Franco Bulian – CATAS

INTRODUZIONE

Ogni essere umano respira ogni anno circa cinque milioni di litri di aria che, come noto, risulta principalmente costituita da azoto e ossigeno. Tuttavia, oltre a questi gas, è possibile stimare che circa 50.000 litri di altre sostanze gassose (anidride carbonica, argon, ecc.) vengono introdotti nel nostro organismo, ogni anno, con potenziali effetti sul metabolismo a seconda della loro composizione. Dato che la maggior parte della vita umana viene spesa all’interno degli edifici (case, uffici, scuole, ospedali, ecc.) la qualità dell’aria interna dovrebbe essere oggetto di particolare attenzione. La formaldeide è certamente il più noto esempio di una sostanza potenzialmente pericolosa per la salute che può essere rilasciata dai materiali presenti all’interno di ambienti abitativi come case, uffici, scuole, ecc. Per questa sostanza sono già stati sviluppati metodi di prova e limiti, consentendo al mercato di verificare la conformità di materie prime e prodotti finiti [1]. Tuttavia, la formaldeide non è la sola sostanza che può essere rilasciata dai mobili o dai materiali edili, dato che essi possono contenere diversi altri composti volatili. Queste sostanze tendono a essere lentamente rilasciate nel tempo all’interno dell’ambiente in cui sono collocati i prodotti finiti.
Inoltre ci sono anche altri composti che possono derivare da attività microbiologica (MVoc) o dovuti a particolari trattamenti che vengono effettuati sulle superfici di legno (per esempio quelli a base di ammoniaca). Tutte queste sostanze possono avere un impatto negativo sulla qualità dell’aria e di conseguenza sulla salute degli utenti che vivono negli ambienti interni in cui essi sono presenti. La conoscenza delle emissioni di composti organici volatili (COV) dai prodotti finiti e il loro controllo, sta diventando un argomento particolarmente delicato per il mercato, in conseguenza dell’accresciuta sensibilità generale verso la sicurezza dei prodotti finiti [2]. Inoltre la crescente necessità di costruire edifici a basso consumo energetico, sta determinando una notevole evoluzione nei sistemi e nei materiali di isolamento. D’altro canto questa situazione determina normalmente anche una diminuzione del ricambio d’aria in case, uffici scuole, ecc., con un potenziale incremento della concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria interna. L’Unione Europea ha recentemente pubblicato il regolamento UE n. 305/2011, che comprende le emissioni interne tra i requisiti di base per i materiali da costruzione. Il comitato tecnico TC351 del CEN ha inoltre il compito di stabilire metodi di prova e limiti per le sostanze nocive rilasciate dai materiali da costruzione. Due stati membri, Francia [3] e Germania [4], hanno recentemente pubblicato delle specifiche regolamentazioni in materia di emissioni indoor, che i produttori devono conoscere e rispettare al fine di esportare liberamente i loro prodotti in questi Paesi. Anche il Belgio sta per pubblicare una legge simile, che entrerà presumibilmente in vigore nel 2014 [5]. In Europa esistono anche alcuni schemi nazionali di certificazione volontaria per i prodotti a basse emissioni, ciascuno dei quali ha propri requisiti per l’effettuazione delle prove e per la valutazione dei risultati. Questa complessa situazione rappresenta un costo significativo per i produttori che esportano i loro prodotti in diversi mercati europei ed è anche una possibile fonte di confusione per i consumatori che desiderano fare scelte chiare e obiettive. Questo documento cerca di riassumere la complessa situazione che riguarda le emissioni di COV derivanti da prodotti a base legno e dai mobili all’interno dell’Unione Europea. Questa pubblicazione contiene riferimenti a leggi, norme tecniche e certificazioni volontarie. Uno degli obiettivi è quello di esaminare i diversi approcci esistenti cercando di chiarire i termini e i criteri adottati.

LE SOSTANZE POTENZIALMENTE EMESSE DAI PRODOTTI FINITI
Differenti tipologie di sostanze volatili possono essere emesse dai mobili e dai prodotti da costruzione.

