Serramenti difetti sfogliatura

Che fare quando la resina presente nelle conifere fuoriesce dal legno?

MASSIMO TORSELLO

IL PINO: PREGI E DIFETTI

Nella costruzione di serramenti, il materiale più ampiamente utilizzato è il legno di pino; infatti, le sue eccellenti caratteristiche tecnologiche e la sua buona lavorabilità, unite al basso costo della materia prima ed alla sua facile reperibilità, permettono di ottenere un prodotto di qualità discreta a costi contenuti. Il raggiungimento di un buon rapporto qualità-prezzo non deriva però dall’utilizzazione del materiale tal quale, ma è una conseguenza dell’applicazione di alcuni accorgimenti tecnici che vanno dal trattamento iniziale di essiccazione del legno alla fase finale di verniciatura del manufatto. La lavorazione del legno di pino non è esente da problematiche specifiche, che vanno affrontate con cognizione di causa, se si vuole ottenere un prodotto apprezzabile, e che vanno tenute in debita considerazione, da parte del serramentista, se vuole evitare eventuali spiacevoli contestazioni.

UN CASO EMBLEMATICO

Questo articolo prende spunto dalla richiesta di un abbonato, per affrontare più in generale il problema legato alla presenza di resina naturale all’interno del legno ed alle possibili conseguenze, estetiche e non, che tale presenza può provocare nella realizzazione di serramenti da esterno. Il caso di difetto segnalato merita di essere descritto, in quanto legato all’errato impiego del diluente usato per l’applicazione della vernice al solvente (motivo in più per sconsigliarne l’uso e passare ai cicli all’acqua, in quanto è ormai universalmente riconosciuto che, per i serramenti, rappresentano la soluzione migliore sotto tutti i punti di vista produttivi, tecnici, di durata e ambientali). L’abbonato, mal consigliato dal proprio inesperto fornitore, ha utilizzato acquaragia pura, nonostante sia noto che l’impiego di tale prodotto come diluente sintetico è sconsigliabile nelle applicazioni a spruzzo con prodotti vernicianti che richiedono una “curva solventi” adeguatamente bilanciata. L’acquaragia, infatti, evaporando molto lentamente può creare, in condizioni particolari (legni resinosi, esposizione ad elevate temperature), gravi difetti (bolle) dovuti all’incompleta essiccazione del film di vernice. Generalmente parlando, le conifere come il pino, il larice, il pitch-pine, il douglas e l’abete bianco e rosso, sono caratterizzate da una abbondante quantità di resina presente nel tronco all’interno di grossi capillari e/o in sacche, generalmente poste in prossimità dei nodi. Analogamente agli altri estrattivi presenti (sostanze quali cere, oli, eccetera che, in particolari condizioni ambientali, possono “migrare” verso la superficie esterna, presentandosi alla vista), la quantità e la qualità della resina contenuta nel legno dipende dalla specie, dalla zona di provenienza, dalla stagione in cui è avvenuto il taglio e dalle procedure di essiccazione a cui esso è stato sottoposto.

CONSIGLI GENERALI

Dal punto di vista tecnico-operativo della lavorazione, la principale difficoltà causata dalla resina è riscontrabile durante la fase di verniciatura del manufatto. Per garantire un buon “aggrappaggio” della vernice al substrato, è necessario che la superficie da trattare non presenti tracce di resina o di altri estrattivi; in caso contrario, si possono verificare fenomeni di cattivo scorrimento del prodotto nella fase di impregnazione e/o di insufficiente filmazione della vernice, con piccole rotture in prossimità dei punti di maggiore concentrazione degli estrattivi stessi. L’eliminazione totale della resina dall’interno del legno risulta tecnicamente ed economicamente impraticabile, anche utilizzando le più moderne tecniche di essiccazione sottovuoto; i più utilizzati sistemi di essiccazione industriale impiegati per la stagionatura del legname all’origine, sono del tipo a condensazione e come tali non prevedono l’utilizzo di temperature elevate (pur assicurando un livello di umidità relativa idoneo alla lavorazione che, per legname destinato alla costruzione di serramenti, è del 18-20% circa), che invece aiuterebbero la fluidificazione della resina ed una sua preliminare fuoriuscita dal legno. Quindi il modo più adeguato per ovviare agli inconvenienti sopra citati è quello di procedere alla verniciatura del manufatto subito dopo l’operazione di carteggiatura, cioè prima dell’eventuale “essudazione” della resina. Il fenomeno dell’essudazione è praticamente inevitabile, in quanto, non ci risulta che esistano prodotti vernicianti in grado di bloccare completamente questa sostanza, impedendone la fuoriuscita. La diretta conseguenza dell’essudazione è allora rappresentata da tutta quella gamma di imperfezioni, estetiche e non, del film protettivo di vernice che compaiono generalmente dopo la posa in opera dei manufatti. Vediamo di analizzarne brevemente le cause e di specificare quali possano essere gli accorgimenti adottabili per rimuovere il difetto o, almeno, ridurne gli effetti indesiderati.

