Foschi
Introduzione

La necessità di ricercare un modo che rendesse possibile la coesistenza delle diverse attività umane ha portato nel tempo a definire una serie di regole basate sulla crescente consapevolezza della complessità dei fenomeni da descrivere e della conseguente necessità di definire i comportamenti ai quali uniformarsi per garantire la compatibilità tra il dinamismo industriale e gli insediamenti civili, oltreché preservare le capacità dei diversi recettori ambientali di compensare le conseguenze degli impatti complessivamente generati.
Obiettivo certo non facile da perseguire, volendo osservare questo fenomeno nel tempo noteremmo che a partire dal 1966, anno di emanazione della Legge 615, e dall’inizio degli anni ‘70, periodo in cui si concretizzò la costituzione delle regioni a statuto ordinario, l’evoluzione delle norme volte a regolare i comportamenti connessi alle diverse materie ambientali è stata decisamente rapida pur mantenendo il dualismo che caratterizza il nostro assetto giuridico che vede queste tutele ambientali affiancate da quelle igienico sanitarie che originano dal testo unico delle leggi sanitarie del 1934.
Senza la velleità di voler descrivere in modo compiuto il fenomeno dell’inquinamento di origine industriale, è comunque opportuno tentare di delimitare il fenomeno e correlarlo con le norme che perseguono modalità di gestione atte a garantire un utilizzo oculato delle risorse ambientali.
L’attività produttiva può quindi essere sinteticamente descritta come un sistema nel quale entrano lavoro, energia, materie prime, tecnologia, all’interno del quale le attività complessivamente intese devono essere tenute sotto controllo dal punto di vista dell’igiene piuttosto che della sicurezza del lavoro e dal quale escono ricchezza, prodotti finiti, sottoprodotti e reflui di vario genere rispetto ai quali possono, pur in modo molto sommario, essere identificate le seguenti tipologie di impatto, intese in senso lato, connesse alle attività svolte:
– emissioni di reflui aerodispersi,
– scarichi idrici,
– immissioni rumorose,
– produzione di rifiuti
tutte problematiche che si trovano associate, in generale e comunque in proporzioni e livelli di importanza diversificati, a tutte le attività produttive e solo didatticamente possono essere affrontate separatamente.
Entrando più propriamente nel merito dei fenomeni di inquinamento atmosferico di origine industriale è necessario rammentare come le emissioni diffuse debbano essere ridotte al minimo compatibile con l’esercizio dell’attività produttiva, e questo sia per garantire l’igiene dell’ambiente di lavoro sia per limitare la dispersione incontrollata di sostanze nell’ambiente esterno. Questo obiettivo è garantito, almeno in generale, dalla predisposizione di un adeguato sistema di aspirazione e convogliamento degli inquinanti unico modo per gestire le emissioni finali evitando dispersioni non convogliate.
È però necessario che il sistema di ventilazione installato, che preveda o meno un impianto di depurazione, debba essere seguito da un camino atto a garantire la miglior dispersione possibile della corrente gassosa nell’ambiente esterno così da limitare le concentrazioni in ricaduta al suolo. In buona sostanza la dispersione è un obiettivo che deve sempre essere perseguito, che sia o meno presente un efficiente impianto di depurazione, ma accanto a questo deve essere previsto un efficiente sistema di gestione degli impianti, tale cioè da garantire da un lato il mantenimento nel tempo delle prestazioni degli stessi e dall’altro minimizzare gli effetti di eventuali anomalie o malfunzionamenti sempre possibili in un sistema complesso come un’attività produttiva.

Obiettivi

Il complesso dei processi di valutazione delle emissioni ha come fine ultimo quello di ottenere una serie di informazioni che consenta di:
caratterizzare l’emissione stessa,
– verificare l’efficienza di eventuali sistemi di depurazione,
– identificare modalità di gestione che garantiscano il mantenimento nel tempo delle prestazioni volute,
– verificare il rispetto delle prescrizioni autorizzative
questo rende però necessario identificare le modalità più opportune a descrivere il fenomeno nella sua complessità. Per fare questo è necessario valutare:
– il ciclo produttivo, le tecnologie adottate, le materie prime, le trasformazioni ed i prodotti finali,
– la reale efficienza del sistema di aspirazione e convogliamento,
– le caratteristiche del camino finale per quanto attiene sia all’efficienza di dispersione sia alla possibilità di eseguire un campionamento realmente rappresentativo della realtà emissiva osservata,
– la sezione di prelievo così da verificare l’assenza di stratificazioni nel flusso della corrente gassosa.
In estrema sintesi si deve rendere concreto l’obiettivo di caratterizzare il ciclo produttivo dal punto di vista emissivo, non la sola emissione conseguente, ricercando la maggior rappresentatività possibile di questa descrizione e quindi renderla univoca ai fini delle scelte conseguenti.