La formaldeide rappresenta un caso particolare, derivando principalmente dall’idrolisi degli adesivi urea-formaldeide, utilizzati per la produzione dei pannelli a base di legno, come quelli di particelle, i pannelli di fibra e i compensati. L’idrolisi è un processo continuo, promosso dalla presenza di umidità e accelerato dalla temperatura. Conseguentemente, l’emissione di formaldeide è un processo senza fine, dato che questa sostanza viene generata continuamente all’interno dei pannelli. Al contrario, l’emissione di altri composti organici volatili è un processo che tende a ridursi sino a scomparire, in quanto gli stessi non sono generati all’interno dei materiali. Tali emissioni sono dovute principalmente alle finiture applicate alle superfici di pareti, di pavimenti, di porte, di mobili, ecc. I solventi organici e le altre sostanze volatili presenti nella formulazione delle vernici non evaporano completamente durante l’essiccazione e conseguentemente possono successivamente evaporare lentamente all’interno degli edifici in cui il prodotto finito è collocato [11]. Anche altri materiali possono comunque contribuire a questo effetto, innanzitutto il legno e i suoi derivati. E’ infatti noto che le varie specie legnose contengono diversi tipi di estrattivi organici, alcuni dei quali sono caratterizzati da una certa volatilità, come i terpeni, alcuni acidi e aldeidi compresa la stessa formaldeide. È interessante notare a questo proposito, che l’odore di alcune conifere, spesso considerato gradevole, è dovuto proprio all’emissione di tali sostanze naturali. Sempre considerando i supporti, è opportuno segnalare che il riscaldamento del legno ad alta temperatura nei processi di produzione di pannelli o nel caso del legno trattato termicamente [1], determina la formazione di sostanze volatili (per esempio acidi, aldeidi, ecc.), come conseguenza del degrado termico di alcuni componenti del legno. Con riferimento alle vernici, è possibile riassumere che i principali fattori associabili alle emissioni indoor finali da parte del prodotto finito sono i seguenti:
le quantità e le tipologie di solventi presenti, utilizzati anche come diluenti, nei cicli di verniciatura adottati;
le quantità applicate;
le procedure utilizzate per la fase di essiccazione: gli impianti, le condizioni (per esempio la temperatura e la ventilazione) e i tempi delle lavorazioni. Bisogna infine rammentare che le emissioni di solventi sono irreversibili, ovvero tendono a diminuire progressivamente nel tempo in funzione delle condizioni in cui si trova il materiale, anche durante lo stoccaggio o il trasporto.
I composti che possono essere emessi dai materiali vengono normalmente classificati come:
COV = composti organici volatili;
VVOC = composti organici molto volatili. Sono normalmente solventi a basso punto di ebollizione, che vengono rilasciati rapidamente dopo l’installazione di un materiale o di un prodotto finito;
SVOC = composti organici semi-volatili, che possono essere particolarmente persistenti, venendo rilasciati lentamente nel tempo. Essi sono in genere dei solventi ad alto punto di ebollizione, dei coalescenti o delle sostanze naturali derivati da trattamenti a base di sostanze terpeniche, come per esempio la trementina.

I metodi di misurazione

ll metodo di riferimento internazionale per la misurazione delle emissioni di COV provenienti da materie prime e prodotti finiti è definito dalla norma EN ISO160009 “Determinazione delle emissioni di composti organici volatili da prodotti da costruzione e arredo
– Metodo della camera di emissione”. Questo metodo consiste in una camera vuota con volume variabile (normalmente da 0,1 m3 a 40 m3) con le condizioni interne simili a quelle normalmente presenti in ambienti di vita interni (23 °C, 50 % u.r. e 0,5 ricambi d’aria/ora). Il campione è posto all’interno della camera con una superficie normalmente corrispondente a quella di una situazione reale.
L’aria all’interno della camera è continuamente miscelata e campionata a intervalli regolari (di solito dopo 72 ore e dopo 28 giorni). L’analisi qualitativa e quantitativa viene quindi eseguita mediante un gascromatografo accoppiato con un rivelatore a spettrometria di massa, data la sua elevata sensibilità e specificità analitica.
É opportuno ricordare che il gruppo di lavoro 2 del comitato 351 del CEN è in fase di definizione di un nuovo metodo, attualmente sotto forma di specifica tecnica CEN/TS 16516, basato comunque sulla suddetta norma ISO, ma essendo specifico per la marcatura CE dei materiali da costruzione all’interno dell’UE.
Un altro metodo che dev’essere necessariamente menzionato è il FprEN 16402 “Pitture e vernici – Valutazione delle emissioni in aria interna di sostanze da rivestimenti – Campionamento, condizionamento e prove”. Tale metodo è stato elaborato dal CEN TC139 (Pitture & Vernici) per valutare le emissioni di COV dai prodotti vernicianti dopo l’applicazione. Anche quest’ultima norma si basa sui principi fondamentali della EN ISO 16000, ma contiene alcune istruzioni specifiche per trattare i prodotti vernicianti liquidi.

