Vignetta San Tommaso

Anche nel nostro settore arrivano le prime certificazioni ambientali. Dopo Selva Style e Mobileur molti si stanno muovendo e anche le piccole e medie aziende si guardano intorno…

PIERLUIGI OFFREDI

UN’OPPORTUNITA’ PER GLI ABBONATI

Ambiente Italia di Milano, utilizzando il suo sistema di rete di società collegate (Arianna di Treviso e Ecobilancio Italia di Roma) è in grado di proporre alle aziende del nostro settore un “check” finalizzato alla verifica della conformità ambientale, in base alle norme di riferimento per i Sistemi di Gestione Ambientale (norma internazionale ISO 14001 e Regolamento EMAS). Il servizio viene offerto a condizioni vantaggiose agli abbonati della nostra rivista mediante due modalità:

  1. con la spedizione (via fax, e-mail, posta) di una check-list che verrà eventualmente integrata via telefono a cura dello staff tecnico

  2. mediante una visita di mezza giornata presso l’azienda interessata.

In entrambi i casi il prodotto finale consegnato all’azienda sarà un rapporto dettagliato, che metterà in luce le differenze tra l’attuale sistema di gestione aziendale e quello previsto dalle norme di riferimento (includendovi anche gli scostamenti dalle disposizioni di legge). Il rapporto tecnico-gestionale sarà corredato (su richiesta dell’azienda) da un piano di lavoro dettagliato per raggiungere la certificazione ambientale (ISO 14001 o EMAS), in modo da chiarire gli sforzi economici (risorse finanziarie) ed organizzativi (risorse umane) per arrivare all’obiettivo. I tempi di esecuzione del lavoro prevedono nel primo caso la spedizione della check-list dopo 2 giorni dalla segnalazione e la spedizione del rapporto dopo una settimana dall’avvenuta consegna di tutti i dati richiesti attraverso la checklist. Nel secondo caso il contatto telefonico dell’azienda interessata avverrà entro due giorni dalla segnalazione, allo scopo di fissare la data della visita, mentre la spedizione del rapporto avverrà una settimana dopo la visita in azienda.

LA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE

Come già era avvenuto per la certificazione di qualità (ISO 9000), si è creata l’idea che la certificazione ambientale sia un’iniziativa alla portata esclusiva delle grandi aziende, in quanto comporterebbe un enorme dispendio di risorse umane e finanziarie. In realtà, come hanno potuto verificare anche le piccole e medie aziende che hanno ottenuto la certificazione ISO 9000, grazie anche ai finanziamenti offerti dagli enti pubblici in numerose regioni, il percorso della qualità non è poi così difficile, anzi una volta intrapreso il cammino ci si rende conto dei numerosi vantaggi ottenuti. Non si tratta solo dell’immagine data dal “bollino”, ma anche e soprattutto del miglioramento organizzativo e gestionale che le procedure adottate forniscono alla struttura produttiva, che si traduce in una maggiore efficienza aziendale e, ovviamente, in una crescita della qualità del prodotto. Lo stesso discorso vale per la ISO 14001. Ma perché un’azienda dovrebbe certificarsi ecologicamente? Che vantaggi ne può trarre? A che cosa realmente serve questo ennesimo marchio di qualità? Sono domande a cui bisogna rispondere con precisione, se si considera che una certificazione ambientale richiede comunque un notevole impiego di risorse finanziarie e umane, anche perchè si tratta di progetti che, modificando i processi produttivi, richiedono tempi di attuazione considerevoli.