Caratterizzazione delle emissioni

Globalmente questi fini vengono perseguiti definendo adeguate strategie di campionamento e verifica delle emissioni. L’obiettivo di tale approccio è quello di tendere ad una descrizione il più rappresentativa possibile della realtà osservata; si deve peraltro ricordare che, qualsiasi sia la strategia adottata, tra i presupposti essenziali allo sviluppo di ogni procedimento di verifica si deve porre l’accento sulla valutazione della reale limitazione delle emissioni diffuse e questa situazione potrebbe essere almeno stimata utilizzando criteri di valutazione basati sul bilancio di massa.
Un approccio adeguato allo sviluppo di queste verifiche è molto rilevante in quanto le metodiche di controllo dei fenomeni di inquinamento atmosferico di origine industriale hanno come base comune la necessità imprescindibile della correlazione tra la concentrazione e la portata, previsione questa chiaramente espressa nelle metodiche di unificazione e standardizzazione nazionali (UNI-UNICHIM) ed internazionali (ISO, CEN) ed oltremodo evidente nelle norme vigenti in materia di limitazioni alle emissioni.
In relazione a questo è opportuno premettere che, al fine di ottenere le informazioni volute, è necessario poter valutare in modo rigoroso la quantità di effluente in atmosfera e la concentrazione degli inquinanti presenti per poi ricavarne il flusso di massa: è cioè necessario procedere a definire adeguatamente i parametri temporali che caratterizzano sia l’attività sia le rilevazioni identificando quando, per quanto tempo e con quale frequenza eseguire le procedure di valutazione dell’emissione.
Altrettanto importante è la serie di valutazioni che porteranno ad identificare la localizzazione del punto di prelievo, che dovrà essere caratterizzato da una distribuzione delle velocità all’interno del flusso gassoso il più possibile omogenea. In generale si può affermare che un buon candidato per questo obiettivo sia quello che è posizionato in un punto della condotta sufficientemente distante da allargamenti, restringimenti o curve piuttosto che dal sistema di ventilazione forzata od ancora dalla bocca di scarico finale; questi elementi introducono infatti grandi disomogeneità nel flusso e quindi rendono poco rappresentativa la localizzazione del possibile punto di campionamento, è peraltro opportuno sottolineare come altrettanta attenzione, in special modo laddove si debba inserire un sistema di monitoraggio in continuo ma non solo, dovrà essere posta alla verifica dell’assenza di stratificazioni nella distribuzione delle concentrazioni nella sezione di misura, cioè il piano della sezione di efflusso individuato dal punto di campionamento, così da essere ragionevolmente certi che il prelievo consentirà di ottenere un campione rappresentativo della corrente gassosa osservata.
Prima di eseguire i cicli di campionamento volti a determinare la concentrazione degli inquinanti presenti è quindi necessario procedere alla rilevazione dei parametri che concorrono alla determinazione della velocità del flusso gassoso, in modo molto schematico possiamo affermare che, in generale, potremo trovarci ad affrontare tre casi in funzione della composizione media dell’effluente, e cioè un fluido secco od umido oppure caratterizzato da una modifica sostanziale dei rapporti percentuali tra le componenti principali come in quello dell’effluente derivante da un processo di combustione.
Conseguito il risultato di aver identificato il miglior punto di prelievo possibile e dopo aver caratterizzato il flusso della corrente gassosa in esame, si passerà all’esecuzione dei prelievi specificamente dedicati a valutare il contenuto degli inquinanti trasportati nella stessa siano essi corpuscolati o gassosi oppure caratterizzati, in relazione alla tensione di vapore delle sostanze nelle condizioni di temperatura e pressione osservate nella condotta, dalla presenza contemporanea di queste due fasi. Come espresso più volte nel progressivo approfondimento di questa, pur indicativa, trattazione delle logiche generali che sono alla base della caratterizzazione di un’emissione, anche in questa fase delle rilevazioni l’obiettivo sarà quello di perseguire una valutazione delle concentrazioni il più possibile rappresentativa di quella presente in relazione sia alla dinamica delle lavorazioni, e quindi dell’emissione finale, sia alla distribuzione delle concentrazioni sul piano di prelievo.

