Geico a Report. Dibattito acceso tra i nostri lettori sul servizio presentato dalla trasmissione televisiva “Report” su un’impiantista del nostro settore
PREMESSA
La nota trasmissione “Report”, curata da Milena Gabanelli, ha raccontato, con dovizia di particolari, la storia di un’azienda che ha deciso di reagire alla crisi investendo in innovazione e ricerca e che quando è ripartita ha restituito ai suoi dipendenti tutti i soldi persi con la cassa integrazione. Sono un grande estimatore della trasmissione ed è stata per me una bella sorpresa vedere che per la prima volta in TV si parlava di un’azienda del nostro settore; la Geico è infatti una nota azienda italiana produttrice di impianti di verniciatura, il cui presidente, Ali Reza Arabnia, intervistato dal redattore di “Report”, Giuliano Marrucci, ha dimostrato che anche nel nostro settore esiste la possibilità di fare impresa in modo sano, essendo premiati dal mercato. Per questo motivo ho ritenuto opportuno e utile invitare i nostri lettori a guardare la registrazione integrale, disponibile come sempre sul sito di Rai 3, inviando a tutto il nostro indirizzario il link per vedere in streaming la trasmissione: in un momento come questo, in cui circolano solo notizie tristi e sconfortanti sul mondo industriale, diffondere anche qualche notizia ottimistica, che tra l’altro arrivava dal mondo della verniciatura, mi è sembrata un’azione positiva.
LE REAZIONI DEI LETTORI: UN GESTO NOBILE O PLATEALE?
La mia iniziativa ha creato sorprendentemente un notevole numero di reazioni, molto positive nella maggioranza dei casi, ma anche molte critiche. Dato che le lodi servono solo ad alimentare la vanità personale, tralascerò di descrivere i motivi per cui i lettori hanno considerato positiva la notizia e la mia decisione di divulgarla: i loro ringraziamenti per aver fatto circolare il video è per me motivo di soddisfazione più che sufficiente. E’ invece più utile dare spazio alle ragioni di coloro che hanno espresso un parere negativo sull’iniziativa, perché le critiche espresse in modo civile sono sempre costruttive. Le critiche si basano sostanzialmente su due motivazioni:
– l’autocelebrazione (un gesto, pur oggettivamente “buono”, non dovrebbe essere strombazzato ai quattro venti, altrimenti diventa oggettivamente pubblicitario);
– la concorrenza sleale (non si possono usare affermazioni comparative e denigratorie nei confronti degli altri impiantisti, solo per amplificare i propri presunti meriti).
“LE BUONE AZIONI SI FANNO E NON SI DICONO”
La prima critica ha riguardato l’inopportunità di esaltare, da parte di “Report” e quindi della nostra rivista, il gesto della Geico, giudicato plateale. Secondo queste critiche, Geico avrebbe utilizzato il servizio pubblico televisivo come cassa di risonanza commerciale, pagata dagli abbonati. Qualche lettore ha ironizzato, considerando “…nobile, ma interessato, il gesto della restituzione ai lavoratori dei denari persi con la cassa integrazione…”, altri hanno evidenziato la forma autopubblicitaria con cui l’azienda ha fatto sapere di avere fatto “… lodevoli investimenti in innovazione e ricerca…”, altri ancora hanno visto un po’ di ipocrisia nella descrizione della “…commovente partecipazione dei lavoratori alle sorti dell’azienda…”. Tutto questo clamore per un gesto, non più importante di altri e che tanti imprenditori fanno quotidianamente, è sembrato per qualcuno avere il sapore di una bella azione di marketing, soprattutto, qualcuno ha scritto “…pensando a quanto vale, in termini economici, tutta la visibilità acquisita da Geico grazie a Report: forse più dei denari dati ai dipendenti per le ore di cassa integrazione…”. In particolare alcuni piccoli imprenditori mi hanno segnalato che i numeri della Geico, i suoi dipendenti e il suo fatturato, la classificano tra le aziende medio-grandi, per cui