La fine delle vernici

La fine del mondo delle vernici raccontata dal capitano dell’astronave con cui si è rifugiato in un mondo parallelo… 

Anno astrale 25-10 punto 5 : diario di bordo del capitano Chi.

Dall’oblò della mia “Impresa” vedo una massa confusa che pare un magma indifferenziato. Attivo l’analisi spettrografica per capire e vedo sempre la stessa massa indifferenziata: forse dovrò provare con l’analizzatore capacitivo a laser di Litio.
Ora comincio a capire. La massa indifferenziata è composta da residui di vernice, lasciata nello spazio cosmico alcuni secoli fa, a seguito dell’esplosione del settore vernici per legno in Italia, riportato nei giornali dell’epoca come “la fine dei somari”. Come, non sapete di cosa sto parlando? Andiamo, non ditemi che non ricordate quel branco di idioti che andavano proponendo prodotti a prezzi folli a clienti che si sganasciavano dalle risa solo ad assistere allo scannarsi di personaggi che alcuni figuri, detti “direttori commerciali” o, come si usava allora “direttori marketing” si ostinavano a definire “rappresentanti”, come se rappresentassero qualsiasi altra cosa che non fosse loro stessi. Il tutto supportato da dotte teorie come “la legge del mercato” o “offerta superiore alla domanda” condite con altre amenità quali “quote di mercato” o “market share” che nessuno capiva cosa volesse dire, ma faceva fico chi lo dicesse, magari con il “scear” aperto come quella che allora era la cosiddetta “patta dei pantaloni”.

L’inizio della fine (delle vernici)

Se proprio ancora non ricordate, permettete che vi rinfreschi la memoria. Accadde nell’anno del Signore 2000; all’inizio quindi di un millennio che doveva lasciare quello precedente, iniziato con la barbarie di secoli bui e terminato con il trionfo della tecnologia, all’epoca molto innovativa. Ebbene, in quell’anno assistemmo al più grande suicidio collettivo di una singola categoria di uomini e imprese mai accaduto nella storia della Terra (e che fortunatamente, essendo rimasto ad esempio, non ha dato luogo a fenomeni simili nei secoli a venire).
Spero ricordiate tutti come era composta allora una vernice. Era, detto in breve, una miscela di sostanze dense dette resine (quasi come la marmellata di moins tanto cara ai Vulcaniani) e di altre sostanze liquide dette solventi. Le resine erano polimeri derivanti dalla condensazione di altre sostanze più semplici. Ebbene, allora accadde ciò che spesso accade anche ora. Per una serie di ragioni che si riassumono in 3 punti: 1) aumento del tasso di cambio di una valuta molto diffusa, il Dollaro USA, rispetto ad un’altra che vedeva allora la luce, l’Euro, (…non spaventatevi, so benissimo che ora esiste il “contratto universale”, ma a quei tempi esistevano decine di valute differenti e del resto chi di voi ha studiato paleoeconomia questi fatti li conosce bene); 2) aumento del prezzo del petrolio, un liquido nero ora scomparso, ma che allora serviva ad una marea di scopi, fra cui sintetizzare alcune sostanze che entravano nella composizione delle vernici; 3) aumento di tutte le materie prime di base (le “sostanze semplici” da cui si ricavavano le resine ed i solventi) dovuto ad un forte aumento della domanda su tutta la Terra.
Ora, cosa accade quando tutti, ma proprio tutti i costi di un’entità economica (allora si chiamavano “imprese”) aumentano? Il mio caro nipotino che sta frequentando con successo il secondo corso di apprendimento basale (ciò che a quei tempi si chiamava “scuola elementare”) mi risponderebbe subito: “banale nonno, si aumentano in proporzione tutti i parametri di scambio (ciò che una volta si definivano “prezzi”) e la proporzione logica è ristabilita”.

La congiura degli Idioti

Premesso che il mio caro nipote è decisamente più intelligente della media, certamente i famosi “imprenditori”, localizzati in una ristretta porzione del pianeta Terra, chiamata allora Italia, non lo erano quanto lui. Accadde infatti l’imponderabile. Sfidando tutte le leggi dell’economia, della gravità, della logica ed anche e soprattutto del buonsenso, questi emeriti Idioti (un clan che si riuniva segretamente nelle dimore degli affiliati), si misero letteralmente a dare i numeri. Le materie prime aumentavano? Ebbene, loro diminuivano i prezzi. Un concorrente diminuiva del 10%? L’altro, siccome aveva studiato l’economia e sapeva bene cosa fosse il “marchet scear”, piazzava una riduzione del 15%.
Se l’amministratore delegato di un’impresa, forse colto da un raptus di intelligenza, il lunedì spediva una lettera alla clientela dicendo che, “dati i fortissimi incrementi dei costi” era costretto ad applicare un aumento del 3%” (avete letto bene, tre, non trenta!), il martedì interveniva l’agente (non quello segreto, ma quello che avrebbe dovuto agire con deleghe puramente commerciali) che diceva al cliente : “tu non preoccuparti, io conto più di quello là! Lui ha fatto i soldi grazie a me e io faccio quello che voglio. Ti ha chiesto l’aumento? E io ti applico da subito una riduzione”.

La fine del mondo (delle vernici)

Così folleggiando, come un pianeta che vede il proprio sole trasformarsi in una supernova ed invece di approntare un esodo di massa si sollazza con vino di Zender, come andò a finire? Come tutti immaginate. Le imprese principali del settore, che era state il fiore all’occhiello di quella parte della Terra, per tentare di far quadrare i conti, si misero a formulare e vendere schifezze sempre più eclatanti, spacciandole per “prodotti ad alta tecnologia e costo zero”.
Verso gli ultimi giorni usci la “vernice più che gratis”: i clienti che la acquistavano venivano pagati invece di essere loro a pagare. Presi in contropiede, altri si misero a pagare i clienti senza nemmeno consegnare loro il prodotto. Infine venne messa sul mercato una vernice talmente buona, ma talmente buona e con un prezzo così alto (era il prezzo che il produttore doveva pagare al cliente perché comprasse il prodotto) che, in una notte di luna piena, come un licantropo, subì una mutazione.
Il primo stabilimento ad esplodere fu un grosso produttore di mobili da bagno: assi di quelli che allora si chiamavano “cessi”, entrarono in un’orbita ellittica a circa 350 chilometri dalla Terra!
Il secondo fu un fabbricante di cofani mortuari (allora c’era l’abitudine primitiva di seppellire i morti in formato integrale): come invaso da migliaia di Poltergeist, lo stabilimento collassò ed al suo posto si aprì una voragine larga alcune centinaia di metri!
La reazione a catena provocò una strage di armadi, comodini, porte e finestre, cornici e sedie, nonché un’eruzione di vernici che, sparate nello spazio a velocità prossima a quella della luce, oscurò il sole per alcune ore prima di disperdersi nel vuoto cosmico, dove ancora oggi galleggia.

La fine degli Idioti

E i famosi “imprenditori della vernice per legno” che fine fecero? Il disastro li sorprese mentre tentavano di accordarsi su una cifra fissa da pagare ai clienti per ogni chilo di vernice ritirata, ma era ormai troppo tardi, il mondo delle vernici era morto…
Quando il fumo e la puzza si dissolsero, di quello che era un settore trainante della chimica italiana non restò che un cumulo di macerie e nell’aria si diffusero lentamente le note della più grande e malinconica opera di Wolfgang Amadeus Mozart: il Requiem…

Un Vulcaniano

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