Elenco dei metodi utilizzati

Tutte le attività descritte si attuano seguendo metodiche standard le principali delle quali, senza la velleità di essere né aggiornato né esaustivo bensì per rappresentare la complessità del problema, possono essere riassunte e stratificate per argomenti omogenei come segue:

Definizione delle strategie generali

UNICHIM 158:1988 Misure alle emissioni. Strategie di campionamento e criteri di valutazione

Determinazione della portata e delle caratteristiche fluidodinamiche della corrente gassosa

UNI 10169:2001 Misure alle emissioni. Determinazione della velocità e della portata di flussi gassosi convogliati per mezzo del tubo di Pitot

Determinazione delle polveri totali

UNI 13284-1:2003 – Emissioni da sorgente fissa. Determinazione della concentrazione in massa di polveri in basse concentrazioni. Metodo manuale gravimetrico

UNI 13284-1:2003 – Emissioni da sorgente fissa. Determinazione della concentrazione in massa di polveri in basse concentrazioni. Metodo manuale gravimetrico

Determinazione delle sostanze organiche volatili (SOV)

 

UNI EN 13649 :2002

Emissioni da sorgente fissa. Determinazione della concentrazione in massa di singoli composti organici in forma gassosa. Metodo mediante carboni attivi e desorbimento con solvente

Determinazione del carbonio organico volatile (COV)

 

UNI EN 12619:2002

Emissioni da sorgente fissa – Determinazione della concentrazione in massa del carbonio organico totale in forma gassosa a basse concentrazioni in effluenti gassosi – Metodo in continuo con rivelatore a ionizzazione di fiamma
 

UNI EN 13526:2002

Emissioni da sorgente fissa – Determinazione della concentrazione in massa del carbonio organico totale in forma gassosa in effluenti gassosi provenienti da processi che utilizzano solventi – Metodo in continuo con rivelatore a ionizzazione di fiamma

Determinazione dei metalli

UNI EN 14385:2004 Emissioni da sorgente fissa – Determinazione dell’emissione totale di As, Cd, Cr, Co, Cu, Mn, Ni, Pb, Sb, Tl e V
UNI EN 13211:2003 Qualità dell’aria. Emissioni da sorgente fissa. Metodo manuale per la determinazione della concentrazione di mercurio totale

Determinazione dei microinquinanti organici

 

UNI EN 1948:1999

Flussi gassosi convogliati – Campionamento e determinazione di microinquinanti organici: IPA, PCDD+PCDF, PCB

1: Solo campionamento

2: Estrazione e purificazione

3: Identificazione e quantificazione

Determinazione fibre

UNI ISO 10397 Emissioni da sorgente fissa. Determinazione delle emissioni da opere di amianto. Metodo di misurazione mediante conteggio delle fibre

Determinazione dei fumi di combustione

UNI 9968 Stationary source emission measurementsConveyed gas flows – Determination of combustion gases in conveyed gas flows – Gas-chromatography method

Determinazione del monossido di carbonio (CO)

UNI 9969 Misure alle emissioni. Determinazione del monossido di carbonio in flussi convogliati. Metodo spettrometrico all’infrarosso

Determinazione dell’anidride solforosa (SO2)

UNI 10393:1995 Misure alle emissioni. Determinazione del biossido di zolfo nei flussi gassosi convogliati. Metodo strumentale con campionamento estrattivo diretto

Determinazione degli ossidi di azoto (NOx)

 

UNI 10878:2000

Misure alle emissioni – Determinazione degli ossidi di azoto (NO e NO2) in flussi gassosi convogliati – Metodi mediante spettrometria non dispersiva all’infrarosso (NDIR) e all’ultravioletto (NDUV) e chemiluminescenza

Determinazione degli alogenuri gassosi (HXg)

 