va considerata, viste le dimensioni medie delle aziende del nostro settore, un modello poco rappresentativo. Il 90 % delle aziende italiane, mi ha fatto notare qualcuno, occupa meno di 10 dipendenti, con un fatturato che spesso fatica a raggiungere il milione di euro: sono queste micro aziende che da sole e silenziose ogni giorno trascinano il Paese in silenzio, senza onori, ma con infiniti oneri. Per queste aziende, premiare i dipendenti quando si può, ridurre, se non azzerare, i compensi dell’imprenditore e reinvestire tutto il possibile nell’azienda è un comportamento che esiste da sempre, sia nei momenti belli, sia in quelli brutti, con la differenza che, in quelli brutti, qualche micro imprenditore che non ha più risorse e speranze da investire e che, nonostante tutti i suoi sforzi, non riesce più a rispettare i suoi impegni con dipendenti e fornitori si toglie la vita, tanta è la disperazione e l’umiliazione per la sua situazione! In tutti i settori si può fare impresa in modo sano, basta essere sani dentro e comportarsi in modo corretto ma, purtroppo, a volte questo non basta. I microimprenditori non hanno mai guadagnato i milioni da rimettere in azienda quando le cose vanno male, normalmente essi hanno sempre investito i soldi dei guadagni in immobili e macchinari per l’attività e molto spesso i loro stipendi sono stati inferiori a quelli dei loro migliori dipendenti. E’ vero che tanti altri imprenditori hanno saccheggiato le aziende e poi le hanno mandate in rovina, ma si tratta di delinquenti, che rappresentano un’infima minoranza. Un imprenditore in particolare mi ha segnalato che, nonostante i pesanti cali di fatturato del 2009, per non fare cassa integrazione e licenziare dipendenti, ha rinunciato a parte del suo patrimonio netto, disponibile perché, negli anni buoni, invece di dividere gli utili li aveva lasciati in azienda e nello stesso anno aveva tagliato il 50% del suo compenso di amministratore. Nel 2010 poi c’era stata una ripresa e, preoccupato dal fatto che la crisi comunque era ancora incombente, aveva pensato di creare un fondo dove ogni mese, ad ogni costo, l’azienda realmente accantonava il TFR dei suoi dipendenti, in modo che qualunque cosa fosse successa essi avrebbero comunque avuto i soldi da loro accantonati. Oggi, dopo tre anni, l’azienda ha accantonato un valore pari già al 50% di tutto il TFR lordo accumulato dai dipendenti e il compenso dell’amministratore non è più aumentato. Nel 2011 l’azienda ha dovuto fare qualche settimana di cassa integrazione, ma avendo ridotto all’osso i costi e nonostante un fatturato uguale a quello del 2009, è riuscita a fare un piccolo utile. In sostanza non sono stati dati soldi ai dipendenti per la cassa integrazione (che, comunque, sono ore non lavorate), ma è stata resa più solida e capitalizzata l’azienda, assicurando in questo modo un futuro più certo ai lavoratori. Ovviamente tutto ciò è stato fatto senza alcun clamore. Qualcun altro ancora ha colto l’occasione per segnalare che se lo Stato avesse investito, invece che sprecarle e rubarle, tutte le risorse drenate alle imprese in tanti anni di “vacche grasse”, ora potrebbe sostenere tutte le imprese grandi e piccole nei loro momenti difficili e nelle loro necessità di investimenti per la crescita, senza gesti plateali, nel bene e nel male, da parte di imprenditori nobili o disperati. Anche per questo motivo alcuni lettori non si sono emozionati davanti al gesto del titolare della Geico, quanto invece si commuovono, si disperano e si arrabbiano quando un essere umano si toglie la vita per il lavoro, per il suo onore, soprattutto pensando che parte dei suoi denari sono stati saccheggiati da tanti, troppi amministratori disonesti. E’ evidente che la drammatica situazione economica che stiamo tutti attraversando ha lasciato scoperti molti nervi, per cui è comprensibile