il prezzo delle vernici

Il nostro viaggiatore nella terza dimensione ci racconta una delle sue pi interessanti avventure scientifiche, aprendo uno spiraglio in una quarta dimensione: quella della fantasia.

Il titolo di questo “pensierino in 3D” vi pu sembrare enigmatico ma, in effetti, si tratta solo di un nuovissimo fotoattivatore, non ancora presente sul mercato, che una grossa ditta tedesca (evidentemente non posso farne il nome) mi ha incaricato di provare alcuni mesi or sono…(il giudizio tecnico dello specialista di vernici sempre importante…) Devo dire, anzi, che proprio il nome commerciale con cui comparir sul mercato stato da me suggerito in relazione alle specifiche prestazioni di questo nuovo prodotto…. di cui, come al solito, vi dir tutto! (vedi letteratura tecnica al termine dell’articolo) Sintetizzato anni or sono presso i loro laboratori di ricerca, si trattava di valutarne esattamente le caratteristiche applicative in unione a vari tipi di resine per vernici UV di nostra produzione e di altre fonti. La cosa doveva essere di estrema importanza in quanto la ditta in oggetto volle affiancarmi un loro chimico per seguire tutte le sperimentazioni. Dette sperimentazioni furono eseguite (e ringrazio per la gentile concessione) presso l’azienda di resine e vernici italiana di cui mi onoro, tutt’ora, di essere consulente…e, di fatto, dovrebbero essere tenute estremamente riservate. Tuttavia, talmente interessante l’argomento e tale la mia confidenza con i lettori di questa rivista, che mi permetto di parlarne in questa sede mentre ne invio copia al Radtech (in modo da aggiornarlo un po’…). Il Dr. Otto Mark Kruger arriv in azienda verso i primi di gennaio… Otto Mark Kruger in effetti un grosso tecnico di fotoattivatori (190 cm x 130 Kg) … (del tutto somigliante ad Alfred Hitchcok), dotato di un eccezionale senso dell’umorismo (per un tedesco!) e di un oggettivo amore per la birra…. che per , in Italia, diventa invece adorazione per quelle grappe vendute in bottiglie tipo vetreria per laboratori chimici (palloni a fondo piatto detti matracci). Per non costituire intralcio al lavoro normale del laboratorio, eseguivamo le nostre prove sull’impianto pilota UV (reverse + 6 metri di nastro di trasporto + lampada UV 80/W/cm) al termine dell’orario ma, in effetti, lavoravamo sempre dopo cena, anzi dopo una “buona cena” in cui la birra tedesca del Dr. Otto veniva ampiamente sostituita da prosecco. Poi andavamo in laboratorio accompagnati dal “matraccio” di grappa… ma questo per difenderci un po’ dal freddo intenso di quest’inverno…(se ne beveva un piccolo sorso dopo qualche prova…). Il grosso problema del nuovo fotoattivatore era stabilirne l’attivit , identificabile con il tempo di esposizione necessario per ottenere la completa polimerizzazione di una formula “standard” con una resina “standard”. Otto mi disse che tutte le prove eseguite in Germania non avevano condotto a nessun risultato, in quanto sembrava che il prodotto fosse caratterizzato da tempi cos brevi (in confronto agli eteri di benzoino, ai chetali, ai chetoni e al Lucirin) da non essere facilmente misurabili. E questo, in effetti, era il “mistero” del prodotto…. Infatti anche nelle nostre prime prove, a qualsiasi velocit ’ andassimo con la linea, il film risultava sempre perfettamente polimerizzato (Reverse 30 gr/m2 su poliestere carteggiato) (1). Si arriv prima a 20 metri, poi fino a 30 metri/min (pari a 65/100 di secondo di esposizione al test UV-MAP).La re sina polimerizzava sempre totalmente e la cosa era confermata dall’analisi dei campioni in spettrografia a laser I.R., che dimostrava la completa scomparsa delle insaturazioni