UNI EN 1911:2000

Emissioni da fonte fissa – Metodo manuale per la determinazione dell’HCl 1: Campionamento dei gas

2: Assorbimento dei composti gassosi

3: Analisi delle soluzioni di assorbimento e calcoli

UNI 10787:1999 Misure alle emissioni – Determinazione contemporanea dei fluoruri gassosi e particellari – Metodo potenziometrico

Determinazione degli odori

UNI EN 13725 Determinazione della concentrazione di odore mediante olfattometria dinamica
DGR 7/12764 – 2003 Linee guida relative alla costruzione e all’esercizio degli impianti di produzione di compost

Sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni (SME)

D.Lgs 152/2006 Parte V – All. VI Valutazione delle performance dei sistemi di monitoraggio in continuo
UNI EN 14181

A cui si aggiungono le norme tecniche complessivamente emanate dalle organizzazioni di unificazione e standardizzazione internazionali, oltreché dalle organizzazioni governative nazionali, sulle tematiche specifiche delle rilevazioni alle emissioni e della determinazione delle sostanze comunque aerodisperse nonché quelle definite per rendere univoche le modalità di scelta, ordinazione, manutenzione e gestione degli impianti di depurazione.

Stratificazione sintetica delle attività

In sintesi la successione delle attività svolte, dal punto di vista delle attività istituzionali espresse da ARPA, può essere schematizzata come segue:

  1. studio delle situazioni da verificare, sia sotto l’aspetto giuridico-amministrativo sia sotto l’aspetto tecnologico-industriale;
  2. definizione delle strategie finalizzate al controllo;
  3. articolazione delle attività di prelievo sia dei contaminanti atmosferici sia dei campioni di materie prime utilizzate e ritenute influenti per lo svolgimento dell’indagine;
  4. esecuzione delle rilevazioni al camino per la determinazione di:
    1. caratteristiche fluidodinamiche del sistema;
    2. particolato; il campionamento degli inquinanti corpuscolati è compiutamente descritto nei metodi di unificazione e standardizzazione. Una volta eseguito il prelievo, sul campione ottenuto possono essere determinate direttamente le polveri totali e, se si è utilizzato un preselettore adeguato, la frazione avente granulometria inferiore a 10 µm; su questi substrati possono essere eseguite ulteriori determinazioni finalizzate alla individuazione di:
      • principi attivi;
      • metalli;
      • oli;
      • silice libera cristallina;
      • fibre di amianto;
      • fibre ceramiche;
      • plastificanti;
    3. SOV; la sigla SOV identifica genericamente le sostanze organiche volatili. Si tratta cioè di una classe di sostanze molto ampia, per la quale sono descritte ed utilizzate alcune metodiche di prelievo diverse che, comunque, sono riconducibili allo sfruttamento di due fenomeni fisici, assorbimento ed adsorbimento, per ottenere i quali sono utilizzati mezzi di cattura diversi e specifici. È possibile inoltre utilizzare sistemi di campionamento diretti quali fiale da gas o canisters; ovviamente la preparazione del campione sarà funzione di come questo è stato catturato mentre le metodiche analitiche utilizzate sono essenzialmente riconducibili a GC, Sp. UV-VIS, HPLC, GC-MS;
    4. SIV; la sigla SIV identifica invece le sostanze inorganiche volatili. Anche in questo caso si tratta di un ambito di sostanze molto ampio, per il quale sono descritte ed utilizzate numerose metodiche di prelievo diverse e specifiche, riconducibili allo sfruttamento degli stessi fenomeni fisici succitati, che prevedono l’utilizzo di substrati diversi e metodiche analitiche riconducibili, essenzialmente, a IC, HPLC e Sp. UV-VIS;
    5. COV; la sigla COV identifica il carbonio organico volatile cioè la sostanza organica determinabile con un analizzatore dotato di rivelatore FID. In questo caso il campione non viene fissato su un substrato per poi essere sottoposto alle procedure di preparazione e di analisi, ma viene direttamente sottoposto ad analisi in continuo utilizzando strumenti automatici dotati di sistemi di campionamento, trasferimento del campione, analisi ed elaborazione specifici;
    6. fumi di combustione; la determinazione dei prodotti gassosi derivanti dalla combustione viene eseguita, analogamente alla determinazione del COV, in continuo utilizzando analizzatori automatici di tipo elettrochimico o di tipo multifattoriale, FTIR, oppure analizzatori classici e specifici per singola sostanza;
    7. odori; con questa dizione si intende il complesso delle sostanze organiche ed inorganiche non tossiche che però presentano tra le loro caratteristiche un potenziale di stimolazione sensoriale. Le procedure volte alla determinazione di queste è quindi legata alla possibilità di misurare

l’entità della stimolazione olfattiva ed è eseguita seguendo il metodo UNI EN 13725;

