Insetti xilofagi serramenti

Egregio Direttore,
nella mia veste di perito del tribunale, ho seguito recentemente un contenzioso riguardante un grave difetto apparso su travi in legno messe in opera senza conoscerne il grado di umidità e rimaste per diverse settimane sotto la pioggia, dopo un trattamento con impregnante di cui però non è stato possibile risalire alla quantità e alla qualità dei biocidi presenti nel formulato, di cui quindi non è stato possibile verificare la reale efficacia. Qualcosa comunque non ha funzionato perché vi è stato sia un attacco da parte dei funghi dell’azzurramento, che ha creato un problema estetico, con colorazione bluastra non più eliminabile, ma che non intaccava la solidità del legno, sia un attacco di funghi con colore scuro, tra il marrone e il grigio, non più eliminabile, in quanto tali organismi si mangiano il legno e quindi intaccano la sua solidità. Data la mia personale ignoranza in materia e constatata la diffusa ignoranza da parte dei periti di parte intervenuti in giudizio, riterrei utile da parte vostra un’attività informativa nei confronti degli utilizzatori, onde evitare il ripetersi di fenomeni che nelle aule di tribunale difficilmente trovano uno sbocco soddisfacente per le parti.

Lettera firmata

Riteniamo che il modo migliore per affrontare l’argomento, sia quello di rifarsi alle norme europee che, essendo state preparate dagli esperti che fanno parte di tutti gli Enti di normalizzazione europea (UNI, AFNOR, DIN, BIS ecc), rappresentano uno strumento oggettivo e soprattutto indipendente da interessi commerciali di parte. Quando si installano manufatti importanti come le strutture per edilizia, bisognerebbe essere certi che i trattamenti di protezione del legname vengano realizzati, in tutte le varie fasi di lavorazione, nel pieno rispetto di tali norme, a cui gli utilizzatori di prodotti preservanti dovrebbero dichiarare e verificare la conformità.

EFFICACIA DEI PRESERVANTI

Per preservanti del legno si intendono sostanze (principi attivi) disciolte in solventi organici o in acqua, atti ad impedire l’attacco degli organismi xilofagi quando sono applicati al legno. E’ innanzi tutto necessario conoscere l’efficacia del preservante che si intende usare nei riguardi di un determinato organismo (ad esempio Lyctus) o di un gruppo di organismi (insetti, funghi cromogeni, funghi da carie). La norma europea UNI EN 599-1 presenta le metodologie che devono essere seguite per la valutazione dell’efficacia del preservante. Tali metodologie possono essere applicate sia ai principi attivi che ai preparati pronti per l’uso. Per ogni classe di rischio biologico vengono elencate le metodologie che devono essere seguite e i criteri di valutazione del preservante nei riguardi dei singoli organismi distruttori. Tali metodologie sono diversificate a seconda se il prodotto viene applicato superficialmente sul legno (cioè è sufficiente che il preservante formi una barriera alla penetrazione degli xilofagi), o venga applicato in profondità. Per la valutazione dei preservanti da applicare ai legni da mettere in opera nella classe di rischio 1, sono riportate le metodologie da seguire per lo studio della loro efficacia nei riguardi dell’attacco di singoli insetti (Hylotrupes, Lyctus, Anobium, Termiti). Per la valutazione dei preservanti da applicare ai legni da mettere in opera nelle classi di rischio 2 e 3 sono indicate anche le norme per lo studio dell’efficacia nei riguardi dei funghi, sia cromogeni che da carie. Per una migliore caratterizzazione del preservante sono previsti anche metodi di prova per la valutazione della sua efficacia nel tempo. Ad esempio per i prodotti insetticidi (classe di rischio 1) sono previste prove di “evaporazione del prodotto”, per i prodotti fungicidi (classe di rischio 2 e 3) prove di “dilavamento del prodotto”. In particolare per i prodotti da usare nella classe di rischio 3, dove il dilavamento del prodotto può essere importante, è prevista una metodologia “in campo”, cioè il prodotto viene valutato dopo essere stato applicato a legni tenuti nelle stesse condizioni in cui si troverà il manufatto in opera.

