La pubblicazione dei rapporti di prova sulle vernici all’acqua effettuati dai laboratori specializzati continua a suscitare molti interessi e qualche critica. Finalmente il dibattito si è spostato sul valore delle prestazioni e non solo sui prezzi delle vernici! I numeri che emergono dai rapporti di prova non convincono? Bene, ogni operatore del settore può fare o far fare le prove sui propri pezzi verniciati, grazie alle norme tecniche. E’ proprio questo il bello della normativa sulle vernici: ognuno può usare lo stesso metodo in ogni parte del mondo, verificando i risultati di chiunque. Questo non è altro che l’applicazione del concetto di riproducibilità e verificabilità della sperimentazione, che sta alla base del progresso scientifico. Ogni verniciatore poi è libero di credere a maghi e apprendisti stregoni, mentre ogni fornitore è libero di vendere vernici come se fossero mortadelle, senza però nessun alibi: la normativa tecnica, con tutti i limiti e le difficoltà applicative che esistono in un settore come il nostro, è ormai alla portata di tutti gli uomini di buona volontà! Ma quali sono le migliori vernici per legno esterno?

PIERLUIGI OFFREDI

PREMESSA

In questi anni ho organizzato decine di seminari, corsi di formazione e convegni, a cui hanno partecipato centinaia di aziende che verniciano in proprio o per conto terzi, nei quali ho cercato di spiegare come scegliere in modo corretto prodotti e apparecchiature, fedele a un vecchio proverbio cinese che dice: “se un uomo ha fame non dargli un pesce, ma insegnagli a pescare, così saprà sfamarsi da solo!
Eppure molto spesso imprenditori e verniciatori, invece di chiedere maggiori dettagli sui metodi di prova, sugli strumenti necessari per poterli applicare direttamente sui prodotti che acquistano, alla fine dell’incontro vogliono solo sapere il nome delle migliori vernici!
In effetti sono sempre più numerose le richieste che ci arrivano in redazione da utilizzatori che vorrebbero un nostro parere sulla qualità dei prodotti che acquistano. E’ evidente che nell’acquisto di un diluente, di una vernice, di una pistola, di un distillatore, di una cabina o di un impianto di depurazione, la preoccupazione di fare la scelta giusta non è più legata solo a un fattore economico, ma anche alla corretta valutazione del rapporto costi/prestazioni.
Questa evoluzione è sicuramente positiva, perchè segnala che sta finendo l’epoca degli acquisti “sulla fiducia”, sancita dalla tradizionale pacca sulle spalle. Il verniciatore però, in mille faccende affaccendato, ha sempre meno tempo da dedicare agli acquisti e vorrebbe risparmiarsi la fatica di “conoscere per scegliere”, per cui spesso ci chiede di scegliere per lui: in mancanza di informazioni affidabili continuerà a scegliere ciò che costa meno!
Qualcuno potrà dire: “i soliti verniciatori superficiali e taccagni!” Eppure ognuno di noi sceglie la propria auto, un dentifricio o un computer sulla base di informazioni commerciali o “per sentito dire”: ben difficilmente abbiamo modo di verificare il rapporto costi/prestazioni! Oltretutto tra i verniciatori non c’è un grande scambio di informazioni, per cui alla fine si rimane soli e senza elementi di valutazione: a questo punto è ovvio che si guardi solo il prezzo.
I nostri articoli, i nostri libri e le nostre dispense, i nostri seminari e i corsi di aggiornamento hanno proprio questo obbiettivo: fornire tutte le informazioni che consentono di scegliere senza farsi condizionare dalla marea di informazioni commerciali, spesso fuorvianti, che circolano nel nostro settore.

