Le numerose richieste giunte in redazione ci hanno spinto a realizzare una scheda che consenta agli utilizzatori di scegliere i diluenti poliuretanici in modo da ridurre al minimo le “fregature”, sempre più frequenti…
Per fare il punto sulla qualità dei diluenti e sulle loro caratteristiche possiamo sintetizzare quanto segue circa un buon diluente poliuretanico:
non deve contenere più dello 0,05 % di acqua
non deve contenere composti ossidrilati (alcooli o glicol-eteri ) oltre l’1%
deve rispondere a precise esigenze tecniche attinenti il suo specifico impiego
deve rispondere alle norme relative alla nocività (e alla etichettatura) secondo le direttive comunitarie
deve r isultare il meno inquinante possibile nei confronti delle emissione in atmosfera (classe più alta possibile secondo il DPR 203).
Vediamo perché questi requisiti sono importanti. Il contenuto di acqua non superiore allo 0,05 %, identifica la soglia limite per cui un solvente possa essere definito “urethan grade”. L’utilizzatore non è evidentemente in grado di controllare questa caratteristica, che prevede un’analisi specifica, ma questo è comunque il limite che un buon produttore di vernici deve pretendere dai suoi fornitori. Questa caratteristica risulta comunque anche accettabile fino all’uno per mille, ed eventuali difetti ad essa imputabili, dipendono evidentemente anche dalla quantità di diluente impiegato nella diluizione del prodotto. Per quanto riguarda il limite dell’1% di alcooli, abbiamo già visto come i composti ossidrilati possano reagire con il catalizzatore (poliisocianato) e pertanto sottrarre parte della reticolazione al film. Anche qui è un problema di quantità e sicuramente il produttore di vernici non usa tali solventi nella formulazione dei prodotti se non è assolutamente costretto. Possiamo citare il caso di piccole quantità di alcool butilico o isopropilico presenti nella nitrocellulosa (usata come correttivo del componente di base) o di diaceton-alcool impiegato in diluenti poliuretanici elettrostatici . Si deve comunque diffidare di diluenti poliuretanici contenenti alcool metilico o etilico che fanno presumere la presenza solventi di recupero. Anche le caratteristiche tecniche del diluente sono evidentemente funzione del suo impiego, per cui se è vero che un diluente può andar bene sia a velo che a spruzzo, esistono diluenti formulati dal produttore specificatamente indicati per l’uno o per l’altro impiego. In particolare un buon diluente a spruzzo sarà costituito da una miscela di solventi particolarmente adatta ad incrementare la distensione, uniformare l’affioramento di eventuali opacanti, evitare la colatura e la puntinatura: ci si deve attendere una miscela di esteri o chetoni leggeri (30/ 40% acetato di etile, MEK), esteri, chetoni e aromatici medi (30/ 40 % acetato di butile, MIBK, toluene, xileni), ed una buona presenza di esteri lenti (20/ 30 % metossipropilacetato, etossipropilacetato). Questi ultimi, in clima estivo, possono anche essere presenti in quantità maggiori. Un buon diluente a velo dovrà invece procurare il maggior pot-life possibile, non avrà particolari esigenze per la distensione, pur dovendo assiminima quantità possibile, ed in tal senso contenere meno del 12% di aromatici, essere esenti da eteri-etilglicoli, acetati, etilglicolacetato, metilglicolacetato (= etossietilacetato, metossietilacetato), ultimamente sostituiti dai derivati propilici: metossipropilacetato (MPA) ed etossipropilacetato (EPA). Da non confondere la croce di Sant’Andrea (come simbolo identico alla croce di nocività) resa necessaria dalla presenza di sostanze classificate solamente irritanti (i chetoni). Un buon diluente, correttamente formulato, deve anche rispondere il meglio possibile alle norme relative ai limiti di emissione nell’atmosfera. In questo senso non dovrebbe conte 203. Per concludere è evidente che diluenti contenenti solventi recuperati da altri settori (es. farmaceutici), ben difficilmente possono rispondere a tutte le caratteristiche fin qui elencate e possono contenere sostanze estranee (es. clorurati) normalmente non utilizzate dal produttore di vernici. In questo senso l’impiego di diluenti di recupero a basso costo è accettabile solo a seguito di una valutazione della scheda tecnica e della scheda di sicurezza del prodotto. curare una ottima uniformità superficiale. Sono pertanto preferibili in prevalenza chetoni leggeri e medi (MEK e MIBK aumentano la vita utile), mentre non è indispensabile la presenta di solventi lenti. In entrambi i casi la presenza di aromatici (toluolo, xilolo) non è tecnicamente negativa. L’acetone, di per sè molto rapido ed, in genere, facilmente idratato, non viene normalmente usato in un buon diluente per poliuretani, specie in estate. Un diluente dovrebbe contenere prodotti nocivi nella nere solventi di classe II (ad esempio proprio i glicoli-eteri-acetati già citati), bensì essere quasi totalmente costituito da solventi di classe IV (e V = acetato di etile). Si tenga presente, a questo proposito, che xilolo e toluolo, pur essendo classificati nocivi, r isultano appartenenti alla classe IV del DPR
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