ambientali.
Ora molti produttori e commercianti “ecofurbi”, cercando di sfruttare la maggior sensibilità sociale al problema della salute degli uomini e dell’ambiente hanno semplificato la questione inserendo l’equazione NATURALE = ATOSSICO e quindi propongono prodotti di origine naturale (ecologici o fitochimici) a costi elevatissimi e prestazioni spesso scadenti come soluzione ad ogni problema. Questa equazione è semplicemente falsa, perché la tossicità di un prodotto non si misura semplicemente valutando se la sostanza è di origine naturale, o frutto di una produzione sintetica, ma dipende dalla sua composizione chimica, dalla concentrazione e miscela dei vari componenti e da molti altri parametri. Bastano pochi esempi per chiarire il concetto; l’anidride carbonica è un prodotto naturale fondamentale per la nostra vita; infatti i vegetali nelle foglie hanno un laboratorio fantastico, che riesce a produrre una reazione chimica che sta alla base della vita sulla terra: la fotosintesi clorofilliana. In pratica le piante con l’energia della luce solare (energia pulita) riescono a legare insieme alcune molecole di anidride carbonica (liberando l’ossigeno per noi indispensabile) e producono la sostanza vegetale di cui si nutrono le mucche e tutti gli altri animali che poi noi mangiamo per vivere. L’anidride carbonica è dunque fondamentale per la vita, è utilissima ed è quindi un buon prodotto. Purtroppo però la maggior parte dei guai che a livello ambientale attualmente stiamo subendo dipendono da un’eccessiva concentrazione di anidride carbonica nell’aria. Succede quindi che lo stesso prodotto che è indispensabile per la vita diventa ora tragico per il futuro dell’umanità. Altro prodotto naturale è il tabacco, che sta uccidendo migliaia di persone, sul quale è inutile soffermarsi. Un prodotto di sintesi è invece l’aspirina, sostanza chimica sintetica, che ha salvato la vita a milioni di persone, come la maggior parte degli altri farmaci. In questo momento si parla della Bayer e del principio chimico che ha sintetizzato per combattere il colesterolo; sembra che questa sostanza abbia ucciso qualche decina di ammalati sui vari milioni di persone che assumevano il farmaco. Qualcuno griderà allo scandalo della chimica, senza pensare che parecchie decine di migliaia di quei pazienti sarebbero certamente morte senza il farmaco in questione; in taluni casi però, in concomitanza con un quadro clinico particolare e in sinergia con altri farmaci questa sostanza che avrebbe risolto il problema del colesterolo è invece diventata letale. Gli scienziati cercheranno di capire come migliorare il farmaco, gli irrazionali e gli stupidi si scateneranno contro la farmacologia e la chimica in generale. Da questi esempi spero si capisca che il problema non è dunque nell’origine naturale o sintetica delle sostanze, ma nella miscela tra di esse, nella concentrazione e soprattutto nel buon senso di chi le utilizza e nella malafede di chi “irriga” l’umanità con i suoi giudizi universali. Potrei andare avanti per molte pagine, elencando altre sostanze naturali (come il petrolio) che hanno provocato gravi danni all’uomo e all’ambiente o sostanze chimiche sintetiche che invece ci hanno salvato la vita, ma non voglio generare maggior confusione di quella che già esiste sull’argomento. Voglio però dire che io non ho ancora 40 anni, ma ho 3 figli e 2 certezze. La prima è che dobbiamo assolutamente confrontarci con i problemi dell’inquinamento con serietà, con urgenza, con buon senso e con determinazione, assumendoci le responsabilità ed i costi a cui queste scelte obbligano, senza continuare a scaricare il problema sui nostri figli e sulle generazioni future e senza lasciarci convincere dalle soluzioni troppo semplicistiche. La seconda è che gli “ecofurbi”, quelli delle soluzioni semplici ed universali, i verdi dell’eco-business, quelli della “chimica di base” come panacea di tutti i problemi tossicologici ed ambientali sono il vero ostacolo alla soluzione razionale scientifica e sostenibile del problema. Per concludere la questione sulla compatibilità ambientale dei prodotti ecologici le invio una comunicazione che ho ricevuto dal direttore ricerca e sviluppo della Adler, che è molto significativa al riguardo. Cordiali saluti.
Dott. Paolo Ambrosi
CSB F.LLI STRAUDI SPA
Direttore Tecnico divisione ADLER
In Svizzera un gruppo di esperti si è riunito per verificare se le vernici “naturali” sono meno inquinanti delle vernici fatte da materie prime sintetiche. In questo gruppo erano rappresentati le seguenti istituzioni:
- Amt für Bundesbauten (Ufficio per le costruzioni statali)
- Bundesamt für Umwelt, Wald und Landschaft (Ufficio federale per l’ambiente, la foresta ed il paesaggio)
- Bundesamt für Gesund-heitswesen (Ufficio federale per la sanità)
- Verband Schweizerischer Lackund Farbenfabrikanten (Associazione dei produttori svizzeri delle vernici e dei colori)
- AURO
- Ökoscience AG.La composizione del gruppo dimostra che non solo membri dell’industria delle vernici, ma anche produttori di resine naturali potevano contribuire con le loro esperienze e opinioni a questo progetto.Un primo rapporto intermedio, con il titolo “Comparazione e valutazione ecologica delle vernici nel campo dell’edilizia”, è stato pubblicato nel 1993 dal Bundesamt für Umwelt, Wald und Landwirtschaft, paragonabile all’austriaco Bundesministerium für Umwelt, Jugend und Familie (Ministero Federale per l’Ambiente, la Gioventù e la Famiglia).Per il confronto fra i diversi sistemi di verniciatura sono stati scelti i seguenti parametri di valutazione e dati ecologici:
- ciclo di vita e impatto ambientale causato dalla produzione delle materie prime e delle vernici
- immissione di CO2 nell’atmosfera (consumo di materie prime non rinnovabili)
- Inquinamento dell’aria (prodotto dall’applicazione)
- tossicità e potenziale allergico (rischi per la salute dell’utilizzatore durante l’applicazione delle vernici)
- tossicità ambientale (rischio per l’acqua ed il terreno durante l’applicazione, l’utilizzo e lo smaltimento).Per la valutazione del ciclo di vita si è tenuto conto di vari fattori, tra cui:
- la quantità di energia che è necessaria per la sintesi di un legante
- l’inquinamento dell’aria causato dalla produzione delle materie prime
- l’inquinamento dell’acqua e le spese necessarie per proteggere l’acqua dall’inquinamento causato dalla produzione di una materia prima
- la quantità di rifiuti che risultano dalla produzione di una materia prima (costi per la discarica o la combustione). La valutazione viene eseguita anche per la produzione, il trasporto e lo smaltimento delle vernici di scarto. Inaspettatamente si è evidenziato che le vernici naturali, data l’elevata percentuale dei solventi contenuti, l’elevato fabbisogno di energia che serve per la produzione delle loro materie prime, nonché dei solventi rischiosi per l’acqua, causano lo stesso danno all’ambiente delle vernici sintetiche.
Il progetto ha confrontato entrambi i sistemi di verniciatura con i sistemi di verniciatura all’acqua (p.e. Adler Seiden e Glanzacryl), concludendo che le vernici all’acqua, dal punto di vista ecologico, sono da preferire, in quanto sono meno inquinanti per l’ambiente rispetto alle vernici naturali.