DEPLIANTS INGANNEVOLI

Recentemente in redazione è arrivata questa lettera.
Caro Direttore
I verniciatori non sanno la differenza che passa tra una vernice certificata e una non certificata, ma ancora più grave è che ci sono ditte che confondono volutamente l’idea del consumatore usando nelle loro schede tecniche o depliants pubblicitari frasi strane e non chiare, di cui le elenco alcuni esempi da me personalmente raccolti: “…la nostra vernice ha ottenuto il nullaosta..”; “…qui di seguito il nostro verbale di collaudo n°…”; “…attestato n°…”; “…il prodotto corrisponde alle esigenze richieste dalla normativa…e quindi è da considerarsi resistente a…”; “…corrisponde alla normativa…”; “…protegge da….secondo la norma francese (tedesca, austriaca, inglese ecc)…”.
Tutte queste frasi confondono le idee. Oltre a ciò viene riferito che questi documenti sono stati rilasciati da Istituti di ricerca che hanno nomi cosi difficili che neanche si riescono a pronunciare e forse non esistono nemmeno; io una volta ho provato a telefonare a uno di questi Istituti, ma il numero apparteneva ad un privato: strano vero?
La lettera evidenzia l’esistenza di un fenomeno che sta crescendo sulla scia di una richiesta di mercato sempre più forte: l’esigenza di prodotti di qualità! Termini come qualità, certificazione, attestato, norma tecnica, regola, rapporto di prova, ecc, sono ormai entrati nel linguaggio comune di tutti gli operatori del settore e non sono più appannaggio esclusivo degli addetti ai lavori. Purtroppo però l’imprecisione nell’uso dei termini può generare incomprensioni o confusioni nei rapporti commerciali, specie quando qualcuno ne vuole approfittare. Per far sì che l’informazione sia quanto più possibile corretta è necessario innanzi tutto conoscere il significato dei termini ed usarli adeguatamente.

COME SI MISURA LA QUALITA’?

La qualità, secondo la definizione tratta dalla norma europea EN 28402, è l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto (o di un servizio) che gli conferiscono la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite. Le esigenze si devono quindi definire con chiarezza, mentre le proprietà e le caratteristiche devono poter essere misurabili; il termine “qualità” infatti non esprime un livello di merito in senso comparativo, per cui nel rapporto tra cliente e fornitore bisogna stabilire il “metro” con cui misurare le prestazioni (per esempio la conformità a specifiche norme tecniche).<
La qualità di un prodotto si misura perciò con il grado di soddisfazione del cliente (soggetto a cui il prodotto è destinato), ma è l’azienda che sceglie il livello di qualità che vuole offrire al cliente ed il modo di farla conoscere, mantenerla ed assicurarla.
Esistono vari modi che l’azienda può utilizzare per informare il cliente sulla qualità dei suoi prodotti: schematizziamo quelli più diffusi.

La certificazione del sistema di qualità aziendale
Si tratta dell’attestazione, attribuita da una terza parte indipendente, della conformità riferita al sistema di qualità di un’azienda, relativa al suo adeguamento a norme specifiche. Di solito ci si riferisce alle norme internazionali IS0 9000, che indicano come deve essere organizzata e deve operare un’azienda in regime di garanzia di qualità. In sostanza tutte le operazioni interne devono essere effettuate secondo un livello qualitativo costante (e non necessariamente elevato).
Un produttore di vernici certificato ISO 9000 garantisce quindi un costante controllo delle materie prime, procedure produttive costanti, laboratori con strumenti costantemente controllati, pratiche amministrative che registrano costantemente le procedure adottate ecc, a secondo del tipo di certificazione conseguita. Tali procedure non garantiscono però che i prodotti che escono da un’azienda certificata abbiano prestazioni migliori di una non certificata.
La certificazione ISO 9000 non impone di raggiungere i massimi livelli qualitativi (se così fosse i prodotti di tutte le aziende certificate avrebbero lo stesso livello prestazionale), bensì di consentire a chiunque (in primo luogo ovviamente agli enti certificatori, che controllano periodicamente l’attività delle aziende) di verificare il rispetto delle procedure adottate. Per valutare la qualità, o meglio le prestazioni, di una vernice si devono quindi usare altri criteri, che sono stati definiti grazie alle norme tecniche, purtroppo ancora poco conosciute nel nostro settore. Quando compriamo un automobile ci fidiamo del consumo di benzina dichiarato dal costruttore sulla base di una norma internazionale, ci preoccupiamo che abbia superato il “Test dell’alce” e ci fidiamo della durata nel tempo della verniciatura, garantita anch’essa da una prova effettuata in laboratorio secondo precise procedure internazionali. Invece quando dobbiamo valutare le prestazioni di una vernice per legno ci limitiamo agli aspetti estetici, che ovviamente sono importanti, mentre raramente ci preoccupiamo di verificarne la durata nel tempo, l’elasticità, la permeabilità all’acqua o al vapore e così via. Eppure questi parametri oggettivi consentirebbero di confrontare i numerosissimi prodotti presenti sul mercato.
Utilizzando alcuni semplici strumenti, oppure facendo controllare di tanto in tanto ai laboratori specializzati la qualità delle vernici impiegate, si scoprirebbero pregi e difetti dei diversi prodotti, ma soprattutto si capirebbe che non esistono in assoluto marche migliori di altre, bensì che ogni prodotto ha caratteristiche specifiche, non necessariamente proporzionali al costo d’acquisto.
Per questo non si può dire che un’azienda è in assoluto migliore di altre, o che una vernice all’acqua è migliore di una solvente. Un’azienda certificata ISO 9000 può fare cento ottimi prodotti e farne 10 pessimi, mentre la vernice a solvente dell’azienda A può essere migliore della vernice all’acqua dell’azienda B, ma assai peggiore della vernice all’acqua dell’azienda C e della vernice a solvente dell’azienda D.