I DIFETTI DI VERNICIATURA

Il serramento verniciato, una volta completato a regola d’arte e messo in opera, non presenta inizialmente alcuna imperfezione. Dopo poco tempo dall’avvenuta installazione però, possono già manifestarsi essudazioni localizzate di resina sulla parte rivolta all’esterno, soprattutto in prossimità dei nodi del legno, ma anche sulla parte rivolta all’interno, in particolare se è vicina a fonti di calore. La causa principale di questo fenomeno è da imputarsi all’azione diretta dei raggi solari; l’intensità dell’irraggiamento dipende, ovviamente, dalla posizione del serramento (maggiore se esposto a sud, minore se esposto a nord) e dalla stagione dell’anno, ma è sufficiente il susseguirsi di pochi cicli termici (alternanza di giorno e notte) perchè l’inconveniente si presenti, dopo alcune settimane, in tutta la sua evidenza. Si tenga inoltre presente che, in funzione del colore applicato, il supporto può raggiungere temperature con valori fino anche a 80°C, soprattutto quando il colore dell’infisso è scuro (ad esempio il classico verde). Le conseguenze dell’irraggiamento solare sono le seguenti:

  • aumento di volume della resina presente nei canali resiniferi, con conseguente sua fuoriuscita all’esterno attraverso il percorso più breve;
  • manifestazione del cosiddetto fenomeno di “fluage” del film protettivo, causato dai solventi (ad es. la trementina, comunemente chiamata acquaragia) presenti nella resina, il quale va soggetto ad un processo immediato di depolimerizzazione. Viene così a formarsi la cosiddetta “sbollatura” sulla porzione di legno occupata dal nodo che, oltre a costituire un antiestetico raggrinzimento della verniciatura, può portare anche alla rottura del film stesso, con conseguenti possibili danni al serramento.

Il film protettivo di vernice non è in grado di fermare la resina fluidificata, ma viene da essa attraversato; sulla superficie del manufatto si formano quindi, in prossimità dei nodi, delle gocce collose o dei rigonfiamenti che, col passare del tempo, tendono a solidificare, dando origine a strutture dure e resistenti. Se invece il legno è laccato, il difetto estetico si manifesta in termini di ingiallimento della pellicola di vernice, che risulta particolarmente visibile nel caso di colori chiari. L’intervento di rimozione, dal manufatto, della resina essudata e, quindi, l’eliminazione dell’inconveniente estetico, dipende dal grado di indurimento della stessa. Se la resina viene individuata quando è ancora collosa, è possibile utilizzare un diluente idoneo in grado di rammollirla e di permetterne la successiva rimozione, senza danneggiare la vernice sottostante. Se invece la resina viene individuata quando è già essiccata, l’unica soluzione applicabile consiste nell’asportazione meccanica della goccia, da effettuarsi preferibilmente a bassa temperatura ambiente poiché, in tali condizioni, essa è più fragile; va precisato però che tale operazione può arrivare a danneggiare il film protettivo rendendo necessario il ritocco della superficie. Diversamente, qualora si optasse per la limitazione del danno, anzichè per la rimozione del difetto, l’uso di prodotti tixotropici da esterno contenenti filtri UV, potrebbe rappresentare una soluzione accettabile del problema, garantendo contemporaneamente un’adeguata protezione del serramento. Tali prodotti permettono infatti, una volta applicati, di evidenziare la venatura del supporto legnoso, rendendo meno evidenti i difetti dovuti alla discontinuità di colore provocata dalla resina; dal punto di vista estetico, le imperfezioni inevitabilmente presenti potrebbero allora essere addirittura considerate come una caratteristica tipica del materiale utilizzato. Va comunque sottolineato che, a causa della diffusa presenza di nodi, sarebbe preferibile che alcune conifere resinose non venissero proposte o richieste rifinite con vernici coprenti. Ad esempio, l’impiego del larice russo è controindicato nel caso di applicazione di tinte chiare, mentre per migliorarne la verniciabilità sono consigliabili il lavaggio della superficie con acetone prima dell’impregnazione e l’applicazione di spessori molto bassi di vernice, preferibilmente in tre mani, in modo da favorire l’essiccazione dei singoli strati.

IL PROBLEMA DEI NODI

Anche i nodi possono essere i diretti responsabili della rottura del film di vernice, a causa della loro differente compattezza rispetto al legno circostante, che si traduce in diversità di comportamento meccanico (ritiro e dilatazione) quando si trovano sottoposti ai cicli termici quotidiani. La scelta del materiale, deve quindi prendere in considerazione anche questo ulteriore aspetto, privilegiando l’impiego di legno con nodi di piccole dimensioni, possibilmente non oltre il 30% della larghezza del montante e comunque non superiori a 30 mm di diametro (classe J30 secondo la EN 942, vedi tabella 1); i nodi perciò devono essere compatti e saldamente inseriti nel legno.

ASPETTI LEGALI

Un contratto per la fornitura di serramenti da esterno, per evitare sorprese in caso di contenziosi legali, dovrebbe sempre precisare le caratteristiche del materiale utilizzato, a partire dalla descrizione del tipo di legno; se, ad esempio, ci si limita a scrivere “pino” sul contratto, senza specificare la specie, la lacuna, oltre ad evidenziare una carenza di professionalità da parte dell’offerente, può risultare controproducente per il serramentista in un eventuale contenzioso, nel quale il riferimento oggettivo sarà soggetto alla norma tecnica UNI EN 942 “Classificazione generale della qualità del legno in falegnameria”, la quale descrive anche le tecniche per la riparazione, con inserti di legno (tassellatura) o con stuccatura, dei nodi cadenti (“morti”) o non sani, delle fessurazioni e di altri difetti.