Prestazioni impianti depurazione aria

Bruciare il legno? Le caldaie in cui vengono bruciati gli scarti di lavorazione del legno, anche se notevolmente migliorate rispetto ad alcuni anni fa, non riescono più a rispettare i limiti di emissione

Caro direttore, moltissime persone che come me, studiano l’ambiente e l’interazione degli uomini e dei suoi prodotti con esso, hanno raccomandato in mille modi, scrivendo articoli, parlandone nei corsi, organizzando o partecipando a tavole rotonde, i pericoli di certi prodotti ed hanno dato istruzioni e raccomandazioni (regolarmente inattese), soprattutto ai giovani. In particolare la mia attenzione si è concentrata sull’uso di sostanze apparentemente poco pericolose, ma che usate massicciamente, in tempi che possono apparire lunghi, ma che poi non lo sono, possono creare grossi danni all’ambiente e a tutti gli esseri viventi. Il primo disastro ecologico, che ha portato alla quasi estinzione di diverse specie viventi, è stato il famigerato DDT (Diclorodifeniltricloroetano), un vecchio insetticida, oggi vietato, che debellò o quasi la malaria, e fece prendere al suo inventore Herman Muller il premio Nobel, ma fece dei danni di cui, dopo oltre cinquant’anni si pagano ancora le conseguenze. Lo stesso discorso vale per il PCP (Pentaclorofenolo) un biocida universale, tra i più usati, anch’esso oggi proibito, come i suoi fratelli o cugini, il Creosoto, i sali di boro, i derivati alchilici dello stagno, i sali di mercurio e di cromo, insomma tutti prodotti che risolvevano dei problemi ma ne creavano di più grandi. Anche alcuni solventi per le vernici o per le colle, hanno una storia molto simile ai prodotti appena nominati, e ci sarebbe molto da dire sia su alcuni clorurati ancora in uso (e non si capisce cosa c’entrino con le vernici), sia sugli aromatici, primo fra tutti il benzene, usatissimo in passato sia come solvente che come antidetonante nella benzina senza piombo, fino a quando si è scoperto che era cancerogeno. Potrei parlare di prodotti simili tuttora in circolazione per diverse pagine, ma oggi mi preme farvi notare cose apparentemente meno visibili, ma che poi sono la conferma di quanto è “leggero” (direi stupido) l’essere umano. Non dirò niente di nuovo, sono cose dette e ridette, raccomandazioni fatte e rifatte, ma come al solito ognuno spera che se ne occuperà qualcun altro, senza tener conto del fatto che gli altri hanno tutto il diritto di pensare che provvederemo noi, dal momento che per loro noi siamo gli altri… Cominciamo con un’osservazione semplice e universale: pur sapendo che l’inquinamento atmosferico è a livelli insopportabili, quanto viene fatto dalla comunità umana è veramente poco (vedi protocollo di Kyoto), ma siccome noi siamo la comunità, anche se non possiamo niente contro i grandi interessi internazionali, possiamo almeno premiare o punire certi prodotti, con l’acquisto o il “sabotaggio”. Possiamo ad esempio acquistare vernici all’acqua anziché a solvente, prodotti in pelle conciata a tannino anziché al cromo, mobili o parquet che non contengano PCP o sali metallici, stoffe non trattate con PCP, prodotti insetticidi o pesticidi chimici. Ma anche qui non si finirebbe mai di fare esempi. Approfittando dell’ospitalità della rivista, voglio raccontare il motivo principale delle mie attuali preoccupazioni. Nel mio lavoro mi capita spesso di analizzare molti prodotti che poi arriveranno nelle case; facendo anche analisi sulle emissioni in atmosfera ed occupandomi inoltre di ottimizzazione della combustione, sempre per la difesa dell’ambiente, mi sono accorto (o meglio ho avuto la conferma) di quanto l’uso indiscriminato di certi prodotti inquinanti e addirittura cancerogeni, fa sì che ce li si possa ritrovare sotto altre forme altrettanto pericolose. Tutti sanno che se spruzziamo vernici a solvente, in qualche modo le sostanze organiche volatili che li compongono verranno respirate e metabolizzate da coloro che le impiegano o nelle aree abitate circostanti, oppure ricadranno sull’ambiente e sugli esseri viventi legate ad altri prodotti, sotto forma di pioggia, oppure contribuiranno all’aumento della temperatura dell’atmosfera che, come stiamo già vedendo, crea non pochi problemi. Gli effetti nocivi saranno sempre di più e sempre meno prevedibili, come non erano previsti quelli creati dall’uso del DDT e del PCP. Alcuni di questi prodotti, ormai in disuso da anni, o di altri attualmente in pieno uso come il PVC, o la melamina, o le vernici di varia natura con cui si verniciano i manufatti in legno, vengono riciclati, ad esempio quando vengono buttati mobili in disuso, di legno o di pannelli MDF e in truciolare, pali del telefono o della luce, scarti di imballi in legno ecc, che vengono tutti cippati (ridotti in scaglie da circa 30mm) e poi trasformati in nuovi pannelli, e quindi di nuovo in mobili, rientrando nel ciclo produttivo. Intanto nella lavorazione di questi pannelli utilizzati per farli diventare mobili, tutti gli scarti, squadrature, rifilature, avanzi di misura ecc, vengono bruciati, per avere energia termica da usare nelle stesse fabbriche. Le caldaie in cui vengono bruciati questi scarti, anche se notevolmente migliorate rispetto ad alcuni anni fa, non riescono più a rispettare i limiti di emissione che anni fa, bruciando sempre gli stessi scarti, venivano rispettati: se le caldaie sono le stesse o migliorate, cosa è cambiato? Semplice, è cambiato e sta peggiorando il truciolare, che riciclando i mobili vecchi, conterrà sempre maggiori quantità di colle, vernici, PVC e chissà quanti altri inquinanti. Lo stesso vale per i pali che reggevano i fili della corrente o del telefono, impregnati di Pentaclorofenolo o di creosoto o di altri biocidi come sali di boro, stagno o cromo, tutta roba che peggiora la combustione e che rende i fumi terribilmente tossici. La cosa originale (si fa per dire) è che andando avanti così, e riciclando (come è giusto fare) i mobili vecchi o altri legni di secondo o terzo uso, i pannelli che ricaveremo da quei pannelli già riciclati più volte, avranno concentrazioni di colle, melamina, PVC e vernice sempre maggiori, fina ad avere più sostanze chimiche che legno: quando andremo a bruciare quegli scarti ci sarà da ridere! Secondo voi faccio bene a preoccuparmi? C’è di peggio, mi si dirà, cosa potrà succedere ad abitare in case, a lavorare in uffici o a frequentare scuole con mobili ricavati dai pali riciclati e da altre porcherie del genere, ma secondo me, se si continua così, per stare un po’ meglio bisognerà passare un po’ di giorni al mese in una verniciatura per depurarsi i polmoni e la pelle dai veleni assorbiti in casa o a passeggio. La natura, o se volete il Padreterno, aveva creato degli equilibri, straordinari: se aumentava l’anidride carbonica (CO2) aumentava la crescita delle piante, che catturavano la CO2 per fornire ossigeno, mentre se c’era troppo ossigeno, aumentavano gli esseri viventi che catturavano l’ossigeno e ridavano la CO2. Tra tutti questi animali però ce n’è uno difettoso (troppo intelligente, diremmo noi), in realtà un po’ superficiale, che pensa solo al presente. Uno di questi esemplari mi disse qualche tempo fa: “…il passato non c’è più, il futuro non c’è e quando arriva cambia nome e si chiama presente: noi viviamo ed operiamo nel presente…”. Ecco il problema: quell’animale ha rotto tutti gli equilibri (e non solo…).