acriliche presenti nella composizione “standard”. Io e Otto, dopo alcuni giorni, anzi dopo alcune notti, stavamo per arrenderci…. Finch la “cosa” accadde. Accadde quella notte, alla dodicesima prova. Io credo molto in quei fattori esterni, puramente casuali, che inducono l’homo sapiens ad un certo ragionamento e, quindi, alla percezione intuitiva di una “legge” matematica, fisica o chimica (sto alludendo a mele che si staccano dall’albero proprio mentre ci passa sotto il Sig. Newton, o a lampadari pendolanti nelle chiese proprio mentre il Sig. Galilei si pente del suo primo peccato anticlericale…) …ebbene accadde anche a noi “la cosa”: cio che un piccolo fulmine scaricasse la sua energia tra le nuvole sovrastanti e che l’’ENEL, ineluttabilmente, “staccasse”….in quel preciso momento! Il preciso momento era quello in cui il nostro campione era al tempo zero (timer-on = 0) dell’esposizione alla radiazione UV, cio proprio nell’istante-inizio, e quindi nella posizione iniziale della zona di radiazione UV, ma non ancora sotto la radiazione. L’energia ritorn dopo pochi minuti, ma l’impianto, non riavviato, evidentemente rimase fermo nella posizione di stop. Recuperai il pannello campione dal nastro di trasporto e, cos , per pura deformazione professionale (come faccio spesso su qualunque oggetto verniciato), toccai la superficie col dito: non era n liquida n appiccicosa …..era solida! Ci piantai dentro la mia unghia….la mia unghia non la incise e, anzi, mi segnal “durezza superficiale 7H!!” Il pannellino verniciato era completamente e perfettamente polimerizzato prima di entrare sotto l’UV!!! Nessun tecnico ragionevole al mondo avrebbe mai verificato la durezza del film in quel momento ! Neanch’io… se non fosse stato per l’ENEL! Ricordo che quella sera arrivammo alla venticinquesima prova….(sempre riscaldandoci un po’ …). Ebbene tutti i pannellini erano perfettamente polimerizzati proprio all’inizio della zona di radiazione! Continuando a riscaldarci un po’ arrivammo all’unica interpretazione scientifica possibile (per la verit ci arrivai io, ma questo solo perch , contrariamente a Otto, mi sono molto interessato, a suo tempo, alle documentazioni americane circa la prodigiosa velocit di soluzione della thiotimolina che, com’ noto, talmente solubile che si scioglie in acqua prima che venga aggiunta l’acqua stessa) (2). La situazione era perfettamente analoga…. Il tempo di fotoattivazione del nuovo prodotto tedesco era negativo! Per spiegarmi meglio: se, ad esempio, il chetale instaura nella resina “standard” un tempo di fotopolimerizzazione di 6 secondi, cio dall’istante zero (0 = timer on-inizio UV) all’istante + 6 ( +6 = timer stop-fine UV), il nuovo fotoattivatore tedesco instaurava nella resina un tempo di polimerizzazione in seguito cos identificato : dall’istante meno 4 timer-on = – 4 da inizio UV) all’istante zero (0 = timer stop – inizio UV) . Il che significava che il film, quando poi passava direttamente sotto la radiazione , era gi totalmente polimerizzato(!) e quindi l’esposizione diretta alla luce ultravioletta sembrava perfettamente inutile !! Quella notte ce ne andammo a dormire al mattino alle 5…non prima tuttavia che, sempre scaldandoci un po’, ci venisse in mente un buon nome commerciale per il prodotto, e penso anche oggi che “Prescurin” fosse perfettamente centrato…(visto che esiste il “Lucirin”!) (3). Fu anche quella stessa notte (ma che dico:…mattina !) che Otto Mark Kruger si alter un po’ con me (voi capite …dopo tante prove!) e pretese che lo chiamassi correttamente in italiano”Dottor Novemilacen-toventotto Kruger “…(4) Nelle notti successive eseguimmo un’enormit di prove.