DICHIARAZIONE DI CONFORMITA’

Si tratta di un’autocertificazione con la quale il fornitore dichiara, sotto la sua responsabilità, che il suo prodotto è conforme ad una norma specificata.

RAPPORTO DI PROVA

E’ un documento che presenta i risultati di una prova eseguita da un laboratorio e altre informazioni oggettive sulle prestazioni di un prodotto. Non è da confondere con il termine “certificato”, spesso impropriamente usato al posto di “rapporto di prova”. La prova riguarda solo un campione scelto dal richiedente e consegnato al laboratorio: i risultati quindi non sono estendibili automaticamente a tutta la produzione.

ATTESTAZIONE DI CONFORMITA’

E’ un documento mediante il quale una terza parte indipendente (ad esempio un laboratorio) testimonia che uno specifico campione (e solo quello analizzato) è conforme ad una specifica norma tecnica. Di solito completa un rapporto di prova con una dichiarazione aggiuntiva di conformità.

LA CERTIFICAZIONE DEL PRODOTTO

E’ un documento mediante il quale una terza parte indipendente (il certificatore) dichiara che, con ragionevole attendibilità, un determinato prodotto è conforme ad una specifica norma tecnica. Si basa sul controllo del prodotto e del suo processo produttivo da parte del certificatore.
Rispetto al rapporto di prova, nella certificazione di prodotto le prove vengono eseguite su campioni di prodotto prelevati direttamente sugli impianti produttivi dall’ente certificante. La certificazione di prodotto consente pertanto di qualificare un prodotto tramite un marchio rilasciato da una terza parte indipendente, il cui valore aggiunto è direttamente proporzionale alla credibilità dell’organismo certificante.
Rispetto alla certificazione di sistema (ISO 9000), si fa leva soprattutto sulle prove eseguite su campioni prelevati in azienda o presso la rete di vendita, non trascurando comunque il sistema di garanzia della qualità, che viene comunque verificato, al fine di poter affermare con ragionevole attendibilità che il controllo di processo è adeguato ed in grado di garantire una costanza di fornitura.
L’ente certificante stabilisce i requisiti tecnici che definiscono la qualità del prodotto e che devono essere soddisfatti nel tempo affinché il marchio possa essere mantenuto.

