Verniciatori

Egregio Direttore, ho una cabina di verniciatura a velo d’acqua e, prima dello scarico in atmosfera, ho dovuto installare un filtro a carboni attivi “a perdere” per rispettare i limiti alle emissioni. Ogni mese sostituisco 500 kg di carboni: quelli esausti li conferisco ad uno smaltitore, che mi chiede un euro/kg per le operazioni di sua competenza; il problema è che lo smaltitore mi fa pagare 800 euro perchè dice che quello è il peso dei carboni che ritira. Io fino ad ora non mi ero preso la briga di pesarli, ma adesso mi è venuto il dubbio di essere stato fregato. Lei cosa ne pensa? Qualcuno mi ha anche detto che è possibile riciclare i carboni invece che smaltirli come rifiuti: è vero? E se è vero, mi conviene smaltirli o riciclarli?

Gentile abbonato, la ringrazio per la sua lettera e per le questioni che essa pone: ne approfitto per fare un po’ di chiarezza su una materia che può dare adito a confusione, a tutto vantaggio delle attività poco corrette e trasparenti di qualche “furbetto”. Innanzitutto, il problema del peso del carbone esausto. Il carbone attivo è un materiale che, per sua natura, trattiene le molecole dei VOC contenuti nell’aria trattata, con un’efficienza che varia da sostanza a sostanza. Poichè tutte le molecole hanno un peso, va da sè che il peso finale di un carbone usato per la depurazione di tali sostanze, non potrà che essere maggiore del peso del carbone nuovo: quindi, se tratto 100 kg/mese di VOC con un’efficienza del 90%, il peso finale del mio carbone sarà aumentato di 90 kg. Attenzione però che non solo i VOC vengono trattenuti (adsorbiti) dal carbone: anche il vapor d’acqua, in determinate condizioni, viene adsorbito dal carbone, aumentandone il peso iniziale. Nel suo caso specifico, visto che il filtro si trova a valle di una cabina a velo d’acqua, è assai probabile (se non del tutto certo) che l’aria che attraversa i suoi carboni sia pressoché satura di vapor d’acqua, sia cioè in quelle determinate condizioni tali per cui viene facilmente trattenuta dai carboni stessi, a discapito dell’efficienza di adsorbimento dei VOC; in altre parole, la presenza di eccessivo vapor d’acqua nell’aria (Umidità Relativa superiore al 7080%), ostacola l’adsorbimento dei VOC, che vengono di conseguenza trattenuti con un’efficienza minore e fuoriescono in atmosfera in quantità maggiore rispetto al dovuto. Sarebbe quindi opportuno che lei, oltre a controllare il peso dei carboni che conferisce allo smaltitore (per assicurarsi di pagare il giusto e di non essere imbrogliato), controllasse anche le emissioni in atmosfera per verificare se il suo impianto rispetta i limiti previsti dalla normativa vigente. Quest’ultimo suggerimento viene dalla constatazione che il peso dichiarato dallo smaltitore (800 kg), ammesso che sia vero, rappresenta una capacità di adsorbimento del carbone pari al 60% (300 kg di sostanze adsorbite, rispetto ai 500 kg di carbone nuovo); visto le concentrazioni ed il tipo di sostanze che vengono emesse dalla sua cabina di verniciatura, ritengo improbabile che tale aumento di peso sia dovuto esclusivamente ad esse (una verifica immediata la può fare controllando quanti kg di vernice consuma in un mese e qual è il contenuto di solventi in essa presente), ma propendo per l’ipotesi che sia provocato principalmente dal vapor d’acqua (il che starebbe asignificare che lei spende parecchie decine di euro al mese persmaltire…acqua): per quanto spiegato in precedenza, mi aspetterei dunque un superamento dei limiti alle emissioni. Ma anche ammesso che tale incremento sia addebitabile principalmente ai solventi presenti nelle vernici, una così elevata capacità di adsorbimento starebbe ad indicare la totale “saturazione” del carbone, cioè quella particolare condizione estrema in cui il carbone non è più in grado di trattenere alcunché: anche in questo caso le emissioni risulterebbero abbondantemente al di sopra dei limiti. Per avere un ordine di grandezza della corretta capacità di adsorbimento di una cabina di verniciatura “tipica” che rispetta i limiti alle emissioni, l’aumento di peso dei carboni nuovi dovrebbe essere dell’ordine del 1025%, a seconda delle miscele di solventi (al netto dell’incremento di peso dovuto al vapor d’acqua) e della loro concentrazione.
Veniamo ora alla questione smaltimento/riciclo. La differenza tra le due modalità di sostituzione dei carboni, consiste nel fatto che lo “smaltimento” prevede il conferimento dei carboni esausti ad uno smaltitore autorizzato e la sostituzione della vecchia carica con una carica “vergine”; il “riciclo” prevede invece il conferimento dei carboni esausti allo stesso soggetto che fornisce i carboni “riattivati termicamente” in sostituzione della vecchia carica. In quest’ultimo caso, i carboni esausti non vengono buttati via, ma ne vengono ripristinate le proprietà adsorbenti e viene generalmente loro aggiunta un’aliquota di carbone attivo fresco, sia come reintegro delle perdite di lavorazione (di norma nei carboni per trattamento aria queste sono dell’ordine del 78%), sia per aumentare il numero di ricicli prima di sostituire completamente la carica.
Nel primo caso, mentre il peso dei carboni “vergini” è quello di partenza (500 kg), il peso del carbone esausto è inevitabilmente maggiore e quindi lo smaltitore si fa correttamente pagare per la quantità conferita che deve smaltire (ammesso, nel suo caso, che gli 800 kg dichiarati siano reali).
Nel secondo caso, invece, il soggetto che effettua la sostituzione ed il ritiro si fa generalmente pagare un prezzo forfettario che tiene conto delle due operazioni, sulla base del peso iniziale e non di quello finale: cioè, in questo caso, si paga solo la quantità restituita di prodotto riattivato. A titolo indicativo, il costo per il “riciclo” varia da 1 a 3 euro/kg, tutto compreso, mentre nel caso dello “smaltimento”, al prezzo dello smaltimento in sè (che lei indica in 1 euro/kg) deve aggiungere il prezzo per l’acquisto del carbone vergine.
Come considerazione finale, va aggiunto che il riciclo di un bene sarebbe sempre preferibile, dal punto di vista dell’impatto ambientale, al consumo “usa e getta”.

