Qualche mese fa il quotidiano “Il Sole 24 ore” ha pubblicato un’intervista a Riccardo Cavalleroni, presidente del gruppo vernici di AVISA – Feder-chimica che ha suscitato numerose polemiche. I temi aperti dall’intervista, passati spesso sotto silenzio, sono di estrema importanza e meritano una riflessione da parte di tutti gli operatori del settore. Riportiamo il testo integrale dell’articolo e la “lettera aperta” inviata a Cavalleroni dal nostro direttore di Federchimica dove sollecita il rispetto delle normative
Vernici, sale l’allarme per concorrenti illegali
Per avere un ruolo nel mercato europeo l’industria italiana delle pitture e delle vernici deve procedere a passi spediti verso forme di concentrazione. Ma questo processo è bloccato da un arcipelago di poco meno di un migliaio di piccoli operatori che, basando la loro sopravvivenza sull’inosservanza delle leggi fiscali, contributive e ambientali, impediscono di fatto la razionalizzazione e il rafforzamento dell’offerta italiana di prodotti vernicianti. Riccardo Cavalleroni, presidente del Gruppo pitture e vernici (86 imprese per ricavi globali di quasi 2mila miliardi a fine ‘98) in seno a Federchirnica, annuncia una serie di iniziative per sbloccare una situazione che rischia di consegnare gran parte delle industrie italiane nelle mani dei gruppi multinazionali stranieri. “Federchimica – spiega – ha lanciato il progetto denominato “responsabilità delle regole” e, a luglio, avremo un incontro con il ministro Bersani per chiedere che le autorità competenti garantiscano il rispetto delle leggi”. Secondo Cavalleroni. è impensabile che le aziende in regola possano portare avanti progetti di acquisizione o fusione con chi opera al di fuori della legalità. “Come si può immaginare – sottolinea – di condurre una due diligence su un’azienda che basa i suoi margini di redditività sulla violazione delle regole? E questa situazione finisce per mantenere le industrie italiane legate al palo di una dimensione limitata, prive di una massa critica adeguata e in un contesto di esasperato frazionamento”. Con il risultato che è in continuo aggiornamento l’elenco degli imprenditori che decidono di passare il testimone ai colossi stranieri che, a loro volta, trasferiscono all’estero le attività di ricerca e quindi abbassano il livello, fino ad oggi eccellente, del know how italiano nel settore. “La situazione che si è creata in Italia – osserva Cavalleroni – è anche frutto di una malintesa tolleranza verso una realtà alla quale veniva riconosciuto il merito di creare comunque ricchezza. Ma questo tipo di approccio non è più sostenibile all’interno di un mercato europeo”.
D.Ra.
Il testo dell’intervista apparsa il 16 giugno 1999 sul quotidiano “Il Sole 24 ore”
Egr Dr. Cavalleroni, ho letto con molto interesse e qualche perplessità l’articolo apparso sul quotidiano “Il Sole-24 Ore” mercoledì 16 giugno. L’interesse nasce dal fatto che per la prima volta su un quotidiano di rilevanza nazionale viene espresso con estrema chiarezza un concetto che, pur essendo noto agli operatori del settore, è sempre rimasto tra i panni sporchi da lavare in famiglia: nel mondo delle vernici esiste un diffuso fenomeno di “…inosservanza delle leggi fiscali, contributive e ambientali…”, grazie al quale sopravvivono “…poco meno di un migliaio di piccoli operatori…”.
Il testo virgolettato è opera del giornalista, ma anche nell’intervista lei dichiara che è impensabile che le aziende in regola possano portare avanti progetti di acquisizione o fusione con chi opera al di fuori della legalità. Non si può collaborare con “…aziende che nel mondo delle vernici esiste un diffuso fenomeno di “…inosservanza delle leggi fiscali, contributive e ambientali…”, grazie al quale sopravvivono “…poco meno di un migliaio di piccoli operatori…” basano i margini di redditività sulla violazione delle regole…”. Le perplessità nascono dal fatto che con tali affermazioni, si generalizza un giudizio che porta a due conseguenze estremamente gravi:
il Gruppo pitture e vernici di Federchimica, a nome del quale lei parla, (86 imprese con ricavi globali di quasi 2mila miliardi a fine ‘98), ha le prove dell’esistenza di quasi un migliaio di piccoli e grandi criminali (a secondo del peso che ognuno può assegnare all’evasione fiscale, al lavoro nero o all’inquinamento ambientale)
i criminali sono individuabili nell’arcipelago dei piccoli operatori (quanto piccoli? al di sotto di un certo fatturato o di un certo numero di addetti?).
E’ vero che questi pensieri sono diffusi tra gli operatori del settore, ma un conto è parlarne e un conto è trovarseli pubblicati su un quotidiano letto da centinaia di migliaia di persone. Io stesso, come giornalista, pur avendo avuto diverse esperienze negative con piccole aziende, mi guarderei bene dal considerare criminali tutti i piccoli operatori: quando ho avuto le prove di comportamenti scorretti di singole aziende, piccole o grandi, le ho denunciate, facendo nomi e cognomi, sia sulle pagine delle mie riviste, sia alle autorità competenti (in questo senso la condanna della multinazionale Hoechst per pubblicità ingannevole dovrebbe far riflettere). Al di là di queste perplessità, desidero comunque congratularmi per il coraggio con il quale si è voluto sollevare apertamente un problema rimasto finora chiuso nelle stanze associative e mi auguro che il progetto “Responsabilità delle regole”, lanciato da Federchimica, rappresenti l’inizio di una svolta rispetto a un passato pieno di buone intenzioni, ma povero di azioni concrete. Poichè l’argomento mi interessa particolarmente e costituisce uno dei pilastri centrali della mia attività editoriale, mi permetto di suggerirle alcune iniziative che a mio avviso darebbero un segnale forte di un’inversione di rotta che, anche dalla sua intervista, appare ormai non più procrastinabile. Codice di Autodisciplina AVISA Rilanciare questo intelligente progetto, purtroppo dimenticato in qualche cassetto, coinvolgendo i consumatori e integrandolo con altre iniziative di controllo del mercato (e non solo di autocontrollo), consentirebbe di dare maggior visibilità anche alle attività del vostro “Comitato Etica”, di cui conosco vagamente l’esistenza e che invece dovrebbe avere ampio risalto sulla stampa tecnica e non.
