Metafore denaro bruciato

Abbiamo più volte segnalato, sulle pagine delle nostre riviste, la ”disinvoltura” con cui molte aziende hanno usufruito delle agevolazioni previste dalla cosiddetta ”Tremonti ambientale”, che prevedeva la detassazione degli investimenti in impianti che riducono l’impatto ambientale

Fino al 30/6/2010, data in cui si sono chiusi i termini per usufruire delle agevolazioni, alcuni costruttori, spalleggiati da consulenti che a fronte di provvigioni e/o tangenti, millantavano di far ottenere l’assenso alla detassazione dagli Enti competenti (assenso che in realtà non era affatto necessario), hanno venduto apparecchiature di spruzzatura, reciprocatori, robot, impianti di lavaggio, impianti di verniciatura, impianti di depurazione aria e trattamento delle acque, grazie all’allettante possibilità di detassare gran parte dell’investimento.
Come spesso accade nel nostro Paese, una buona legge viene utilizzata per eludere ed evadere il fisco, per cui tra le numerose pratiche effettuate seguendo in modo corretto le procedure previste dalla normativa, si sono accumulati tentativi, apparentemente ben riusciti, di detassazione illecita.
La responsabilità sulla valutazione della conformità ai requisiti previsti dalla legge era solo dell’azienda (il consulente non ne risponde minimamente), che in pratica si autodetassava il reddito con una semplice autocertificazione.
Ciò non significava, ovviamente, che ognuno potesse detassare ciò che voleva: nel nostro settore ad esempio, la sostituzione dei prodotti a solvente con quelli all’acqua, l’acquisto di un impianto che riduce l’impatto ambientale, oppure l’installazione di un impianto di depurazione, non erano condizioni sufficienti per usufruire dei benefici fiscali, in quanto dovevano essere rispettate due precise condizioni: erano esclusi gli investimenti ambientali realizzati per adeguarsi agli obblighi di legge;
doveva essere individuata la parte di costo dei beni acquistati che consentiva di raggiungere un grado di tutela ambientale maggiore di quello che, in base allo stato dell’arte, sarebbe richiesto per esigenze produttive. Questo principio è sintetizzato dal concetto di ”approccio incrementale” di tutti gli investimenti, che già premia le aziende che operano in modo da migliorare continuamente i processi e prodotti dal punto di vista ambientale, come previsto dalle certificazioni ISO 14000 ed EMAS.
Nel 2004 pubblicammo l’articolo ”soldi facili con la Tremonti ambientale? Il fisco ha la memoria lunga”, in cui suggerivamo di non cedere alle lusinghe di costruttori e consulenti ”disinvolti” e purtroppo siamo stati facili profeti, in quanto negli ultimi mesi sono arrivate in redazione diverse segnalazioni di casi in cui l’Agenzia delle entrate di varie zone d’Italia ha effettuato controlli fiscali, inviando avvisi di accertamento a numerose aziende che hanno illecitamente usufruito delle agevolazioni. I documenti che abbiamo potuto analizzare mostrano una notevole competenza tecnica da parte degli esperti del fisco, che hanno contestato dettagliatamente la detassazione di centinaia di migliaia di euro.
Naturalmente a pagare il conto non saranno nè i costruttori degli impianti, nè i consulenti, che hanno già incassato i loro compensi, bensì gli utilizzatori che, indipendentemente dalla buona o malafede con cui si sono fatti convincere, saranno una volta in più ”cornuti e mazziati”.