Introducendo nella composizione il 7% di opacante siliceo (Grace) si ottenne anche una finitura opaca e quindi era perfettamente visibile, sul nastro di trasporto, prima della zona UV, l’opacamento del film durante la fotopolimerizzazione in tempi negativi. Provammo a “fregare” il Prescurin spegnendo la lampada a caso (visto che tanto, quando il campione ci passava sotto sembrava non servisse pi … !). Non polimerizzava pi niente n sul nastro n , evidentemente, nella zona UV …Prescurin “si accorgeva” che avremmo spento la lampada !!! Una notte, Otto (che per la verità, nel frattempo, era diventato ” Novemiladuecentottanta”) vide un campione che, sul nastro, non si stava opacando, cio non polimerizzava: lo prese al volo , toccò il film ….e si impiastrò le dita…. “Frank – mi disse – sta succedendo qualcosa di strano…questo qua non polimerizza”. Mi vendicai ….: “per forza, stupidotto! (..che goduria: a un tedesco!), se ce l’hai in mano tu, lui ha avuto il suo tempo-inizio…ma tu l’hai tolto dal nastro e quindi lui non avr (o avr ?) il suo tempo-stop (?)…lo metti praticamente nella situazione temporale che un computer definirebbe “Illegal Function” e lui non polimerizza…” Colpito al basso ventre dalla mia estrema razionalit ’, Otto mi odi un po’…(il giorno dopo era solo 8980 !) Restammo tutta la notte a discutere su come avesse fatto quel pannellino a “sapere” che Otto l’avrebbe preso in mano e tolto dal nastro… Comunque tutte le volte che Otto prendeva un pannellino dal nastro… quel pannellino era “gi prima” lucido e liquido prima ancora che lo prendesse, e non polimerizzava mai…..se non rimettendolo all’inizio del nastro (nuovo timer-on). Sebbene non sia di mia diretta competenza, essendo io un lurido chimico e non uno psicologo, sono tuttavia convinto che esista una coincidenza fra le reazioni della materia e le condizioni mentali e psicofisiche dello sperimentatore…(5) Non si addirittura parlato e scritto ultimamente sulla “memoria” delle molecole dell’acqua?…e poi perch mai le nostre sperimentazioni andavano per il verso giusto solo dopo numerose prove e non faceva pi freddo? Divenne automatico inventare la fotopolimerizzazione del “retro del pannello”…. infatti il retro seguiva esattamente i tempi del “davanti”; non veniva esposto all’UV, ma aveva i tempi giusti….quindi si potevano effettivamente polimerizzare le due superfici con una passata sola…formidabile!!! Per il Prescurin l’importante solo il tempo e non lo spazio… basta che sia fisicamente concepibile il tempo pre-lampada! Non ha importanza dov’ la lampada ! Basta che sia la sua lampada, cio quella stessa su cui possa essere conteggiato il tempo! Quando ci fu chiara questa realt fisico-temporale, ordinammo una lampada ad un fornitore, identica a quella dell’impianto, non la ritirammo e, collegati via modem, la accendemmo presso il fornitore stesso (a 200 e passa chilometri da noi), nel momento giusto in cui iniziavamo le prove. La cosa non funzion subito ma, dopo che ce la fatturarono e la pagammo, (e quindi quella era proprio la lampada del nostro impianto) il Prescurin fotoattiv perfettamente! (Per la verit , se ben ricordo, funzion proprio dopo che avevo anche inviato, in omaggio, un “matraccio” al fornitore…) Comunque…iperspaziale ! Avevamo in mano la fotopolimerizzazione iperspaziale! Otto fece un lungo (e aggrovigliato) fax in Germania spiegando il tutto (nel fax volli che fosse allegata anche la cifra delle mie “competenze”). La risposta fu brevissima: economica, categorica e imperativa: “Was ist das???” (6) …..di certo non alludevano a quelle strane finestre che si aprono come le porte dei box! Secondo Otto era la