La sicurezza

Al momento attuale gli enti che si occupano di sicurezza non sono ancora in grado di chiarire quali sono i meccanismi che causano un effetto negativo sulla salute nelle condizioni di esposizione di ambienti interni [2] per la maggior parte delle sostanze. In realtà esistono molti dati ma solo per quanto riguarda l’esposizione nei luoghi di lavoro, mentre non sono disponibili dati sufficienti per consentire una valutazione del rischio in ambienti di vita e di soggiorno, salvo il caso di alcune specifiche sostanze. Una delle principali differenze con i luoghi di lavoro è l’evidenza che il tempo in cui la popolazione è esposta all’inquinamento indoor è considerevolmente più lungo. Inoltre, le condizioni di salute delle persone coinvolte possono essere totalmente diverse rispetto a un luogo di lavoro come, per esempio, nel caso di bambini, anziani e persone disabilitate (asmatici, allergici, convalescenti e così via). Tali differenze devono essere necessariamente considerate nella definizione dei limiti di esposizione. Un’altra particolarità, nel caso dell’inquinamento indoor, è che il “benessere” non può semplicemente essere considerato come l’assenza di rischi per la salute, ma deve anche essere posto in relazione al concetto di “comfort”. Di conseguenza non è sufficiente ridurre l’esposizione alle sostanze considerate pericolose, ma bisogna considerare anche gli effetti complessivi dovuti a tutte le altre sostanze che può essere conseguentemente necessario limitare. Queste semplici considerazioni hanno portato a uno sviluppo di criteri complessi per definire dei limiti per l’inquinamento indoor, che vengono quindi basati su diversi parametri che normalmente sono anche tra loro interconnessi.
Sostanze cancerogene Nonostante alcune eccezioni, non esistono solitamente dei valori limite per le sostanze cancerogene, dato che anche piccole quantità possono in teoria causare mutazioni di tipo tumorale nelle cellule. Pertanto è prassi comune fissare dei limiti molto bassi per le sostanze cancerogene (cat. 1 e 2 secondo la classificazione UE-cancerogeni). Solitamente, se durante la prova di emissione indoor vengono rilevate sostanze cancerogene dopo 3 giorni, la prova è considerata negativa e dev’essere interrotta. Tali criteri normalmente riguardano anche le sostanze mutagene (sostanze in grado di modificare il DNA, aumentando così il rischio di cancro) e tossiche per la riproduzione (sostanze che possono causare uno sviluppo prenatale anomalo con conseguenti difetti alla nascita).

La più bassa concentrazione d’interesse (LCI)

L’approccio LCI (Low Concentration of Interest) è attualmente la strategia più concreta per stabilire dei valori di riferimento relativamente ai potenziali effetti sulla salute di singoli composti emessi da singola sostanza). Sono stati comunque definiti dei criteri di accettazione anche per le sostanze per le quali i valori di LCI non sono ancora disponibili. Per esempio la specifica tedesca prescrive un limite di 0,1 mg/m3 per la somma di tutti questi COV.

Somma totale di tutti i composti organici volatili (TVOC)

La somma di tutti i composti organici volatili, indicata come TVOC (T = total) viene normalmente utilizzata in combinazione con la limitazione delle sostanze classificate come CMR (cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione) e con il criterio “LCI”. Il limite TVOC tiene in considerazione il potenziale effetto cumulativo della presenza di più sostanze nell’aria degli ambienti interni, con un possibile effetto generale sul comfort delle persone.