HIT PARADE? NO, GRAZIE

Per tutti i motivi già citati e per altri ancora che elencheremo, non ha senso in questa fase stilare una classifica per individuare il prodotto migliore, anche se questa è la domanda che ci viene rivolta più frequentemente. Se i nostri lettori avranno la pazienza di leggere con attenzione questo articolo e i prossimi che pubblicheremo su questo tema, potranno farsi un’idea più precisa della questione e probabilmente concorderanno con noi nel pensare che una prima importante scrematura dei fornitori può già essere fatta scartando coloro che non hanno superato la prova e ovviamente coloro che non l’hanno neanche affrontata: magari tra questi ultimi ci saranno ottimi prodotti, ma perchè rischiare?
Del resto i nostri lettori ricorderanno l’esito disastroso del test promosso circa due anni fa dalla nostra rivista in collaborazione con il Catas: circa il 50% dei prodotti analizzati (14 vernici fornite da produttori italiani ed esteri) non superarono il test e quindi non erano adatti per i serramenti!
Molto più complesso invece è stabilire una gerarchia qualitativa tra i prodotti che superano il test europeo: i parametri di confronto sono ancora incerti e non è un caso se gli esperti europei hanno trovato un faticoso compromesso sull’approvazione definitiva della prEN 927-2, chiave di volta per l’utilizzo delle altre norme; come abbiamo già spiegato nel numero scorso la norma sui requisiti prestazionali ha assunto solo la veste di norma sperimentale (ENV).
In effetti, secondo uno studio realizzato in collaborazione tra il WKI, un ente di ricerca finanziato dall’associazione dei serramentisti tedeschi, e il prestigioso Istituto Rosenheim, i parametri da prendere in considerazione dovrebbero essere più numerosi e i requisiti da rispettare dovrebbero essere molto più severi. Ribadiamo comunque che, in mancanza d’altro, questi pezzi di norma sono utili per l’utilizzatore finale, purchè non si traggano conclusioni assolute nel confronto tra i numeri che emergono dalle prove effettuate sui cicli di verniciatura.
Consigliamo agli utilizzatori di richiedere ai propri fornitori rapporti di prova realizzati tenendo conto di queste indicazioni:
a) verificare che la vernice sia stata applicata dal laboratorio (in questo modo si ha la certezza che il produttore di vernici non ha potuto influenzare l’esito della prova, ad esempio utilizzando legni non previsti dalla norma, che potrebbero avere prestazioni migliori, o applicando male il prodotto, creando spessori maggiori di quelli dichiarati nelle schede tecniche e quindi dando maggiore protezione, oppure creando condizioni differenziate di coesione della pellicola tra le diverse mani e tra la vernice e il pezzo, il che può dare risultati di assorbimento e deassorbimento del vapor d’acqua molto diversi. Per i “bari” incalliti (senza offesa per i produttori di vernici, ma abbiamo visto che questo mondo è pieno di lupi e di bufale…), rimane la possibilità di mandare al laboratorio un’ottima vernice e poi metterne sul mercato una completamente diversa (peggiore, ovviamente, per risparmiare). Di fronte a questi possibili “giochini” ci sono tre alternative: 1) ci si fida della serietà del proprio fornitore, che garantisce la costanza qualitativa del prodotto conforme alla norma; 2) ci si fida della serietà di un laboratorio indipendente, che certifica la costanza qualitativa del prodotto conforme alla norma, mandando i propri tecnici a prelevare in fabbrica campioni della vernice per controllare che sia sempre quella; 3) non ci si fida di nessuno e periodicamente si fa controllare la propria vernice a laboratori differenti. A ognuno la sua scelta (anche questo in fondo è un test: a seconda dell’alternativa prescelta si può valutare il livello di fiducia che chi vernicia nutre nei confronti dei fornitori e dei laboratori);
b) non accontentarsi di un rapporto di prova “monco”: la norma europea prevede un test di invecchiamento naturale (prEN 927 -3), un test di permeabilità al vapore (pr EN 927-4) e un test di permeabilità all’acqua (pr EN 927-5). Solo l’insieme di queste 3 prove consente una valutazione affidabile e completa;
c) i laboratori non esprimono mai giudizi sull’esito delle prove (un po’ per etica professionale e un po’ per non sbilanciarsi troppo), però sarebbe utile se fornissero, insieme al rapporto di prova anche un metro per consentire al lettore di giudicare il livello raggiunto dalla vernice in ogni prova.

