ritenzione dello sporco

Le prove che ogni verniciatore dovrebbe fare per misurare le prestazioni delle vernici, senza dover assumere tecnici o investire in costose attrezzature di laboratorio. Basta solo qualche semplice strumento e un po’ di buona volontà. La prova di ritenzione dello sporco

Enzo Morandi – CE.R.TO.(Centro Ricerche Toscano)
Pierluigi Offredi – Professione Verniciatore del Legno

COS’E’ LA RITENZIONE DELLO SPORCO?

E’ la capacità di una vernice a trattenere lo sporco, il che non è certamente una qualità positiva. Questa prova é abbastanza usata in tutto il mondo, quindi é stata da tutti normalizzata, con piccolissime differenze tra un Paese e l’altro.
Noi ci rifaremo alla vecchia norma UNI 9300, che spiega come eseguire correttamente la procedura. Si tratta di una prova che si può eseguire tranquillamente a casa propria, senza attrezzature e senza conoscenze specifiche. L’unica difficoltà per alcuni può essere il reperimento dei prodotti per eseguirla e precisamente il “Carbonblack” (detto anche “Nerofumo”) ed il “Biossido di Titanio”. Il primo é una polvere nera (di carbone appunto), che serve per provare le vernici bianche o comunque chiare, l’altro é una polvere bianca che va usata sulle finiture nere o scure. Il veicolo (o legante) di queste polveri (cioé il liquido per impastarle) deve essere olio di paraffina.

A COSA SERVE

Con questa prova detta di ritenzione dello sporco, si verifica quanto una vernice tende a trattenere lo sporco nella pellicola applicata, spesso per a causa della sua rugosità o porosità, più raramente per motivi un po’ più complessi (cariche elettrostatiche, affinità, reazione chimica e altro).

COME SI ESEGUE

Prima di tutto si impasta la polvere bianca o nera (secondo il colore del campione da esaminare ed usando sempre il più diverso) con l’olio di paraffina, fino a raggiungere una pastetta tipo maionese, ben dispersa e possibilmente senza grumi (queste paste si mantengono efficaci per molto tempo, quindi se ne può preparare parecchia, in modo da averne una scorta per qualche mese).
Sul pezzo verniciato da esaminare, che deve essere ben pulito, si spalma la pasta che è stata preparata, mediante un pizzico di ovatta o altro materiale (purchè sia morbido e pulito), ricordando di mettere la pasta bianca sui pezzi scuri e la pasta nera sui pezzi chiari.
La pasta va strofinata per mezzo minuto circa su un’area di cm 5×5, che poi deve essere pulita molto bene, usando un detersivo liquido per panni o piatti non acido: é importante che venga utilizzato sempre lo stesso prodotto e meglio sarebbe usare la soluzione detergente adottata dall’UNI (dodecilbenzensolfonatosodico + alchilarilpoliglicoletere), ma trovarla può essere difficile quanto pronunciarla e quando si fanno prove interne, per confrontare quale prodotto è più adatto al proprio lavoro, o quale marca di vernice risponde meglio a questa o quella prova, basta essere precisi e farle sempre nello stesso modo e con i soliti detersivi o attrezzi.
Si può anche cambiare qualche cosa e certamente é meglio fare prove approssimative che non farle per niente, ma eseguire le procedure in modo costante non costa più tempo, anzi!
A proposito di prove poco precise e modificate: se non si trova l’olio di paraffina, si può usare anche un olio neutro, ad esempio un olio idraulico o un olio da vino, in mancanza d’altro va bene anche un olio di semi o di oliva, l’importante é che sia sempre lo stesso.
Per quanto concerne il titanio o il nerofumo, in alternativa si potrebbero usare i colori a olio, quelli per pittura artistica, diluiti sempre in olio non essiccativo (non con olio di Lino cotto).
Tornando alla nostra prova, dopo aver lavato e risciacquato il pezzo si passa all’esame visivo: se è perfettamente pulito, proprio immacolato, allora abbiamo un prodotto che non ha ritenzione dello sporco, cioè non trattiene lo sporco, se invece è rimasta la macchia evidente su tutta la parte che è stata sporcata, il prodotto ha una più o meno elevata ritenzione dello sporco, cioè trattiene lo sporco e quindi è sconsigliabile per cucine, bagni, camerette per bambini ecc.
Tra il pessimo e l’ottimo ci sta tutta una scala di valori di ritenzione dello sporco che ognuno può definire e classificare, secondo le proprie esigenze: ovviamente il prodotto migliore é quello che si sporca meno!

Nelle puntate precedenti:
– La viscosità
– Il picnometro e la densità
– Il residuo secco
– Il “pot-life”
– Il grindometro e la macinazione
– Il filmografo e il potere coprente
– La resistenza al graffio
– La resistenza ai solventi