Odore

L’aria presente negli ambienti interni è principalmente costituita da azoto, ossigeno e da molte altre sostanze in piccole quantità. Come riportato in precedenza, per molte di loro non esistono informazioni dettagliate sul loro impatto sulla salute. La situazione è ulteriormente complicata dalle loro possibili interazioni, essendo pertanto evidente che i metodi di misurazione utilizzati possono effettivamente rivelare solo una parte della problematica globale. A tal proposito è possibile sottolineare come gli esseri umani siano molto sensibili agli odori, dato che il nostro sistema sensoriale li può rilevare e segnalare come piacevoli (per esempio il cibo) o sgradevoli. In questo secondo caso, gli odori possono essere spesso considerati come degli allarmi sui rischi per la salute. La caratterizzazione chimica delle emissioni non è sempre un sistema adeguato per valutare gli effetti sensoriali [2]. Pertanto, per la valutazione della sicurezza e del comfort degli ambienti interni, è importante integrare la valutazione chimica con una valutazione di tipo sensoriale. Il progetto di norma ISO/FDIS 16000-28 “Determinazione delle emissioni di odori provenienti da prodotti da costruzione utilizzando camere di prova” è in fase di pubblicazione. Esso comprende sia la misura dell’intensità sia criteri di accettabilità degli odori.

Legislazione, normazione e certificazioni volontarie

UE

Il regolamento sui materiali da costruzione (UE2011/305), in vigore dal primo luglio 2013, definisce i requisiti di base per i materiali da costruzione [6]. Questo regolamento sostituisce la direttiva 89/106/ CEE. Tra i sette requisiti previsti, il terzo, che era già presente nella vecchia direttiva, è dedicato a igiene, salute e ambiente. Il regolamento prescrive che qualsiasi costruzione non deve risultare nociva per la salute degli occupanti, il che significa che nessuna particella e nessun gas pericoloso deve essere rilasciato nell’aria. Lo scopo di questo regolamento è di armonizzare sia la definizione tecnica, sia quella relativa alla sicurezza dei prodotti, tra cui anche le emissioni interne, facilitando così la loro commercializzazione nell’ambito UE. L’obiettivo è che il marchio CE applicato a materiali e prodotti da costruzione contenga dei riferimenti a classi di prestazione, che coprano tutte le normative nazionali vigenti in Europa. Poi, ogni stato membro dell’UE potrà specificare quali classi un prodotto deve soddisfare per essere ammesso nel proprio mercato nazionale. Per le emissioni indoor e altri tipi di rilascio, il CEN ha istituito un comitato tecnico (TC351) al fine di sviluppare delle norme armonizzate. Uno specifico gruppo di lavoro (il WG2) si occupa dell’aria interna. Al momento il WG2 ha prodotto un metodo di prova (UNI CEN/TS 16516) per le emissioni indoor basato sulle norme della serie ISO 16000 in materia di determinazione delle emissioni di COV provenienti da prodotti per l’edilizia.

Le legislazioni nazionali Germania

Procedura tedesca per i pavimenti:
fase 1 esame documentale da parte di DiBt
fase 2 ispezione e test
La normativa tedesca sull’emissione di sostanze volatili da materiali da costruzione ha la sua origine nella direttiva europea 89/106/ CEE per la marcatura CE dei prodotti da costruzione, recentemente sostituita dal regolamento 305/2011. Come sopra riportato, la direttiva ha stabilito che qualsiasi prodotto da costruzione non dev’essere dannoso per gli occupanti di un edificio, con specifico riferimento alle sostanze potenzialmente emesse nell’aria interna. Poiché entrambi i documenti dell’Unione europea non definiscono alcun requisito oggettivo relativamente ai limiti di emissione, la Germania ha deciso di istituire una speciale task force, costituita dalle autorità governative che si occupano di salute e sicurezza. Questo gruppo di lavoro, denominato AgBB, ha conseguentemente definito un regolamento che stabilisce i metodi di prova, i limiti e le procedure di controllo delle emissioni di COV dai materiali da costruzione. La conseguenza è che i materiali da costruzione (per esempio i pavimenti) commercializzati in Germania, oltre alla marcatura CE, devono essere ulteriormente approvati dal DIBt (un organo federale tedesco di tipo tecnico che si occupa di edilizia) per essere installati in edifici tedeschi.
La procedura per ottenere l’approvazione è chiamata Allgemeine Bauaufsichtliche Zulassung (ABZ), e si compone di due fasi.
Il costruttore deve fornire inizialmente al DIBt tutti i dati tecnici relativi al prodotto, tra cui la composizione chimica completa del rivestimento utilizzato.
La composizione chimica è necessaria per l’identificazione del prodotto, escludendo la presenza di sostanze pericolose. Se sono La sorveglianza del prodotto viene mantenuta durante gli anni seguenti. Le emissioni del campione sono analizzate all’interno della camera di prova secondo la EN ISO 16000-9 con analisi dopo 3 giorni e dopo 28 giorni. I requisiti da soddisfare sono quelli indicati nella tabella 1.
presenti sostanze pericolose (per esempio sostanze cancerogene), la richiesta viene respinta. Se la prima fase è superata positivamente, la procedura può procedere con un sopralluogo al sito di produzione, seguito da un test di emissione di COV secondo la norma EN ISO 16000-9.

