I cicli misti nella verniciatura dei serramenti vanno utilizzati con prudenza, evitando di inventarsi modalità operative fantasiose, valutando attentamente la “compatibilità” tra il fondo e la finitura
A CURA DELLA REDAZIONE
CICLI MISTI: UN RISCHIO IN PIU’
Un abbonato ha avuto un grave problema sui suoi scuri in compensato fenolico di pino cileno, su cui si sono verificate rotture e distacchi del film di vernice. Il difetto si è avuto sui pezzi verniciati con una prima mano a base alchidica a solvente, seguita da una finitura acrilica a base acqua (tra l’altro fornita da un altro produttore), mentre non si è manifestato utilizzando la stessa vernice di finitura, ma con un fondo acrilico a base acqua. Nonostante le vernici all’acqua nei serramenti siano ormai largamente diffuse, restano ancora alcuni utilizzatori, diffidenti o tradizionalisti, che utilizzano cicli a solvente. In queste aziende il passaggio ai cicli all’acqua avviene in modo molto lento e spesso, pensando di evitare trasformazioni traumatiche, si fanno tentativi con cicli misti acqua/solvente. La compatibilità tra questi due tipi di prodotti rappresenta già di per sé un fattore di rischio, che si eleva notevolmente se i prodotti vengono acquistati da due fornitori diversi. E’ comprensibile che, per ottenere condizioni d’acquisto più favorevoli, i verniciatori acquistino i prodotti da vari produttori, ma nel settore dei serramenti, dove i difetti sono più frequenti, questo comportamento rende impossibile attribuire le responsabilità a un prodotto piuttosto che a un altro.
LE PROVE DI LABORATORIO
Nel caso in questione, al fine di conoscere le cause del difetto, sono state svolte le seguenti prove sia sul pezzo difettoso (ciclo misto), sia su quello buono (ciclo all’acqua):
verifica dell’adesione della vernice (prova di quadrettatura, norma ISO 2409) analisi infrarossa delle vernici di fondo e di finitura di due campioni (difettoso e non) analisi dei solventi trattenuti nei due film di vernice (desorbimento e gascromatografia con rivelatore IR).
RISULTATI
La prova di adesione, come abbiamo già spiegato su queste pagine, viene condotta eseguendo con una Iama delle incisioni parallele sulla superficie in prova. Altre incisioni vengono poi ripetute perpendicolarmente a quelle presenti. Sul reticolo così formato si applica del nastro adesivo che viene infine strappato. L’indice di quadrettatura va dal valore 0, quando il nastro adesivo non asporta praticamente alcuna porzione del film di vernice, fino al valore 5, quando lo strappo del nastro adesivo provoca la rimozione delIa vernice anche al di fuori del reticolo. Le prove sul campione difettoso hanno dato un valore 5 (disastroso), mentre sul campione buono il valore è stato 0 (ottimo). Gli spettri infrarossi, eseguiti utilizzando la tecnica della micro riflettanza totale attenuata, hanno confermato che il campione difettoso è stato verniciato con una prima mano a base alchidica a solvente, seguito da una finitura di tipo acrilico a base acqua. Il campione non difettoso è stato invece verniciato con due mani di vernice di tipo acrilico a base acqua. Gli spettri infrarossi delle due finiture erano praticamente sovrapponibili, a conferma del fatto che il prodotto impiegato era il medesimo. Il desorbimento termico eseguito sui due campioni, ha rivelato la presenza signiflcativa dei seguenti solventi trattenuti nei film di vernice: campione difettoso = acetati, xileni, toluene, derivati amminici, glicoli eteri; campione non difettoso = derivati amminici, glicoli eteri. Tali analisi hanno confermato pertanto che per la finitura del campione difettoso è stato impiegato sia un prodotto a solvente che uno all’acqua, mentre per il campione non difettoso sono stati utilizzati solo prodotti a base acqua.
CONCLUSIONI
Sulla base delle indagini eseguite è risultato evidente che la scarsa adesione tra le due mani di vernice ha provocato le rotture e i distacchi della vernice, in particolar modo quando il campione è stato esposto alle sollecitazioni dell’ambiente esterno. Le cause della scarsa adesione tra le due mani di vernice sono quindi attribuibili alla incompatibilità, in riferimento proprio all’adesione, tra la prima mano a solvente, e la finitura all’acqua. Tale aspetto è particolarmente rilevante anche alla luce del fatto che il campione che non presenta problemi di adesione è costituito dalla stessa finitura, ma con una prima mano di un prodotto anch’esso a base acqua.
DI CHI E’ LA COLPA?
Sulle cause del difetto ci sono pochi dubbi, ma come sempre accade nel nostro settore, l’attribuzione delle responsabilità è molto complicata. I fornitori, ovviamente, rispondono solo delle prestazioni del proprio prodotto e se questo viene impiegato in un ciclo misto, in cui vengono utilizzati prodotti forniti da altri, possono facilmente scaricare sul concorrente ogni colpa (e viceversa). Se invece il difetto avviene utilizzando prodotti all’acqua e a solvente dello stesso fornitore, bisogna controllare le schede tecniche dei prodotti, verificando se vengono indicate particolari modalità di applicazione. Se il verniciatore può dimostrare di aver seguito le modalità indicate dal fornitore, la responsabilità dell’eventuale difetto ricadrà sul produttore di vernici.