ENZO MORANDI
CE.R.TO.
(Centro Ricerche Toscano)

UNA LETTERA “PROFETICA”

Pochi giorni dopo aver ricevuto questa lettera, che si è rivelata quanto meno “profetica”, sulla stampa nazionale sono apparsi vari articoli, di cui segnaliamo alcuni titoli:
“Treviso. Ricavavano il pellet dalle bare: ditta sequestrata, 14 denunciati”
“Sigilli al maggior produttore italiano di eco-combustibile, nei guai altre 10 imprese fornitrici”.
In sintesi gli articoli segnalavano il fatto che una rete di soggetti, tra cui l’azienda considerata la maggior produttrice in Italia di pellet, erano finiti nei guai per un traffico illegale di rifiuti generati della lavorazione del legno: le 10 ditte coinvolte e i 14 soggetti denunciati erano accusati di aver lucrato sulla differenza dei costi derivanti dalla loro non corretta gestione. La normativa italiana impone i pellet siano prodotti esclusivamente utilizzando legno vergine. Le aziende fornitrici della società trevigiana, distribuite sulla fascia pedemontana che va da Conegliano (Treviso) a Bassano del Grappa (Vicenza), invece, avrebbero ceduto residui di lavorazione di mobili, cornici, bare, ed altri prodotti trattati con vernici e colle. I carabinieri hanno sequestrato beni per 3 milioni di euro, e il giro d’affari dietro questo materiale di scarto, o rifiuti che dir si voglia, ammontava a un milione di euro. L’operazione dell’Arma ha dato esecuzione ad una misura cautelare e a dieci perquisizioni a carico di alcune aziende dedite alla gestione di rifiuti operanti nella Marca Trevigiana e nell’area Bassanese. I reati contestati agli indagati sono quelli di traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti e falso documentale. Gli scarti di legno trattato, secondo le stime, sono valutati normalmente intorno ai 60 euro a quintale, contro i 100 del legno vergine. Gli inquirenti hanno precisato che questi interventi non sono correlati all’altra vasta operazione contro il “pellet radioattivo” messa a segno nei giorni precedenti.