QUALCHE ESEMPIO PRATICO

Uno dei settori in cui sempre più spesso si richiedono certificazioni e rapporti di prova è quello dei serramenti, a causa dell’esigenza di valutare la durata dei cicli di verniciatura nel tempo. Già diversi produttori di vernici, sollecitati dai serramentisti preoccupati di veder ridurre la loro quota di mercato a vantaggio dell’alluminio e del PVC, hanno sottoposto i loro prodotti alla verifica di conformità alla norma europea sui cicli di verniciatura del serramento (prEN 927), di ormai prossima pubblicazione. Si tratta, come abbiamo già detto, di un’evoluzione positiva, che consente ai serramentisti di confrontare in modo oggettivo le prestazioni dei diversi fornitori, ma è necessario capire bene il contenuto dei documenti in circolazione. Presentiamo un paio di esempi di cicli prodotti da aziende che hanno partecipato al “Progetto Arcobalegno”, promosso dalla nostra rivista in collaborazione con il Catas, dal quale, come abbiamo già detto, emerse che circa il 50% dei prodotti analizzati (14 vernici fornite da produttori italiani ed esteri) non erano adatti per i serramenti.Queste aziende avevano brillantemente superato le prove e quindi ci hanno autorizzato a divulgare i risultati ottenuti.

Milesi Vernici

Prova di pressione per valutare l’idoneità di accatastamento su pino (UNI 9391) = a 23° C nessun difetto, a 50°C asportazione vernice (tendenza dei pezzi ad aderire)
Prova di pressione per valutare l’idoneità di accatastamento su meranti (UNI 9391) = a 23° C nessun difetto, a 50°C asportazione vernice (tendenza dei pezzi ad aderire)
Valutazione della permeabilità al vapore d’acqua, secondo la bozza di norma europea prEN927-4 = assorbimento in grammi di acqua dopo 24h 0.57, dopo 48h 0.98, dopo 72h  1.39. dopo 168h 3.02, dopo 240h 4.06, dopo 336h 5.19. Deassorbimento in grammi di acqua dopo 360h 4.88, dopo 384h 4.66, dopo 408h 4.46, dopo 504h 3.81, dopo 576h 3.43, dopo 672h 3.07. Valori relativi (RMPA) 40.01%, valori dinamici (DMP) 44.7%. RMPA è la permeabilità relativa rispetto all’assorbimento di umidità. Più basso è il valore RMPA, maggiore sarà la capacità della vernice di proteggere il serramento dal vapore d’acqua.
DMP è la permeabilità dinamica, cioè il rapporto tra la quantità di acqua che esce e quella che è entrata nel provino. In questo caso più alto è il valore e più facilmente l’umidità tornerà all’esterno del film di vernice. La prova in pratica stabilisce la resistenza della vernice all’umidità (RMPA) e nello stesso tempo la facilità con la quale l’umidità assorbita dal legno ritorna all’esterno, riattraversando il film di vernice.
Valutazione della permeabilità all’acqua, secondo la bozza di norma europea prEN927-5 = Peso iniziale nelle 3 prove previste 112.13 – 109.53 – 122.7 g; peso dopo 72h nelle 3 prove previste 114.09 – 111.45 – 2.23 g; differenza nelle 3 prove previste 1.96 – 1.92 – 2.23 g; media 2.04 g; W (g/m2) 171.15;  WPE 75.32 %; categoria S;
W è la quantità di acqua assorbita; WPE è l’efficienza di protezione dall’acqua. Più alto è il valore WPE e maggiore sarà la capacità della vernice di proteggere il serramento dall’acqua.
Per questa prova è stato utilizzato come confronto un prodotto campione (ICP) con i seguenti valori: peso iniziale nelle 3 prove previste 107.61 – 107.59 – 112,92 g; peso dopo 72h nelle 3 prove previste 109.17- 107.59 – 112.92; differenza nelle 3 prove previste 1.56 – 1.69 – 1.48 g; media 1.58 g; W (g/m2) 132.49;  WPE 80.90 %; categoria S. Il provino grezzo utilizzato aveva le seguenti caratteristiche: peso iniziale nelle 3 prove previste 112.95 – 118.03 – 115,04 g; peso dopo 72h nelle 3 prove previste 120.78 – 126.60 – 123.40; differenza nelle 3 prove previste 7.83 – 8.57 – 8.36 g; media 8.25 g; W (g/m2) 693.56;  WPE 0 %.
Prova di invecchiamento accelerato, eseguita per 1500 h con QUV test, secondo la norma americana ASTM G53 (a livello europeo questo metodo non è ancora stato approvato). Nelle prove sul pino sono stati rilevati i seguenti valori:  Delta E 7.9; Delta Gloss – 8.6; nessuna bolla, nessuna rottura, nessuna sfogliatura, nessun sfarinamento, adesione 4. Nelle prove sul meranti (con provini tinti) sono stati rilevati i seguenti valori:  Delta E 2.4; nessuna bolla, nessuna rottura, nessuna sfogliatura, nessun sfarinamento, adesione 3. Delta E è la variazione di colore: più il valore è elevato, maggiore è la variazione di colore.

