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La seconda metà del 2018 ha confermato la tendenza in atto nel settore che, dopo un 2017 di forte crescita, sta attraversando una stagione di consolidamento. Gli importanti investimenti decisi sia in Italia che all’estero nel recente passato, hanno portato le aziende che lavorano il legno e i suoi derivati a disporre di un parco macchine finalmente rinnovato; la conseguenza è una minore necessità di ulteriori investimenti.

I risultati relativi al terzo trimestre 2018, elaborati dall’Ufficio studi di Acimall, l’associazione confindustriale che rappresenta l’offerta di macchine e impianti,  mostrano complessivamente un leggero rallentamento degli ordini, per quanto le aziende italiane “tengano” e continuino a dimostrare una concreta vitalità, mettendo a segno una crescita degli ordini domestici del 14,7 per cento superiore al dato dello stesso trimestre 2017.

La nota dolente, se così possiamo definirla, viene gli ordinativi dall’estero, che sono diminuiti del 10,9 per cento, sempre facendo un confronto con gli stessi tre mesi dello scorso anno. Complessivamente, dunque, gli ordini del terzo trimestre 2018 sono calati del 7,7 per cento. Aggiungiamo subito che il calo registrato oltreconfine si giustifica con quanto detto all’inizio, ovvero che il 2017 è stato un anno “meraviglioso” per le esportazioni italiane, un trend che non poteva essere certo mantenuto all’infinito.

Da segnalare che il fatturato del terzo trimestre, secondo le rilevazioni di Acimall, è cresciuto del 12,2 per cento rispetto allo stesso periodo 2017, confermando dunque il sostanziale stato di salute del settore.

Il carnet ordini è salito a 4 mesi (erano 3,1 nel trimestre precedente e 3,4 nel periodo gennaio-marzo), mentre i prezzi dal primo gennaio mostrano una crescita dello 0,5 per cento (era lo 0,4 al 30 giugno).

L’indagine qualitativa

Se passiamo ai risultati emersi dalla indagine qualitativa, possiamo notare che per il periodo in esame il 44 per cento degli intervistati indica un trend della produzione positivo. La stessa percentuale di imprenditori segnala invece un andamento stazionario, mentre solo il 12 per cento dichiara una contrazione.

L’occupazione è stabile per il 61 per cento del campione (era il 67 nel trimestre precedente), mentre non ci sono variazioni del numero di coloro che la valutano in aumento (il 33 per cento, stesso dato del periodo aprile-giugno); il 6 per cento indica purtroppo un calo (il trimestre precedente si era chiuso a quota 0).

Giacenze stabili secondo il 61 per cento delle aziende intervistate, in flessione per il 22 per cento, in aumento per il 17.

L’indagine previsionale

Il campione offre alcune interessanti indicazioni sul “prossimo futuro”: il 17 per cento degli intervistati scommette su un aumento degli ordini esteri (lo stesso dato del trimestre precedente,) mentre per il 56 per cento rimarranno stazionari; in flessione secondo il 27 per cento (erano l’11 per cento tre mesi fa). Il saldo è negativo, meno 10, contro il più 6 dell’aprile giugno e il più 29 dei primi tre mesi dell’anno.

Sentimenti sostanzialmente analoghi per quanto concerne il mercato italiano: il 67 per cento del campione vota per la stabilità degli ordini (erano l’83 per cento tre mesi fa), mentre il 27 per cento indica un calo (eravamo all’11 per cento nel trimestre precedente). Il saldo è dunque negativo, meno 21, e si confronta con il meno 5 di aprile-giugno e il più 11 di gennaio-marzo.

“Un clima che non era difficile immaginare –  ha commentato Dario Corbetta, direttore Acimall – in quanto emergono con chiarezza temi di forte attualità, fra cui l’incertezza della situazione politica italiana e le attese su come la Legge di bilanci potrà influire sull’economia reale. Sulla fiducia delle imprese pesa, inoltre, la bocciatura della manovra italiana da parte dell’UE. Ciò non toglie – ha concluso Corbetta – che il settore delle tecnologie italiane per il legno e il mobile stia attraversando una stagione positiva, per quanto sullo sfondo ci siano ancora i grandi nodi irrisolti, primo fra tutti una dimensione aziendale che troppo spesso non consente prospettive di sviluppo sullo scenario internazionale”.

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