TRATTAMENTI DI PROTEZIONE

La profondità di penetrazione e la ritenzione (espressa in g/m2 o kg/m3) di un preservante in un legno trattato, sono utilizzati per definire la qualità di un trattamento. La norma Europea EN 351-1 non prescrive metodologie di trattamento, bensì definisce i livelli di penetrazione (espressi in cm) che un preservante deve raggiungere nel legno in funzione delle singole classi di rischio biologico (ambienti) in cui il legno deve essere messo in opera e prescrive i quantitativi di preservante che deve essere presente nella zona trattata del legno. Il quantitativo di preservante idoneo deve soddisfare le esigenze della UNI EN 599/1, concernente l’efficacia dei preservanti nei riguardi degli organismi xilofagi. Tutte le metodologie di trattamento quindi possono essere impiegate, purché siano idonee a far raggiungere al preservante quella profondità di penetrazione nel legno richiesta per ogni singola classe di rischio biologico. Sono considerate 9 classi di penetrazione del preservante nel legno. Le classi di penetrazione del preservante nel legno, per quanto riguarda i serramenti interni ed esterni possono essere configurate nelle classi P1/P5. L’operatore ha la possibilità di scegliere la profondità di penetrazione del preservante nel legno per ottenere il trattamento più idoneo. Ad esempio per serramenti da mettere in opera nella classe di rischio 3, per specie legnose impregnabili, l’operatore può scegliere penetrazioni di 4/6 mm attraverso le facce longitudinali e di 40/50 mm in direzione assiale, mentre per specie legnose non impregnabili potrà scegliere una penetrazione come configurata nella classe P1. Consideriamo ora le metodologie di applicazione dei preservanti per i serramenti interni ed esterni e la loro rispondenza alle classi P1/P5 di penetrazione del preservante.

Spruzzo e pennello

Queste metodologie non sono molto adatte: il preservante non penetra sufficientemente nel legno e tutte le parti del manufatto non vengono adeguatamente coperte. E’ anche difficile valutare il quantitativo di preservante che il legno assorbe. Sono inoltre pericolose per l’operatore: nel trattamento a spruzzo 1/3 del prodotto viene disperso nell’aria! La penetrazione del prodotto è di 12 mm: non è adeguata per alcuna classe di penetrazione.

Immersione

Questa metodologia, che consiste nel porre il legno in vasche contenenti il preservante, permette il trattamento omogeneo su tutto il manufatto. Per quanto riguarda la penetrazione del preservante (prodotto in solvente organico senza pigmenti), per specie legnose impregnabili dopo 10 secondi di immersione la penetrazione è di circa 3 mm attraverso le superfici laterali e di circa 30 mm in direzione assiale con una ritenzione di 80-90 g/m2 . Dopo 3 minuti, la penetrazione è di circa 5 mm attraverso le superfici laterali e di circa 40 mm in direzione assiale, con una ritenzione di 150-180 g/m2. Questa metodologia potrebbe essere impiegata per le classi P1 e P2 dopo 10” di immersione, se il quantitativo di prodotto (80-90 g/m2) è sufficiente, mentre per le classi P1, P2 e P3 dopo 3 minuti di immersione.

 

Flow-coating

Questa metodologia consiste nel far passare il manufatto appeso ad una catena aerea, all’interno di una struttura in metallo dove viene irrorato dall’impregnante a bassa pressione mediante appositi ugelli. I risultati potrebbero essere paragonabili a quelli ottenuti con l’immersione, ma non si dispone di dati come tempo di irrorazione, profondità di penetrazione del prodotto nel legno, ritenzione del prodotto.