UN’OPPORTUNITÀ PER L’IMPRESA

Ci stiamo avvicinando al terzo millennio con una precisa consapevolezza: i processi produttivi ispirati alla filosofia “usa e getta” hanno creato un diffuso spreco di energia e di risorse che il nostro pianeta non può ulteriormente sopportare. I Paesi più industrializzati del pianeta hanno sviluppato un modello di consumo non sostenibile nel lungo periodo, sia perché le risorse naturali non sono illimitate, sia per il livello inaccettabile di inquinamento ambientale che tale modello ha prodotto. E’ quindi indispensabile cambiare rotta, seguendo la strategie del “fare di più con meno” e sostituendo i processi di produzione poco attenti al risparmio di risorse ed energia. Bisogna cioè incentivare modelli di produzione e di consumo capaci di coniugare obiettivi di benessere economico e sociale con obiettivi di salvaguardia e miglioramento ambientale. Qualcuno può pensare che dietro questa idea si celi l’ideologia del “tutti più poveri e più felici”, o peggio ancora del ritorno alla candela. La svolta vera sta invece nella creazione di una ricchezza generalizzata che, anziché costruirsi sugli eccessi e sullo sfruttamento dell’ambiente, sia in grado di crescere nel rispetto dell’equilibrio ecologico. Non si tratta di un mero ritorno al passato, anche se è necessario recuperare alcuni dei valori tipici della civiltà contadina, nella quale si recuperava tutto il possibile e si buttava il meno possibile. Non è certo una strada facile da percorrere, perché da un lato bisogna puntare sull’innovazione tecnologica, orientata alla messa a punto e all’ottimizzazione di processi, prodotti e servizi ecocompatibili. Dall’altro lato si tratta di modificare stili di vita e di consumo, comportamenti di acquisto, il che implica un forte cambiamento dei valori culturali. Si tratta, e non è cosa da poco, di trasformare la società consumista in un nuovo sistema orientato alla qualità, al risparmio e alla conservazione. Ciò comporta che chi acquista beni e servizi si trasformi da “consumista” in “consumerista”, cioè in un consumatore più attento non solo alla qualità del prodotto (che è legata al rapporto tra prezzo e prestazione), ma anche all’impatto ambientale che quel prodotto crea nel suo ciclo di vita globale.
Selva Style e Mobileur sono le prime aziende del nostro settore che hanno ottenuto la certificazione ISO 14000
La crescita della sensibilità verso i temi ambientali rappresenta sicuramente uno dei grandi motori di cambiamento dell’economia mondiale.
Diventano più “verdi” i cittadini-consumatori e cambia anche la legislazione, che diventa sempre di più un fattore di trasformazione dei processi produttivi.
Diventano quindi anche più “verdi” le imprese: per obbligo, o nel tentativo di trarre vantaggi commerciali da un’immagine ambientalmente compatibile.
Diventa più “verde” anche il mondo finanziario, che vede sempre più, al di là delle ideologie, l’evoluzione delle esigenze ambientali come una potenziale sorgente di valore.
Questa rivoluzione è solo agli inizi ed è fortemente contrastata, più o meno consapevolmente, da tutti coloro che producono beni a basso contenuto tecnologico e ad alto impatto ambientale, il cui unico vantaggio è costituito dal basso prezzo. E’ il caso dei Paesi in via di sviluppo, quasi sempre privi di legislazioni ambientali e dotati di mano d’opera a basso costo, ma anche di quelle fasce produttive tuttora consistenti in Italia, che sopravvivono grazie all’assoluto disprezzo delle norme esistenti (per altro quasi sempre troppo ambiziose, contorte e ambigue, per la gioia dei consulenti) e all’assenza di controlli efficaci. Per questo, non esistendo ancora normative vincolanti che li proteggano dalla concorrenza, i prodotti e i servizi delle aziende “verdi” non devono comportare per gli acquirenti svantaggi eccessivi in termini di prestazioni e di prezzi.
In questo quadro esiste un ulteriore elemento di disturbo; si tratta di quei “venditori di fumo” che spacciano per ecologico ciò che non può essere (ad esempio vernici, diluenti e solventi), contando sull’ignoranza degli utilizzatori finali. Per questo è fondamentale diffondere una maggiore razionalità negli acquisti: l’attenzione al corretto rapporto qualità/prezzo, il valore della qualità, la sensibilità ai requisiti di sicurezza ambientale, la più diffusa abitudine di leggere le schede tecniche e di sicurezza renderanno sempre più fragili le promesse degli “ecofurbi”, non sorrette da caratteristiche reali dei prodotti. Ciò implicherà anche la perdita di credibilità per le caratteristiche ecologiche vantate ingannevolmente dai fornitori scorretti: sempre più, il vantaggio competitivo passerà attraverso un’analisi accurata delle vere prestazioni che un prodotto ambientalmente compatibile deve avere.

LA LEGISLAZIONE STIMOLA IL MERCATO

Chi opera con i mercati più evoluti si è già reso conto della trasformazione in atto. La motivazione ambientale viene sfruttata anche come “barriera commerciale” per combattere la concorrenza esterna e sono sempre più numerosi i casi di richiesta di prodotti a basso contenuto di solvente o di assenza di sostanze etichettate come nocive. L’esempio dei Paesi dell’area del marco (Germania, Olanda, Danimarca) che, grazie a una normativa particolarmente severa hanno sviluppato tecnologie di difesa dell’ambiente oggi esportate in tutto il mondo, è senza dubbio illuminante al riguardo. Naturalmente è necessario armonizzare le norme a livello europeo, assicurando un controllo sul loro rispetto, per evitare distorsioni della concorrenza.

IN COSA CONSISTE LA CERTIFICAZIONE AMBIENTALE

Gli strumenti di carattere volontario, come i sistemi di gestione ambientale e i marchi di compatibilità ecologica dei prodotti, sono particolarmente adeguati sia allo scopo di diffondere nel mondo delle imprese un approccio positivo alle problematiche ecologiche, sia per modificare la percezione del rapporto tra imprese e ambiente, spesso legata a vecchi schemi, diffusa presso l’opinione pubblica. La pubblica amministrazione favorisce questo processo offrendo finanziamenti che stimolano l’adozione degli strumenti volontari di gestione della variabile ecologica. La certificazione ambientale impegna le aziende a raggiungere una serie di obbiettivi:
riduzione dei consumi di risorse energetiche
riduzione generalizzata degli sprechi
ottimizzazione dell’uso degli impianti produttivi
riduzione dei rifiuti prodotti, in particolar modo quelli pericolosi
identificazione, differenziazione, segregazione e corretto smaltimento dei rifiuti
prevenzione degli infortuni, preparazione alle emergenze, segnalazione delle anomalie
fabbricazione di prodotti a basso impatto ambientale, realizzati mirando alla sicurezza nel loro impiego, al loro recupero o riciclabilità al momento della dismissione (fine vita), con l’impiego di materie prime eco-compatibili e riciclabili.

CONCLUSIONI

La certificazione ambientale è un momento determinante per un’azienda, ma successivo rispetto a un insieme di scelte che possono essere fatte anche da chi non si è ancora certificato e forse non si certificherà mai. Lavorare secondo i principi della compatibilità ambientale, sperimentando nuove tecnologie e nuovi prodotti, è una modalità che può riservare notevoli sorprese in termini di risparmio: molti hanno già verificato che molto spesso ecologia fa rima con economia. Non so a quanti interesserà infine cogliere un altro aspetto positivo della certificazione ambientale, ma per la prima volta le aziende hanno la possibilità non solo di sviluppare attività per migliorare le quote di mercato dei propri prodotti, ma anche, tramite il lancio di prodotti ambientalmente compatibili, di contribuire e partecipare in modo attivo alla costruzione di un mondo migliore.