la reazione di chi sta vedendo sfumare il frutto del proprio lavoro, però ritengo che da parte di “Report”, non ci sia stata nessuna volontà di commuovere il pubblico, bensì ci sia stato un razionale tentativo di contrastare la dilagante sfiducia. E’ condivisibile anche il punto di vista sulle micro aziende (la mia è una nano azienda), che stanno trascinando, sempre più stancamente, il carro italiano, appesantito dalla zavorra di un’amministrazione statale incapace e corrotta, ma dobbiamo anche ammettere che se siamo arrivati a questo punto è anche perché noi piccoli imprenditori, presi nella morsa del lavoro o in altre faccende affaccendati, abbiamo lasciato la guida del Paese a chi ci rappresenta: dato che siamo pur sempre una democrazia, i nostri governanti stanno lì perché ce li abbiamo messi noi. In generale si tende a lasciar fare la politica “agli altri”, che è più o meno come far amministrare i propri risparmi a qualcuno che si conosce solo avendolo visto alla televisione (e in effetti qualcuno ha fatto anche questo, illuso dalla prospettiva di interessi a due cifre…). La libertà, diceva Giorgio Gaber, è partecipazione, mentre purtroppo il voto è solo una delega in bianco. Più discutibile è invece la critica basata sul fatto che “la beneficenza si fa e non si dice”. Chi fa l’imprenditore e sostiene i propri lavoratori secondo me non fa alcuna beneficenza e quindi dovrebbe far sapere al mercato quello che fa e quello che pensa, trasmettendo anche valori e non soltanto dicendo quanto è bravo a fare i suoi prodotti. Quanti imprenditori si sono chiesti quali vantaggi avrebbe la propria azienda nel far conoscere al mercato gli enormi sforzi che si fanno per tenere in piedi la baracca, salvaguardando i dipendenti? Magari sarò un illuso, ma forse qualche azienda apprezzerebbe di lavorare con un fornitore attento a questi valori, piuttosto che con uno squalo che pensa solo al profitto e ai licenziamenti. Senza dubbio Geico ha tratto un beneficio d’immagine dall’apparizione a “Report”, ma in una società in cui il “cogito ergo sum” è stato sostituito da “appaio quindi sono”, bisogna fare tanto di cappello a chi ha saputo trarre vantaggio da un’operazione oggettivamente “buona”.
UNDICESIMO NON DENIGRARE
La seconda critica riguarda invece l’uso di affermazioni comparative e denigratorie che Geico avrebbe fatto nei confronti degli altri impiantisti, per amplificare i propri presunti meriti. Dopo aver ricevuto alcune email, ho analizzato attentamente il filmato e il testo integrale (disponibile su internet, come tutto il materiale trasmesso da Report in questi anni), soffermandomi sulle affermazioni espresse nei confronti della concorrenza (per altro senza riferimenti a nomi di aziende). La parte “incriminata”, è sicuramente quella in cui il giornalista, nell’introdurre l’intervista al presidente della Geico, afferma che “… alla Geico progettano e costruiscono 18 impianti in grado di verniciare centinaia di migliaia di auto l’anno. Con poco più di 100 dipendenti sono comunque riusciti a sopravvivere alla concorrenza delle uniche 3 aziende al mondo che fanno il loro stesso mestiere, ma che sono 20, 30 volte più grandi. Poi, è arrivata la crisi…”. Nel montaggio dell’intervista, il commento successivo di Ali Reza Arabnia, presidente della Geico, è il seguente: “…mah, noi in quel momento lì eravamo un’azienda di circa 70 milioni media di fatturato e fra agosto 2008 e dicembre 2010 abbiamo avuto più di 120 milioni di ordini cancellati o spostati. E onestamente io avevo sentito dire di sudore freddo, ma non avevo sperimentato, ma in quel periodo lì ho avuto tante notti che mi svegliavo con sudore freddo…proprio sembrava che il mercato auto era andato in coma…”. Il montaggio prosegue con il giornalista che commenta “…ma mentre i concorrenti cominciano subito a licenziare…”, a cui Ali Reza Arabnia