mia parcella che era troppo salata; secondo me , invece, volevano inequivocabilmente significare: “Che cazzo sta’ roba ?” Molti altri fax non servirono a niente… La risposta era diventata “Unmoglich ! ” (6) Ci fecero aumentare talmente la velocit che il timer-on = – 4 risult evidentemente imputabile al prodotto non ancora neanche applicato ….cos , come io e Otto avevamo facilmente previsto….polimerizz tutto sui rulli della reverse ….ma almeno terminammo gli esperimenti ! Ebbene: quanto vi dico adesso non l’ho detto mai a nessuno… (meno che a tutti , a Otto). Come far rendere al meglio il Prescurin? (…e chi se ne frega degli impianti di verniciatura!) Mi vennero in mente le creme solari con protezione UVB e UVA (…gli stessi UV adsorber usati nelle vernici !)…e cosa avrebbe fatto una crema con fotoattivatori ? Feci un po’ di “Cold Cream” tipo crema Nivea (acido stearico, trietanolammina, glicerina, lanolina, olio di mallo di noci, essenza di rosa , alcool cetilico, acido benzoico + 4% di Prescurin + H2O q.b. per l’emulsione) e la diedi alla Tatiana. Tatiana la simpatica telefonista della ditta, la quale, oltre ad avere una bella vocina, ogni tanto, si fa una “una lampada” (in genere prima di fare piacevoli Karaoke). Seguendo le mie istruzioni, e con il coraggio (o l’incoscien-za ?) delle belle donne giovani, Tatiana si spalm la crema su tutto il corpo, prenot la lampada per “quell’ora” esatta del giorno dopo (e guai se non la accendevano!), pag la seduta…. e non ci and mai. La vidi benissimo, la Tatiana, proprio a quell’ora del giorno dopo, attiva e professionale come sempre, al suo centralino, fra una telefonata e l’altra, in circa 4 secondi …… diventare Naomi Campbel!!! Tatiana non mi lasci constatare di persona se anche “altrove”, oltre che in viso, era proprio tutta “messa cos “…. And un momento a fare pip , torn e mi disse (voce-bisbiglio, occhi complici, un po’ sfuggenti):”… s dottore, … anche di dietro!” E subito dopo: (sorrisino… piccola pausa … nasino in s e occhi abbaglianti):”..e non c’ neanche il segno degli slip!” ….le battute delle donne…! Nel corso di una sperimentazione cos unica, primaria e iperspaziale devi restare con il dubbio se l’azione del Prescurin possa superare la barriera degli indumenti intimi, o se la Tatiana (merito suo !) neanche avesse la barriera.!? (7) Ma comunque, in ogni caso, quella era stata proprio “la sua lampada”…(e basta meno del 4% di Prescurin per una pesante abbronzatura !). E se non pendete dal ramo vi fate subito un’idea del valore della cosa nel settore della tecnoestetica!
(8) Altro che vernici per legno!!! Di fotoattivatore non ce n’era pi e quindi Otto se ne torn in Germania (a livello “Novemilaseicento”). Da quando Otto se n’ andato sono in ansiosa attesa della commercializzazione del Prescurin. Ho anche depositato brevetti e marchi per le creme (8). Non ho molte speranze visto che i tedeschi m’hanno comunicato che anche il tempo di reazione per ottenere il Prescurin ha un valore negativo (la formula c’ ma si otterrebbe il Prescurin prima che inizi la reazione della sua sintesi). Il problema che nessuno conosce quant’ il valore del “prima”: il chimico che fece i primi campioni autodeceduto (9) e quindi non sanno mai in che momento preciso iniziare la produzione… (cio : “cannano” sempre il timer-on, che l’errore pi comune in queste situazioni in quanto, evidentemente, si verifica sempre una “Illegal Function “!).
Comunque Otto mi ha chiesto via fax se non mi veniva in mente un catalizzatore sinergico per la reazione… gli ho spedito 10 matracci…speriamo! (ci spera anche Tatiana ! )
Vi terrò informati, amici…

Dr. Frank Peer Underall