La dinamica produttiva è in una fase di stallo prolungato, con una crescita al rallentatore e una tendenza al peggioramento delle attese rispetto ai mesi precedente
Rimane prevalente la percentuale di imprese del nostro settore che ritiene che l’attività rimarrà stabile (circa il 50%), ma aumenta il pessimismo, con il raddoppio della percentuale di aziende che si attendono una diminuzione del livello di produzione nei prossimi mesi.
Nello stesso tempo è scesa parecchio la percentuale di imprese che segnala un aumento dell’attività produttiva (20,0% dal 39,4%).
Le aspettative di produzione per il prossimo semestre sono influenzate dall’andamento futuro della domanda e degli ordini, percepito come fattore trainante dell’attività. Il saldo tra le attese di miglioramento e di peggioramento della dinamica di domanda e ordini è in forte aumento rispetto al periodo precedente.
La carente disponibilità di manodopera resta un freno per la dinamica dell’attività in tutti i settori manifatturieri, mentre il rallentamento dei costi di produzione consente di riprendere fiato, dopo la corsa inflattiva dello scorso anno.
Qualche segnale negativo arriva anche da un leggero peggioramento delle condizioni finanziarie, con la comparsa del fenomeno degli insoluti, che sembrava ormai ridotto alla marginalità.
La sensazione generale è quella di una crescita industriale frenata, nonostante il sostegno economico derivante dalla bassa inflazione e dall’aumento della fiducia delle famiglie e dai servizi in crescita.
Pesa la difficile situazione internazionale, con il protrarsi dei problemi nei flussi commerciali nel Canale di Suez, il nuovo rincaro del petrolio, il rinvio del taglio dei tassi, che tutti sperano possa realizzarsi a giugno.
Il credito alle imprese resta in calo ( -4% annuo) e nel primo trimestre del 2024 il PIL si è dimostrato debole.
Dalla revisione Istat, la crescita italiana è stata migliore del previsto nel 2023 rispetto alle stime precedenti e si spera che anche le previsioni sul 2024, finora modeste, possano migliorare, grazie ai tassi attesi in calo e il PNRR che dovrebbe far vedere i suoi effetti.
Per l’export le prospettive sono incerte, per le difficoltà del trasporto marittimo e i costi. Le tariffe di collegamento dalla Cina all’Italia si stanno lentamente riducendo dopo il picco di fine gennaio, ma restano molto alte (-30% i primi sette giorni di marzo, dopo un +218% su novembre 2023).
La situazione europea non aiuta. La Germania è quasi in recessione: cala la produzione e c’è stato un crollo degli investimenti.
Anche negli Stati Uniti l’industria è in frenata: la variazione del primo trimestre 2024 è stata piatta e la crescita è al rallentatore, anche se sono cresciuti i nuovi posti.
La Cina punta in alto con l’obiettivo realistico di una crescita al 5% e questo potrebbe stimolare anche la nostra economia
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