aggiunge “…noi non abbiamo mandato via nessuno, anzi, avevamo 3, 4 persone in prova, li abbiamo tenuti…”. In effetti, così come è stato montato, il testo fa passare il generico concetto che i costruttori di impianti di verniciatura concorrenti della Geico, per sopravvivere alla crisi, abbiano abbassato i prezzi e licenziato dipendenti, senza investire in ricerca. Abbiamo chiesto un commento a “Report” (vedi riquadro in questa pagina) e alla Geico. Chiara Pasetti, communication manager, ci ha dichiarato che il montaggio audio e video è stato eseguito da “Report”, ovviamente senza alcun controllo preventivo o successivo da parte dell’azienda. Il presidente, Ali Reza Arabnia, ci ha scritto: “ringrazio di cuore tutte le persone che hanno espresso la loro gentilezza, attenzione e le apprezzatissime parole su di noi. Ci toccano il cuore. Ciò detto, vorrei scusarmi personalmente se in qualsiasi modo ho causato rammarico o dispiacere ai miei colleghi imprenditori. L’unica scusa che potrei avere, pur essendo molto grato al programma Report per aver promosso così tanto la nostra azienda, è che nulla di questo servizio è stato concepito, cercato, sollecitato, preparato o gestito da noi. In realtà tutto è iniziato da un’intervista fatta dal coordinatore del sindacato della nostra area al quotidiano “Il Giorno” nel 2011 e da allora ho avuto tantissime richieste di intervista che ho rifiutato proprio perché non volevo pubblicizzare un atto per me, non solo privato, ma sinceramente e semplicemente dovuto. Per quello che riguarda i sacrifici di altri imprenditori, non ho dubbi a riguardo che siano veri. Infatti durante la cerimonia di assegnazione del premio “La Spiga d’Oro” conferitomi dal Comune di Cinisello Balsamo, ho dedicato questo riconoscimento ai tantissimi imprenditori che hanno fatto e fanno le stesse cose che abbiamo fatto noi ma che non hanno avuto ne la fortuna di essere stati notati e purtroppo in molti casi neanche la possibilità di vedere i risultati. Per il resto, invito chi lo desideri a venire a visitare la nostra azienda e toccare con mano la nostra realtà. Vedranno che non c’è niente di falso ma semplicemente una sincera e profonda attenzione e rispetto verso gli altri”.
CONCLUSIONI
Le critiche espresse in modo civile sono sempre costruttive e questo dibattito è stata un’utile occasione per riflettere sul fatto che l’impresa ha un importante ruolo sociale, oltre che economico. Invitiamo quindi i nostri lettori a farci conoscere le iniziative sociali svolte o promosse dalle aziende del nostro settore, oltre a quelle tecniche e commerciali, che ovviamente costituiscono il nucleo principale del nostro lavoro informativo. Fateci sapere (e quindi fate sapere al mercato) anche quello che fate e quello che pensate, trasmettendo i vostri valori e la vostra attenzione nei confronti dell’ambiente, della società e dei vostri dipendenti.
IL COMMENTO DI REPORT
Egr. direttore
ho letto attentamente l’articolo che mi hai inviato in bozza e, visto che le tue risposte mi sembrano già ampiamente esaustive, mi limito a sottolineare un paio di passaggi.
Ci teniamo a ribadire che la scelta di raccontare la storia della Geico e le modalità con le quali questo racconto è stato presentato al pubblico sono state compiute dalla nostra redazione ed in particolare da me, autore del servizio, in totale indipendenza.
Il personale della Geico ha semplicemente risposto in modo trasparente a delle domande che gli sono state poste. In ogni caso credo che raccontare una storia esemplare non rappresenti nessuna offesa nei confronti dei tanti piccoli imprenditori che con spirito di sacrificio e abnegazione stanno coraggiosamente affrontando questa difficile fase economica.
A loro va tutta la nostra stima e il nostro rispetto, come credo abbiamo dimostrato in ogni occasione con il nostro lavoro.
Giuliano Marrucci