Sostanza Limite
Carcinogenic compounds (3 days) 10 μg/m3
Sum of all VOCs (3 days) 10 mg/ m3
Carcinogenic compounds (28 days) 1 μg/m3
Sum of all VOCs (28 days) 1 mg/ m3
Ri = Ci/LCIi * 1
Σ Ri 1
Sum of all VOC without LCI 0,1 mg/m3

Tabella 1. I limiti tedeschi sulle emissioni di VOC
(*) La lista degli LCI è riportata nel protocollo AGBB

I test e le ispezioni sono condotte da un organismo ufficialmente riconosciuto e autorizzato dal DIBt. Se entrambe le fasi sono positive, i prodotti possono essere contrassegnati con una “U”, che in tedesco significa “Übereinstimmung”, ovvero conforme. La sorveglianza del prodotto viene mantenuta durante gli anni seguenti. Le emissioni del campione sono analizzate all’interno della camera di prova secondo la EN ISO 16000-9, con analisi dopo 3 giorni e dopo 28 giorni. I requisiti da soddisfare sono quelli indicati nella tabella 1.

Francia

Nel corso del 2007 il governo francese ha lanciato un’azione concertata (la cosiddetta Grenelle Environ-nement), finalizzato all’identificazione e al miglioramento degli aspetti riguardanti l’ambiente e la salute dei cittadini. Le Grenelle Environnement ha programmato degli obiettivi molto ambiziosi per il settore delle costruzioni, soprattutto in termini di risparmio energetico. Tale programma prevede anche la definizione di un sistema di etichettatura obbligatorio per le emissioni di COV dai prodotti da costruzione, che implica il divieto dell’impiego di sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione nelle categorie 1 e 2 (secondo la classificazione stabilita dalla direttiva 67/548/CEE). Tale obiettivo è stato recepito con il decreto francese n° 2011- 321 (23 marzo 2011) in materia di etichettatura dei prodotti da costruzione, pavimenti, rivestimenti murali, pitture e vernici per quanto riguarda le emissioni sostanze volatili inquinanti.  Il citato decreto prevede che, a partire dal 1° gennaio 2012, i prodotti da costruzione possono essere immessi sul mercato solo se sono accompagnati da un’etichetta indicante la loro classe di emissione di composti volatili. L’ordinanza del 19 aprile 2011 contiene l’elenco dei composti volatili che devono essere considerati (10 sostanze singole e la sommatoria dei COV totali TVOC), la definizione di quattro classi di emissioni che vanno dalla A+ (emissioni molto basse) alla C (emissioni elevate), il formato dell’etichetta da collocare sul prodotto o sull’imballaggio e i metodi di prova per il controllo delle suddette emissioni. Per ciò che riguarda le sostanze CMR (cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione) di categoria 1 e 2, è stato emanato un ulteriore decreto datato 30 aprile 2009 (e modificato il mese successivo), relativo alle condizioni di utilizzo dei prodotti da costruzione e decorazione. Queste ordinanze stabiliscono che i prootti da costruzione e le decorazioni possono essere immessi sul mercato se le loro emissioni di composti CMR sono inferiori a 1 μg/m3dopo 28 giorni secondo le norme ISO 16000. I composti CMR interessati da tali regolamentazioni sono il tricloroetilene, il benzene, il dibutil ftalato e il bis 2-etilesil ftalato.