Impregnazione a doppio vuoto

Questa metodologia consiste nell’applicare al legno, messo in un’autoclave, un vuoto iniziale, seguito dall’impregnazione con il preservante a pressione atmosferica e da un vuoto finale. Un ciclo standard per il trattamento di specie legnose impregnabili comprende un vuoto iniziale di 250 mmHg per 3 minuti, pressione atmosferica per 3 minuti, vuoto finale di 625 mmHg per 20 minuti. E’ possibile valutare il quantitativo di preservante assorbito dal legno. Per un ciclo standard, per specie legnose impregnabili, con un preservante in solvente organico senza pigmento, si ha penetrazione attraverso le superfici laterali di circa 8 mm e di circa 80 mm in direzione assiale, assorbimento di 24 k/m3 di prodotto. La penetrazione del prodotto è più uniforme di quella ottenuta con l’immersione. Variazioni possono essere fatte nelle varie fasi del ciclo, per ottenere differenti livelli di assorbimento e di profondità di penetrazione del preservante nel legno. Per specie legnose moderatamente o poco impregnabili, oltre a variare i tempi del vuoto iniziale si può applicare una leggera pressione (2 bar) per ottenere una penetrazione e un assorbimento migliore. Tale metodologia può essere applicata adeguatamente per ottenere le classi di penetrazione P3/P5. Nota: I dati riportati, per quanto riguarda la penetrazione e l’assorbimento del preservante nei metodi a immersione e a impregnazione a doppio vuoto, sono stati desunti da prove fatte all’Istituto per la Ricerca sul legno.

NORME EUROPEE CITATE NEL TESTO

UNI EN 335-1 – Durabilità naturale del legno e dei prodotti a base di legno. Definizioni delle classi di rischio di attacco biologico. Generalità.
UNI EN 350-1 – Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno. Durabilità naturale del legno massiccio. Parte 1: Guida ai principi di prova e classificazione della durabilità naturale del legno.
UNI EN 350-2 – Durabilità naturale del legno e dei prodotti a base di legno. Durabilità naturale del legno massiccio. Parte 2: Guida alla durabilità naturale e alla impregnabilità di specie legnose selezionate per la loro importanza in Europa.
UNI EN 460 – Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno. Durabilità naturale del legno massiccio. Guida ai requisiti di durabilità per legno da utilizzare nelle classi di rischio.EN 599-1 – Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno. Prestazioni dei preservanti del legno determinate mediante prove biologiche. Parte 1: Specifiche secondo le classi di rischio.
EN 351-1 – Durabilità del legno e dei prodotti a base di legno. Legno massiccio trattato con preservante. Parte 1: Classificazione delle penetrazioni e delle ritenzioni dei preservanti.

Classe di rischio Classe di durabilità
1 2 3 4 5
1 0 0 0 0 0
2 0 0 0 (0) (0)
3 0 0 (0) (0) – (x) (0) – (x)
4 0 (0) (x) x x
5 0 (x) (x) x x

Tabella 3 – Funghi xilofagi – Guida delle classi di durabilità delle specie legnose per l’uso secondo classi di rischio

 

CLASSE DI PENETRAZIONE RICHIESTA DI PENETRAZIONE ZONA ANALITICA (*)
P1 nessuna 3 mm dalle facce laterali
P2 minimo 3 mm laterali e 40 mm assiali di alburno 3 mm laterali di alburno
P3 minimo 4 mm laterali di alburno 4 mm laterali di alburno
P4 minimo 6 mm laterali di alburno 6 mm laterali di alburno
P5 minimo 6 mm laterali e 50 mm assiali di alburno 6 mm laterali di alburno
P6 minimo 12 mm laterali di alburno 12 mm laterali di alburno
P7 soltanto per legno tondo, minimo 20 mm di alburno 20 mm di alburno quando l’alburno è >20 mm
P8 tutto l’alburno alburno
P9 tutto l’alburno e minimo 6 mm di durame esposto alburno e 6 mm durame esposto
(*) Zona di legno trattata che viene analizzata e nella quale deve essere presente il quantitativo di preservante considerato idoneo per la protezione del legno (secondo le prove biologiche prescritti in EN 599/1) in riferimento alle varie classi di rischio biologico.

TABELLA 4 – Classi di penetrazione del preservante nel legno con le richieste di penetrazione e zone analitiche corrispondenti (da pr EN 351/1)