La produzione industriale italiana nel 2019 ha confermato la persistenza di una situazione economica molto debole, con una tendenza alla stagnazione: bisogna investire per resistere
Il quadro congiunturale
Il calo dell’attività dipende dalla riduzione delle due componenti fondamentali della domanda, quella interna e quella estera, che riproduce l’andamento negativo del clima di fiducia delle imprese e purtroppo la dinamica degli ordinativi e le relative attese aziendali non fanno ben sperare nel breve termine.
Il quadro generale della produzione industriale nel quarto trimestre 2019 non ha presentato alcun incremento o inversione di tendenza rispetto alla calma piatta che ha caratterizzato i trimestri precedenti (il terzo trimestre si era chiuso con un -0,5%).
La media dei diversi settori industriali, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è diminuita dell’1,4% in un anno e gli ordini in volume sono diminuiti dello 0,2%.
La domanda estera già nel primo semestre del 2019 aveva mostrato una crescente debolezza e non è risalita nel resto dell’anno, mentre la domanda interna, dopo una leggera espansione iniziale si è via via ridotta, sia in termini di investimenti industriali, sia per i consumi delle famiglie.
Il parere di Confindustria
Secondo Confindustria, la conferma anche nel quarto trimestre della fase di sostanziale stagnazione dell’attività economica, induce a prevedere che potrebbe prolungarsi anche nel primo trimestre 2020.
Nel manifatturiero il calo della fiducia, iniziato a fine 2017, è proseguito quasi ininterrottamente e in novembre ha toccato i minimi da cinque anni; sono peggiorati giudizi e attese di produzione, mentre tra gli ordini la componente estera è risultata la più debole.
I primi dati fanno prevedere che il 2019 si sia chiuso con un calo dell’attività intorno al -1% rispetto al 2018: si tratta del primo arretramento della produzione industriale dal 2014.
Il settore delle vernici
Anche il settore delle vernici ha risentito della situazione e la generale riduzione dei prezzi delle materie prime non ha aiutato le aziende a recuperare i margini di guadagno persi negli scorsi anni, in quanto la riduzione dei consumi interni ed esterni ha prodotto una generale riduzione dei fatturati.
Diventa quindi sempre più fondamentale, sia per i produttori di impianti e apparecchiature di verniciatura, sia per i produttori di vernici, cercare nuovi spazi sui mercati internazionali, che sono diventati indispensabili per far fronte alla generale riduzione dei consumi e degli investimenti (ormai oltre la metà della produzione italiana viene acquistata all’estero). Investire sull’export è un modo per resistere.
La situazione in Europa
L’Eurozona non sta molto meglio di noi. La Germania, in particolare, è ancora penalizzata dal settore industriale, che frena l’andamento del PIL: le imprese lamentano un forte calo degli ordini, soprattutto esteri, che ha portato una netta riduzione dell’utilizzo della capacità produttiva.
La situazione nel mondo
Dagli USA arrivano segnali di stabilità, con una crescita del PIL nel 3° trimestre del 2,1%, per la dinamica più positiva di investimenti e consumi, indice di solida domanda interna. Qualche miglioramento si vede nel manifatturiero, mentre gli altri settori sono in decisa espansione. La disoccupazione è salita di poco, ma resta vicina ai minimi storici.
Le tensioni commerciali hanno impattato negativamente sulla Cina, dove la produzione industriale ha decelerato (comunque con un invidiabile +4,4% annuo in agosto), a causa della contrazione dell’export, specie verso gli USA (-16,0%). Il PMI manifatturiero, però, indica più vivacità per fine 2019, grazie a nuovi ordini cresciuti a buon ritmo. La questione è se la Cina raggiungerà l’obiettivo di crescita del 6,0-6,5%: Pechino ha i mezzi per stimolare l’economia.
Anche Brasile e India sono in espansione, mentre la manifattura in Russia continua a deteriorarsi, a causa di ordini esteri in caduta.
Che fare?
Le aziende sperano che il nostro Paese mantenga l’obbiettivo strategico dell’integrazione delle tecnologie innovative e della trasformazione digitale delle imprese, con pacchetti di strumenti coordinati (investimenti innovativi, infrastrutture di rete ecc), anche in chiave di sostenibilità ambientale, con orizzonti temporali pluriennali, che permettano un contesto stabile per la programmazione degli investimenti.
La generale (e indispensabile) svolta ambientale a livello globale può essere uno stimolo per lo sviluppo, puntando sulla gestione dei rifiuti e sull’economia circolare, l’uso sostenibile delle risorse e il miglioramento della qualità dell’aria.
L’attenzione del nostro settore per la sostenibilità è oggi accompagnata dalla centralità nel programma di Governo del cosiddetto “Green New Deal”, un ambizioso obiettivo che potrebbe permettere la transizione del sistema produttivo verso un nuovo modello, che richiede l’impegno di tutti gli operatori del settore: bisogna investire per resistere!
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