Regolamento francese sulle VOC per i materiali da costruzione 25/3/2011 Gazzetta Ufficiale della Repubblica francese Decreto n°2011 – 321 del 23/3/2011 relativo all’etichettatura dei prodotti da costruzione, dei rivestimenti edilizi e delle pitture e vernici riguardanti emissioni di inquinanti volatili di etichettatura obbligatorio per le emissioni di COV dai prodotti da costruzione, che implica il divieto dell’impiego di sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione nelle categorie 1 e 2 (secondo la classificazione stabilita dalla direttiva 67/548/CEE). Tale obiettivo è stato recepito con il decreto francese n° 2011321 (23 marzo 2011) in materia di etichettatura dei prodotti da costruzione, pavimenti, rivestimenti murali, pitture e vernici per quanto riguarda le emissioni sostanze volatili inquinanti.

 

Sostanza Classe C (µg/m3) Classe B (µg/m3) Classe A (µg/m3) Classe A+ (µg/m3)
Formaldehyde > 120 < 120 < 60 < 10
Acetaldehyde > 400 < 400 < 300 < 200
Toluene > 600 < 600 < 450 < 300
Tetrachloroethylene > 500 < 500 < 350 < 150
Xylene > 400 < 400 < 300 < 200
1,2,4 Trimethyl benzene > 2000 < 2000 < 1500 < 1000
1,4 Dichloro benzene > 120 < 120 < 90 <60
Ethyl benzene > 1500 < 1500 < 1000 < 750
2 Butoxy ethanol > 2000 < 2000 < 1500 < 1000
Styrene > 500 < 500 < 350 < 250
COVT > 2000 < 2000 < 1500 < 1000

Tabella 2. I limiti francesi sulle emissioni di VOC

Il citato decreto prevede che, a partire dal 1° gennaio 2012, i prodotti da costruzione possono essere immessi sul mercato solo se sono accompagnati da un’etichetta indicante la loro classe di emissione di composti volatili. L’ordinanza del 19 aprile 2011 contiene l’elenco dei composti volatili che devono essere considerati (10 sostanze singole e la sommatoria dei COV totali TVOC), la definizione di quattro classi di emissioni che vanno dalla A+ (emissioni molto basse) alla C (emissioni elevate), il formato dell’etichetta da collocare sul prodotto o sull’imballaggio e i metodi di prova per il controllo delle suddette emissioni.

Sostanza Limite (mg/m3)
Formaldehyde 0,1
Acetaldehyde 0,2
Toluene 0,3
TVOC 1
TSVOC 0,1
Carcinogen substances 0,001
R = Σ (Ci/LCi) 1

Tabella 3 . I limiti belgi su emissioni di COV

Per ciò che riguarda le sostanze CMR (cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione) di categoria 1 e 2, è stato emanato un ulteriore decreto datato 30 aprile 2009 (e modificato il mese successivo), relativo alle condizioni di utilizzo dei prodotti da costruzione e decorazione. Queste ordinanze stabiliscono che i prodotti da costruzione e le decorazioni possono essere immessi sul mercato se le loro emissioni di composti CMR sono inferiori a 1 μg/m3 dopo 28 giorni secondo le norme ISO 16000. I composti CMR interessati da tali regolamentazioni sono il tricloroetilene, il benzene, il dibutil ftalato e il bis 2-etilesil ftalato.

Belgio

Il Belgio ha recentemente predisposto un documento nazionale per regolamentare l’emissione indoor da parte dei prodotti da costruzione (pavimenti, finiture per pavimenti, prodotti per l’installazione di pavimentazioni, adesivi, ecc.). La legge entrerà in vigore nel 2014. Sono esclusi dal campo di applicazione i prodotti costituiti per il 100% da pietra naturale, ceramica, vetro o acciaio. Le emissioni di COV devono essere valutate a 28 giorni da parte di un laboratorio accreditato, conformemente alla norma EN ISO 17025. Il metodo previsto provvisoriamente è quello della camera di prova, secondo la norma EN ISO 16000, che rimarrà valido fino a quando sarà pubblicato il metodo elaborato dal CEN/TC351. I limiti stabiliti riguardano sia le sostanze specifiche, sia la somma di COV totali. Il Belgio ha adottato il criterio LCI considerando in via provvisoria i limiti stabiliti attualmente in Germania, fintanto che non sarà pubblicato l’elenco ufficiale europeo.

