Per festeggiare il nostro nuovo formato torna il nostro “agente speciale”, per raccontare che nella vita apparentemente “piatta” di un tecnico delle vernici ci sono momenti di “thriller”
La “strizza” non paura o terrore, bens un’orribile sensazione di tortura mentale. Dover prendere immediatamente una decisione…dover capire tutto e… subito. Dover non sbagliare… Ci sono diverse tipi di “strizze”. Quelle folgoranti e non procrastinabili neanche per un minuto: il caso classico dell’incendio…non ha importanza in quel momento capirne la causa…la cosa pi importante, anzi l’unica spegnerlo…o meglio, trovare il modo migliore per spegnerlo. Un’altra simile la resina che “parte” nel reattore. Qui hai qualche minuto di tempo in pi , prima che diventi una massa solida che potrai eliminare solo molti giorni dopo a colpi di martello pneumatico….(o addirittura prima che il reattore scoppi); allora devi trovare il modo migliore per fermare la reazione, o il modo migliore per scaricare la resina “da qualche parte” e salvare il reattore … In questo caso la causa quasi sempre un banale errore di carico di una materia prima, o un madornale errore di conduzione tecnica… Non vi dico cosa succede quando “parte” un polisocianato…. In quasi cinquantanni di lavoro (ho incominciato a fare resine e vernici come operaio a 19 anni, mentre facevo l’universit ) di “strizze” ne ho vissute molte, alcune folgoranti ed altre falsamente meno gravi; infatti ci sono le “strizze striscianti”: quelle chenon iniziano neppure come tali, ma che nascono come un raffreddore e maturano nel tempo come malattie incurabili di cui continui a non capire la causa (e solo allora diventano vere “strizze”…), anche perch di cause ce ne possono essere moltissime, a partire dalle materie prime fino all’ultima filtrazione del prodotto finito… “Strizza”?
All’inizio ho scritto solo…orribile sensazione di tortura mentale. Non sapevo, o non ho saputo, o non so neanche esprimere quell’ intima sensazione, se non con quella sola frase. Qualcuno l’ha fatto molto prima e molto meglio di me. Vi lascio alle sue virgolette. “…con l’agitatore fermo c’era silenzio e si sentiva un rumore che cresceva, come nei film di fantascienza… quando sta per capitare qualcosa di orribile: un fruscio e un borbottio sempre pi forti, come intestino malato. Era la mia molecola, grossa otto metri cubi, con dentro intrappolato tutto il gas che non riusciva pi a farsi strada, che voleva venire fuori, partorirsi da s … … fra le mie esperienze di lavoro nessuna ho sentito tanto aliena e nemica quanto quella di una cottura che “parte”, qualunque sia la causa; con danni gravi o scarsi, con colpa o senza. Un incendio o un’esplosione possono essere incidenti molto pi distruttivi, anche tragici, ma non sono turpi come una gelazione… Questa racchiude in s una qualit beffarda:
un gesto di scherno, l’irrisione delle cose senz’anima che ti dovrebbero obbedire e invece insorgono, una sfida alla tua prudenza e previdenza. La molecola unica, degradata ma gigantesca, che nasce e muore fra le tue mani, un messaggio e un simbolo osceno: simbolo delle altre brutture senza ritorno n rimedio che oscurano il nostro avvenire, del prevalere della confusione sull’ordine, e della morte indecente sulla vita.” (Primo Levi, “La sfida della molecola”). Dal prossimo numero vi racconter le mie strizze, le cause e la risoluzione degli eventi che mi sono accaduti e, in alcuni casi, la fortuna che ho avuto.
Dr. Frank Peer Underall