Zetagi colorificio

Prova di pressione per valutare l’idoneità di accatastamento su pino (UNI 9391) = a 23° C nessun difetto, a 50°C asportazione vernice (tendenza dei pezzi ad aderire)
Prova di pressione per valutare l’idoneità di accatastamento su meranti (UNI 9391) = a 23° C nessun difetto, a 50°C nessun difetto
Valutazione della permeabilità al vapore d’acqua, secondo la bozza di norma europea prEN927-4 = assorbimento in grammi di acqua dopo 24h 0.58, dopo 48h 0.98, dopo 72h  1.39. dopo 168h 3, dopo 240h 4, dopo 336h 5.07. Deassorbimento in grammi di acqua dopo 360h 4.71, dopo 384h 4.44, dopo 408h 4.20, dopo 504h 3.43, dopo 576h 3.02, dopo 672h 2.62. Valori relativi (RMPA) 39.6%, valori dinamici (DMP) 52.9%. RMPA è la permeabilità relativa rispetto all’assorbimento di umidità. Più basso è il valore RMPA, maggiore sarà la capacità della vernice di proteggere il serramento dal vapore d’acqua.
DMP è la permeabilità dinamica, cioè il rapporto tra la quantità di acqua che esce e quella che è entrata nel provino. In questo caso più alto è il valore e più facilmente l’umidità tornerà all’esterno del film di vernice. La prova in pratica stabilisce la resistenza della vernice all’umidità (RMPA) e nello stesso tempo la facilità con la quale l’umidità assorbita dal legno ritorna all’esterno, riattraversando il film di vernice.
Valutazione della permeabilità all’acqua, secondo la bozza di norma europea prEN927-5 = Peso iniziale nelle 3 prove previste 118.41 – 124.1 – 122.75 g; peso dopo 72h nelle 3 prove previste 120.23 – 125.8 – 124.28 g; differenza nelle 3 prove previste 1.82 – 1.7 – 1.53 g; media 1.68 g; W (g/m2) 141.46;  WPE 79.6 %; categoria S;
W è la quantità di acqua assorbita; WPE è l’efficienza di protezione dall’acqua. Più alto è il valore WPE e maggiore sarà la capacità della vernice di proteggere il serramento dall’acqua.
Per questa prova è stato utilizzato come confronto un prodotto campione (ICP) con i seguenti valori: peso iniziale nelle 3 prove previste 107.61 – 107.59 – 112,92 g; peso dopo 72h nelle 3 prove previste 109.17- 107.59 – 112.92; differenza nelle 3 prove previste 1.56 – 1.69 – 1.48 g; media 1.58 g; W (g/m2) 132.49;  WPE 80.90 %; categoria S. Il provino grezzo utilizzato aveva le seguenti caratteristiche: peso iniziale nelle 3 prove previste 112.95 – 118.03 – 115,04 g; peso dopo 72h nelle 3 prove previste 120.78 – 126.60 – 123.40; differenza nelle 3 prove previste 7.83 – 8.57 – 8.36 g; media 8.25 g; W (g/m2) 693.56;  WPE 0 %.
Prova di invecchiamento accelerato, eseguita per 1500 h con QUV test, secondo la norma americana ASTM G53 (a livello europeo questo metodo non è ancora stato approvato). Nelle prove sul pino sono stati rilevati i seguenti valori:  Delta E 21.9; Delta Gloss – 4.2; nessuna bolla, nessuna rottura, nessuna sfogliatura, nessun sfarinamento, adesione 0. Nelle prove sul meranti (con provini non tinti) sono stati rilevati i seguenti valori:  Delta E 7.9; nessuna bolla, nessuna rottura, nessuna sfogliatura, nessun sfarinamento, adesione 0. Delta E è la variazione di colore: più il valore è elevato, maggiore è la variazione di colore.