Certificazioni volontarie e altre prescrizioni

Nel corso degli ultimi 20 anni sono stati sviluppati diversi schemi di certificazione o di requisiti su base volontaria. Queste prescrizioni derivano da distributori di mobili (per esempio IKEA [7 ]) o da associazioni imprenditoriali, sia per finalità di marketing, sia per fissare degli obiettivi comuni di sviluppo dei prodotti. Altri schemi sono stati anche proposti da autorità governative o da organismi di certificazione. Alcuni marchi di qualità sono stati particolarmente sviluppati in Paesi del Nord Europa come ad esempio la Finlandia [8] e la Danimarca [9]. Nel caso dei mobili, un esempio specifico può essere individuato nella certificazione tedesca Blaue Angel [10]. Il regolamento chiamato RAL – UZ 38, che deve essere soddisfatto per ricevere tale certificazione, stabilisce dei valori limite di emissione come specificato nella tabella 4. Altri limiti per le emissioni di COV sono presenti in alcuni schemi di certificazioni internazionali, che si applicano sia ai singoli componenti, sia agli edifici completi come ad esempio: Leed, Greenguard, OSPAR e California Proposition 65. La CONSIP italiana, una società governativa che si occupa di appalti pubblici, ha adottato metodi di prova e limiti americani (ANSI/ BIFMA-M7.1) come sistema premiante per l’acquisto di mobili da parte degli enti pubblici.

Conclusioni
Sostanza Limite
Formaldehyde 0,05 ppm
Organic compounds with a boiling point between 50 °C and 250 °C 600 μg/m3
Organic compounds with a boiling point higher than 250 °C 100 μg/m3
CMR < 1 μg/m3

Tabella 4. I limiti RAL UZ38

La crescente sensibilità verso le emissioni interne sta producendo uno sviluppo coerente di leggi, norme e certificazioni volontarie. Tali documenti sono molto spesso caratterizzati da diversi approcci, in particolare per ciò che riguarda i limiti di riferimento. Questa complessa situazione è stata descritta nel presente documento, insieme con alcune indicazioni sulle possibili fonti di tali emissioni e sul loro possibile controllo durante le fasi di produzione. Nell’evidenza citata dell’attuale complessità di quest’argomento, il presente documento ha cercato di riportare alcuni dei principali punti di riferimento normativi e legislativi al fine di rappresentare uno strumento utile per tutto il mercato dei prodotti di legno e dei mobili.

Riferimenti
  1. Bulian F. (2012), Materials and Technologies of the Furniture Industry, Edizioni Goliardiche.
  2. European Collaborative Action, Report No 27, Harmonisation framework for indoor products labelling schemes in the EU, EU Commission JRC, 2012
  3. Journal Official de la République Francaise, Arrêté du 19 avril 2011 relatif à l’étiquetage des produits de construction ou de revêtement de mur ou de sol et des peintures et vernis sur leurs émissions de polluants volatils
  4. Health-related Evaluation Procedure for Volatile Organic Compounds Emissions (2008) from Building Products, www.umweltbundesamt.de
  5. Royal Decree establishing threshold levels for the emissions to the indoor environment from construction products for certain intended uses (2012)
  6. Regulation No 305/2011 of the EU parliament and the Council (2011), Harmonised conditions for the marketing of construction products
  7. Ikea Specification, (2011) Chemical compounds and substances – IOS MAT 10, IKEA
  8. Danish Indoor Climate Label (http://www.teknologisk.dk/ydelser/dansk-indeklimamaerkning/253)
  9. Finnish emission classification for building materials (https://www.rakennustieto.fi/index/english/ emissionclassificationofbuildingmaterials.html)
  10. RAL (2011), RAL-UZ 38 Low emission Wood products and wood-Base products, RAL gGmbH
  11. Bulian F., Graystone J. (2009), Wood Coatings, Theory and Practice, Elsevier.
  12. Bulian F. New Challenges for Wood Coatings, (2013), 3rd International Conference on Production Engineering and Management, University of Trieste.