Diluente CERTO e Pubblicità ingannevole
Le mie iniziative di denuncia del fenomeno dei diluenti “truccati” e dell’impiego ingannevole dei termini ecologico, non tossico, non nocivo, nella pubblicizzazione dei prodotti vernicianti (fortunatamente sempre meno diffuso), hanno avuto il sostegno individuale di uno sparuto gruppo di aziende, mentre mi sarei aspettato uno sforzo maggiore a livello associativo, non tanto a livello di promozione di un marchio di garanzia (centinaia di analisi mi hanno confermato che i produttori di vernici, anche quelli piccoli, non sono coinvolti in questo fenomeno, per cui comprendo la scelta delle singole aziende di non aderire all’iniziativa), ma almeno nella segnalazione dei numerosi casi che le aziende riscontrano sul mercato. E’ vero che questi pensieri sono diffusi tra gli operatori del settore, ma un conto è parlarne e un conto è trovarseli pubblicati su un quotidiano letto da centinaia di migliaia di persone
Quante volte agli associati AVISA è capitato di subire azioni di concorrenza sleale (e non solo dei diluenti
Quante volte agli associati AVISA è capitato di subire azioni di concorrenza sleale (e non solo dei diluentisti), grazie all’uso “disinvolto” della pubblicità, dell’etichettatura, della fatturazione in nero, della classificazione di comodo delle sostanze organiche volatili per rientrare nei limiti della legislazione sulle emissioni in atmosfera? E quando parlo di segnalazione non mi riferisco alle “gole profonde” che ci hanno fatto arrivare in redazione alcune notizie (cercando magari di utilizzarci per fini di vendetta commerciale), bensì ad azioni di denuncia che l’associazione dovrebbe portare avanti per tutelare i propri membri, che rischiano altrimenti di essere confusi nel mucchio, con i risultati economici che tutti abbiamo davanti.
Scuole e corsi di formazione
Se si vuole davvero far crescere il nostro settore, bisogna far sì che si possa distinguere con chiarezza il fornitore serio da quello scorretto (che spesso travalica nel criminale). Per questo è fondamentale far crescere il livello professionale dei fornitori e degli utilizzatori ed avere così tecnici e commerciali corretti e preparati, nonchè utilizzatori capaci di distinguere le aziende e i prodotti più qualificati (e magari disposti a riconoscere un più equo margine di profitto, oggi sacrificato all’indifferenziazione degli interlocutori commerciali, che si combattono “per qualche dollaro in più”). Non è pensabile che la formazione professionale venga lasciata alle singole iniziative delle aziende, o alla buona volontà dei divulgatori (che spesso hanno come unico scopo il personale, sia pur legittimo, arricchimento). Ho presentato al responsabile AVISA del settore legno, ing. Moltrasio, un progetto formativo che potrebbe essere applicato a tutti i settori d’impiego professionale delle vernici e sono disponibile a collaborare per la sua concreta realizzazione.
Rapporti con le riviste
Una vera inversione di rotta in senso etico non può prescindere dall’esistenza di una stampa tecnica libera e indipendente dalle pressioni commerciali degli inserzionisti. Purtroppo il nostro settore, non unico per la verità, è caratterizzato da decenni di informazione servile che, oltre ad aver appiattito l’immagine delle aziende, ci ha fatto perdere di credibilità sia tra gli utilizzatori che tra gli enti pubblici (ASL, Province, Regioni e Ministeri), privi di fonti autorevoli da cui attingere informazioni tecniche sullo stato dell’arte. I cosiddetti “articoli tecnici” sono molto spesso sviolinate commerciali disponibili solo agli inserzionisti più “generosi”, che si sentono orgogliosi di leggere adulazioni che ormai non interessano più a nessuno. Nei cosiddetti convegni tecnici, i relatori pagano l’organizzatore per poter promuovere i propri prodotti, per cui non paga chi ascolta, come sarebbe logico, bensì chi parla: in questo modo si assiste sempre di più alla diffusione di “consigli per gli acquisti” spacciati per informazioni. Le riviste tecniche dovrebbero invece agire da “filtro”, per verificare le prestazioni tecniche e ambientali dei prodotti, impegnandosi a fornire informazioni chiare, precise e soprattutto indipendenti. AVISA dovrebbe contribuire a questo sforzo, fornendo materiale tecnico e presentando lo stato dell’arte del settore in modo da far circolare informazioni utili agli utilizzatori e agli enti pubblici, che attualmente attingono a fonti frammentate e commerciali, con le conseguenze che abbiamo tutti davanti: utilizzatori confusi e norme legislative applicate in maniera opposta tra una provincia e l’altra. Nel ribadire le mie congratulazioni per aver sollevato problemi che ritengo di vitale importanza per il futuro del nostro settore, le confermo la più completa disponibilità delle mie strutture per sostenere e diffondere ogni tipo di iniziativa volta a portare trasparenza e rispetto delle regole nel mondo della verniciatura.
Cordiali saluti.
Pierluigi Offredi