  1. preparazione del campione ed esecuzione delle analisi; se necessario viene eseguito il saggio di purezza dei reagenti da utilizzare per la preparazione di una adeguata serie di standard di riferimento, relativamente ai quali costruire la curva di correlazione concentrazione/risposta. Una volta eseguita l’analisi si procede all’elaborazione dei dati in funzione del tipo di inquinante rilevato;
  2. predisposizione, in accordo con i vari soggetti istituzionali interessati, di procedure dirette a conseguire il miglioramento della situazione osservata e supervisione dello svolgimento dei piani di adeguamento;
  3. definizione di adeguate modalità di gestione degli eventi anomali e di comunicazione tra l’esercente e le autorità al fine di mitigarne gli effetti e consentire messa in sicurezza degli impianti e garantire il più celere ripristino degli stessi;
  4. stesura della relazione e, qualora si evidenzino comportamenti penalmente perseguibili, segnalazione all’Autorità Giudiziaria della fattispecie di reato;

Riguardo il complesso delle attività descritte è comunque opportuno precisare alcuni problemi generali legati alle metodiche di prelievo e di analisi utilizzate.

  1. Caratteristiche fluidodinamiche del sistema; le metodiche ISO 10780 ed UNI 10169, unitamente ai riferimenti ad altre metodologie proposte e pubblicate al riguardo, definiscono compiutamente il processo decisionale volto ad identificare il punto migliore per l’esecuzione di queste misurazioni nonché le procedure alle quali attenersi. Nel caso l’emissione presenti elevate temperature, alto tenore di umidità, cospicua aggressività in genere, si possono rendere necessarie, in relazione alle caratteristiche degli strumenti utilizzati, attenzioni non definite nelle metodiche.
  2. Particolato; in questo caso il riferimento è ai metodi ISO 9096 ed UNI 13284, unitamente ai riferimenti ad altre metodologie proposte e pubblicate al riguardo, e a metodi specifici quali quelli definiti dalla Stazione Sperimentale per il Vetro per quanto espressamente demandato dalla norma.
    Anche in questo caso le condizioni dell’emissione, se estreme, possono influire, nel senso più ampio, direttamente sulle modalità di prelievo in relazione sia alla scelta del substrato di raccolta ed al suo condizionamento sia alla costituzione della catena di campionamento.
    Le sonde ed i campionatori utilizzati devono avere caratteristiche tali da consentire il prelievo isocinetico.
    Particolari attenzioni sono da prendere nel caso si debba sottoporre a rilevazione una corrente gassosa contenete materiale corpuscolato sul quale si prevedano ulteriori determinazioni, ad esempio:

    1. plastificanti; analogamente al campionamento destinato alla valutazione dei microinquinanti, e se possibile, utilizzare sonde in vetro ed utilizzare membrane in fibra di vetro inserendo in coda una o più cartucce contenenti resina adsorbenti (tipo XAD 2), od analoghe, per fissare i composti che, per la loro tensione di vapore, potrebbero non essere catturati efficacemente con la sola membrana prevedendo, se necessario, una sezione di raffreddamento del fluido sulla quale poter eseguire il lavaggio per raccogliere quello che potrebbe condensare in questo tratto;
    2. metalli; prevedere l’utilizzo di membrane in esteri di cellulosa od in fibra di vetro aventi porosità media adeguata alle caratteristiche delle sostanze da determinare, ad esempio 0.45 µm per il piombo. La mineralizzazione del campione per la successiva analisi viene eseguita seguendo il metodo UNICHIM 723;
    3. principi attivi; utilizzare membrane inerti al solvente utilizzato per il recupero del campione;
    4. amianto; utilizzare membrane in esteri di cellulosa in quanto facilmente diafanizzabili per la successiva conta al microscopio ottico in contrasto di fase;
  3. SOV; le metodiche utilizzate per la determinazione di questi inquinanti sono riconducibili essenzialmente al metodo generale UNI 13649, nonché ai metodi specifici reperibili in letteratura (NIOSH, EPA, OSHA, ACGIH, ecc.).Il metodo citato prevede, tra l’altro, attenzioni relative all’esecuzione del prelievo; quando si tratta di sostanze in fase gassosa, queste precauzioni hanno carattere generale: valgono cioè sia per le SOV che per le SIV e per l’esecuzione di prelievi che non prevedono l’utilizzo del carbone attivo quale substrato di raccolta. Le sonde di prelievo utilizzate possono essere sia a foro singolo che multiforo, caratterizzata cioè da una serie di ingressi di diametro tale da garantire un identico flusso attraverso ognuno.
    Anche in questo caso, come per le polveri è necessario utilizzare sistemi di campionamento che garantiscano la costanza del flusso previsto per tutta la durata del prelievo. Come già accennato i substrati di raccolta possono essere sia solidi che liquidi:

    1. Carbone attivo; è il substrato più utilizzato in quanto consente di catturare senza difficoltà un ampio spettro si composti organici.
      L’adsorbimento su carbone attivo (CA) è un fenomeno dinamico per cui questo materiale viene commercializzato in cartucce pronte all’uso suddivise in due sezioni contenenti quantitativi diversi di substrato così da consentire la verifica dell’assenza di migrazione dalla parte frontale a quella terminale: si considera adeguato un prelievo che evidenzi nella seconda sezione un massimo del 10% di sostanza rispetto a quella catturata nella prima.
      Se si ipotizza che la corrente gassosa sia molto concentrata, ad esempio nel caso dell’adduzione ad un sistema di depurazione al fine di valutarne l’efficienza, è possibile prevedere una catena di prelievo caratterizzata da più di una cartuccia: la sezione di CA terminale dell’ultima cartuccia avrà la funzione di verifica dell’efficacia del prelievo.
      Da quanto esposto risulta evidente che, al fine di valutare correttamente il prelievo, le sezioni della cartuccia, o delle cartucce, devono essere trattate separatamente.
      Il solvente utilizzato per la preparazione del campione è, principalmente, il Solfuro di Carbonio; nel caso la sostanza da determinare sia caratterizzata da una tensione di vapore significativamente alta a temperatura ambiente risulta opportuno utilizzare materiali e sostanze fredde prevedendo, al limite, di eseguire il trattamento in bagno frigorifero.
      Per la preparazione della serie di standard di riferimento necessari alla preparazione della curva di correlazione si procede in modo analogo.
      I metodi di analisi prevalenti sono di tipo gas-cromatografico;
    2. Gel di silice; questo substrato viene utilizzato per campionare quelle sostanze che presentano problemi di adsorbimento e/o di recupero utilizzando CA e solfuro di carbonio quali, ad esempio, ammine, metanolo, fenolo, cresoli e xilenoli.
      Le procedure e le precauzioni finalizzate al corretto campionamento, al trattamento del campione, alla preparazione degli standard di riferimento nonché alla successiva analisi del campione sono analoghe a quelle descritte nel caso dell’utilizzo del carbone attivo quale substrato di cattura.
    3. Altri substrati solidi; esistono numerose altre possibilità legate al metodo specifico utilizzato che sono valutate allorquando si renda necessario il prelievo di una sostanza in precedenza mai affrontato. In questo caso il riferimento è alle metodiche reperite su pubblicazioni scientifiche o su raccolte di metodi predisposti da enti governativi e non ( NIO5H, EPA, 0SHA, ACGIH, enti governativi europei, MITI) internazionalmente riconosciuti.
      Per quanto riguarda procedure di prelievo, precauzioni nella preparazione del campione e degli standard vale quanto già espresso mentre per l’analisi si rimanda alle specifiche metodiche;
    4. Substrati liquidi; in questo caso il riferimento è, come già espresso, duplice: per quanto riguarda il metodo di prelievo si rimanda al metodo UNI 13649, mentre per quanto riguarda le analisi si rimanda a metodi specifici reperiti in letteratura. L’utilizzo di substrati liquidi comporta attenzioni diverse rispetto all’utilizzo di supporti solidi; in particolare è necessario sottolineare che la sostanza impiegata per l’assorbimento dovrà essere caratterizzata da una bassa tensione di vapore a temperatura ambiente così da evitare perdite di sostanza e, quindi, riduzione dell’efficienza di captazione.
      Anche in questo caso dovrà essere prevista una doppia sezione di assorbimento così da prevedere la possibilità di analisi separata dei due campioni: il criterio di valutazione è analogo a quello descritto per il carbone attivo.
    1. SIV; per la determinazione delle SIV sono definite norme che trattano, quasi esclusivamente, le metodiche analitiche. Per questo motivo e visto che le problematiche relative al corretto campionamento degli inquinanti gassosi sono sostanzialmente identiche sia per la sostanza organica sia per quella inorganica, si utilizzano i criteri di prelievo di cui al citato MU 13649.
      I metodi di preparazione del campione e di analisi sono di tipo spettrofotometrico UV-VIS e di tipo cromatografico ionico e sono definiti all’interno delle metodiche specifiche.
      Si rammenta che nella preparazione delle curve di correlazione Concentrazione/Risposta è necessario preparare adeguatamente i reagenti, ad esempio essicando i sali e determinando il titolo delle soluzioni.
      Anche in questo caso possono essere utilizzati substrati di cattura sia solidi che liquidi, riconducibili, essenzialmente, a gel di silice, soluzioni acide od alcaline, soluzioni tampone carbonato/bicarbonato o contenenti reattivi specifici; un elenco non esaustivo delle sostanze determinabili è il seguente:

      • vapori acidi; adsorbimento su gel di silice, per il desadsorbimento si prevede l’utilizzo di un tampone carbonato/bicarbonato, piuttosto che assorbimento diretto su tampone carbonato/bicarbonato e successiva analisi per cromatografia ionica. In entrambe i casi si utilizza un tampone che, tra l’altro, costituisce il sistema eluente previsto dai metodi IRSA e NIOSH seguiti per l’analisi;
      • cianuri; assorbimento in soda 0.1 N ed analisi secondo il metodo IRSA D-007;
      • ammoniaca; assorbimento ed analisi secondo il metodo UNICHIM 632;
    2. COV; sono seguiti i metodi specifici UNI EN 12619 ed UNI EN 13526. Viste le caratteristiche del sistema analitico è necessario procedere periodicamente, e comunque prima dell’esecuzione di un ciclo di rilievi, a:
    • verificare lo stato di pulizia della linea di campionamento e, se necessario, eseguire la pulizia facendo passare acetone all’interno del tubo in teflon ed asciugare facendo passare aria od azoto;
    • verificare lo stato del filtro in ingresso all’analizzatore e, se necessario, eseguire la pulizia;
    • nel caso si utilizzi un analizzatore che sottopone a filtrazione l’aria necessaria al funzionamento sia dei circuiti pneumatici sia all’alimentazione del rivelatore, procedere alla riattivazione a 200°C sotto flusso di azoto del carbone attivo e dei setacci molecolari presenti nella cartuccia interna prevista per la deumidificazione ed il trattamento;
    • procedere, prima dell’inizio dei campionamenti, alla taratura dell’analizzatore utilizzando campioni a concentrazione nota di propano in aria ed in azoto e verificare il mantenimento della risposta al termine dei rilievi;
    • ottimizzare la risposta del sistema di acquisizione e memorizzazione esterno così da farla collimare con quella strumentale;
    • eseguire periodicamente, se possibile, la verifica di linearità strumentale;
    • In ogni caso è necessario prevedere le seguenti operazioni di manutenzione ordinaria:
    • sostituzione del tubo in teflon utilizzato per il campionamento;
    • pulizia della pompa a membrana di prelievo e sostituzione delle membrane della stessa se eccessivamente usurate;

    Per quanto riguarda l’espressione dei risultati è opportuna, vista la mole di dati ottenuti, una elaborazione che contenga:

    • la rappresentazione grafica dell’andamento delle concentrazioni osservate;
    • la distribuzione in frequenza delle concentrazioni osservate;
    • i valori minimi, medi, mediani e massimi osservati e l’andamento grafico degli stessi;
    • la successione delle lavorazioni svolte in concomitanza dei prelievi;