Inflazione vernici

Il mondo della chimica italiana, per superare un 2022 segnato dalla guerra e dalla crisi energetica, ha puntato sulle rinnovabili e le forniture di energia di lungo periodo.
Mentre l’anno scorso ha pesato l’esplosione delle quotazioni del gas naturale, che a settembre aveva sfondato i 230 euro al megawattora, quest’anno l’incognita più grande riguarda l’inflazione. Già lo scorso anno la corsa dei prezzi aveva gonfiato i costi, ma l’impatto sulla domanda era contenuto. L’effetto ha iniziato a manifestarsi alla fine dell’anno scorso, per poi consolidarsi in questi primi mesi, causando una frenata dell’economia e degli investimenti, a causa dell’aumento del costo del denaro.
Le aziende si aspettano un anno con margini e volumi in diminuzione, anche se non caratterizzato da una recessione. Secondo Federchimica si prevede un calo della produzione del 2%, un dato che deriva dai problemi del 2022 (chiuso in flessione stimata del 4%), non ancora risolti, a partire dall’energia che, nonostante la tregua recente, rimane un’incognita.
L’indice nazionale per l’elettricità a febbraio è sceso a 161 euro al MWh, lontanissimo dai 540 euro dello scorso agosto, ma ancora molto elevato rispetto ai 60 di aprile 2021 e l’enorme volatilità dei prezzi spinge a comprare l’energia sul mercato spot.
L’impatto dei rincari è stato particolarmente oneroso perché le imprese del settore utilizzano petrolio e gas non solo come fonti di energia, ma anche come materie prime. Nel settore chimico l’incidenza dei costi dei combustibili fossili si attesta intorno all’11%, contro una media del 3% per il resto della manifattura, per cui i riflessi sulla competitività internazionale sono inevitabili (ad esempio lo scorso anno il prezzo del gas in Italia è stato più alto del 473% rispetto agli Stati Uniti).
Questo ha comportato una riduzione del 2% in volume delle esportazioni, mentre le importazioni sono cresciute del 5%, con un disavanzo commerciale che a luglio era già di 11 miliardi, pari al dato complessivo dell’anno precedente.
Nei primi mesi del 2023 la scarsa reperibilità delle materie prime continua a pesare sull’industria italiana, ingenerando rallentamenti e ritardi sull’intera catena di fornitura.
Il contesto in cui l’industria si sta muovendo è complesso: da un lato, la crisi energetica appare in buona misura rientrata; il costo dei noli marittimi si è ridimensionato e, rispetto agli ultimi anni, si notano miglioramenti sui rincari esplosi con la pandemia e aggravati dalla crisi geopolitica. Al contempo, però, stanno tornando delle criticità e il rischio di andare incontro a nuovi aumenti è concreto. La carenza di materiali provoca rallentamenti che ricadono su tutta la supply chain, con ritardi degli ordini per le aziende che già patiscono la generale incertezza dei mercati.
Da un recente sondaggio è emerso che un’azienda su tre nella prima metà dell’anno sta registrando ritardi negli incassi dai clienti, mentre otto aziende su dieci registrano aumenti dei costi e prevedono marginalità ridotte nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Per quanto ci sia stato un miglioramento, infatti, i prezzi di materiali fondamentali per la manifattura si mantengono ancora alti rispetto ai valori pre-pandemici. Un aspetto che, insieme alla difficoltà di reperire manodopera specializzata, costituisce un ostacolo nel percorso di buona ripresa che l’industria sta attraversando.
Allo scenario che sta caratterizzando la blanda ripresa globale, partecipano anche gli effetti della stretta sincronizzata delle politiche monetarie, volte al controllo degli alti livelli inflativi, con i conseguenti aumenti dei tassi d’interesse e delle ricadute negative sia sugli investimenti e sui finanziamenti delle imprese, sia sull’indebitamento degli Stati.
Da recenti indagini emerge come i nuovi pericoli incombenti vissuti dalle aziende derivino dalla domanda in contrazione e dalla scarsità di manodopera: fattori in crescita ai quali si aggiunge l’apprensione per l’impatto del rialzo dei tassi sull’attività aziendale, che spinge a riconsiderare le tempistiche di incasso e di pagamento e ad adottare forme di copertura finanziaria.

I prezzi di maggio delle materie prime per vernici

I prezzi di febbraio delle materie prime per vernici in polvere

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