Pierluigi Offredi

Egregio Direttore, volevo aggiungere qualche considerazione all’articolo “;La moltiplicazione dei carboni attivi”;. I carboni attivi hanno la capacità di adsorbire solventi in media fino a circa il 20% del loro peso (poi ci possono essere alcune variazione in base alle sostanze adsorbite). E’ quindi bene sottolineare che, raggiunta la saturazione dei carboni (e ciò avviene mediamente, negli impianti che ci sono in giro, dopo 2-3 giorni di lavoro), tutto il resto del solvente se ne va tranquillamente in atmosfera. Nell’esempio dei 500 kg di carbone che diventano 800 kg, solo 100 kg (se non meno) saranno solventi, mentre per gli altri 200 kg sicuramente si è pagato profumatamente uno smaltimento di acqua e, purtroppo per il verniciatore, sarà così tutti i mesi, perchè in espulsione da una cabina a velo d’acqua l’umidità sarà sempre ben al di sopra del 70-80%. Per restare più sul generale mi chiedo, visto che io una risposta non riesco proprio a trovarla, come mai alcune istituzioni si ostinano ad imporre batterie di carboni attivi quando sanno benissimo che:

  • aggravano il verniciatore di costi di installazione, ma soprattutto di gestione elevatissimi e praticamente inutili;
  • se si dovesse effettivamente calcolare ogni quanto sostituire i carboni, nell’80% dei casi non si supererebbero i 3 giorni, mentre il più scrupoloso dei verniciatori li sostituisce una volta al mese;
  • il fenomeno gravissimo delle false fatturazioni di rigenerazione dei carboni è più che una consuetudine;
  • se un verniciatore dovesse attenersi scrupolosamente a quanto imposto farebbe prima a chiudere o a trasferirsi. Certo il problema delle emissioni non è di facile risoluzione, ma se già in partenza si impongono delle regole inutili e impossibili da realizzare, difficilmente si faranno passi avanti.

La Comunità Europea a tal proposito ha introdotto (con la direttiva VOC, nel 1999 non l’altro ieri) il concetto, a mio avviso semplice, chiaro ed efficace, di BILANCIO DI MASSA, ma purtroppo nella maggior parte delle regioni italiane si preferisce continuare ad imporre, soprattutto nelle autorizzazioni “;a ridotto inquinamento”;, un limite al camino che, sulla carta, sembra molto più restrittivo e a tutela dell’ambiente, ma che nella pratica quasi nessuno è veramente in grado di rispettare. Per decenza, tralascio di entrare nel merito della farsa delle analisi al camino, “;addomesticate”; da laboratori compiacenti… Mi è piaciuta l’immagine della rete piena di pesci, che è stata usata per corredare graficamente l’articolo, ma quando il pescatore è l’ente pubblico che impone i carboni attivi, il povero pesce come può trovare una via d’uscita? Beh, in effetti sappiamo tutti che il pesce italiano è “;furbo”; e una via d’uscita la trova, ma quasi sempre è una presa in giro delle istituzioni (e delle norme)…

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