Poichè non ci sono arrivati dati e informazioni tecniche sui prodotti naturali o fitochimici, abbiamo fatto misurare dai tecnici del laboratorio CERTO le prestazioni di una delle marche più diffuse sul mercato
A CURA DELLA REDAZIONE
INTRODUZIONE
Abbiamo più volte ribadito che nutriamo molta diffidenza nei confronti di chi gioca su parole di sicuro effetto (ecologico, naturale, atossico, ecc), per cui i nostri lettori sanno che su questo argomento siamo prevenuti. Questo non ci impedisce comunque di andare oltre i nostri pregiudizi, analizzando con rigore i dati disponibili. I fornitori dei cosiddetti prodotti fitochimici però non hanno ancora voluto o potuto dimostrare le reali prestazioni chimico–fisiche dei loro cicli di finitura (durezza, resistenza alle macchie, al graffio, ecc.), nonché ambientali, per cui manca del tutto ogni elemento che consenta una valutazione oggettiva e comparativa. Poiché non ci è stato dato modo di saperne di più (al di là di generici comunicati autocelebrativi, che la nostra redazione si è sempre rifiutata di trasformare in articoli), ci siamo procurati un campione di una delle più diffuse marche di vernici “fitochimiche”
INTRECCI PERICOLOSI
Per ora non faremo il nome del produttore di vernici, perchè è in corso un procedimento istruttorio da parte del “Garante della concorrenza e del mercato”, che sta valutando l’eventuale ingannevolezza dei messaggi pubblicitari diffusi dall’azienda, nonchè i contenuti pubblicitari degli articoli redazionali realizzati da riviste tecniche che potrebbero indurre i consumatori a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza. Il Garante sta anche indagando sulla natura dei rapporti che intercorrono tra le aziende che promuovono i prodotti fitochimici garantendone l’assoluta innocuità e le riviste tecniche che supportano tale pericolosa tesi, per ovvi motivi commerciali. Lasciamo quindi che l’Autorità Garante faccia il suo lavoro, i cui esiti verranno come sempre divulgati dalla nostra rivista, e concentriamoci sugli aspetti tecnici della vicenda
LE ANALISI DEL CERTO
Grazie alle risorse tecniche e umane che ci sono state offerte gratuitamente dai responsabili del Centro Ricerche Toscano, abbiamo potuto sottoporre a una serie di prove i prodotti applicati su supporti di varie specie legnose. Pubblichiamo integralmente la relazione finale del laboratorio, i cui rapporti di prova a disposizione degli abbonati.
SCOPO DELLE PROVE
L’obbiettivo di questa serie di prove è la verifica delle prestazioni e delle emissioni che i cosiddetti prodotti fitochimici per il trattamento del legno, in modo da controllarne la convenienza, sia a livello ambientale, sia a livello di efficacia, protezione e durata.
RESISTENZA ALL’ABRASIONE “TABER”
Come era facile prevedere, la resistenza all’abrasione è risultata piuttosto bassa (livello 2), in quanto lo spessore del film protettivo è inevitabilmente basso, sia per la natura dei prodotti, sia per il tipo di applicazione richiesta (a straccio).
RESISTENZA AL GRAFFIO
La resistenza al graffio è, come sempre in casi simili, molto condizionata dal tipo di legno; lo spessore minimo sulla superficie non ha permesso di eseguire la prova su Frassino e Noce d’Africa, perché i pori e le venature troppo profonde rendono la prova inaffidabile (troppa differenza tra un provino e l’altro); le resistenze sono pressoché quelle del legno grezzo e infatti sul Ciliegio si sono ottenuti risultati discreti (livello 3).
RESISTENZA ALLA LUCE
Anche la resistenza alla luce è molto condizionata dal tipo di legno utilizzato: il Noce d’Africa ha subito una variazione di colore minima (livello 4), mentre Frassino e Ciliegio hanno dato prestazioni peggiori (livello 2).
RESISTENZA AI LIQUIDI FREDDI
Questa prova è molto importante per valutare le superfici esposte ad usura e che vengono a contatto con prodotti liquidi di uso domestico. I prodotti analizzati non hanno dato prova di grande resistenze e risultano adatti soprattutto a superfici verticali, o con bassa probabilità di contatto con i liquidi freddi (classe D secondo il progetto di norma U41121420).
RESISTENZA ALLA BRUCIATURA DI SIGARETTA
Questa prova serve soprattutto per verificare se il tipo di protezione è idoneo per i piani orizzontali, dove una sigaretta accesa può rimanere in contatto con la superficie. I prodotti analizzati non sono idonei. La prova serve anche però a livello comparativo, per capire se il trattamento protegge o peggiora le prestazioni del legno grezzo. I prodotti analizzati tendono a peggiorare la resistenza del legno alla bruciatura di sigaretta, come per altro avviene nel caso dei trattamenti con prodotti naturali, come le cere o la gommalacca.
RESISTENZA AGLI SBALZI DI TEMPERATURA
In questa prova la resistenza e la stabilità del legno influiscono molto sul risultato finale. Il Ciliegio raggiunge un “livello 3”, ingiallendo e lasciando fuoriuscire goccioline di olio che rimangono poi a deturpare la superficie, mentre gli altri due legni impiegati nelle prove hanno mostrato difetti già all’inizio dei cicli, evidenziando un maggior viraggio di colore, una maggior quantità di gocce d’olio, una curvatura; un pezzo di Noce d’Africa ha fatto anche una schiantatura, forse già presente all’inizio ma non apprezzabile. In questa prova il viraggio di colore è stato molto superiore a quello che si è evidenziato con l’esposizione alla luce, soprattutto nel Frassino, ma anche sul Noce d’Africa; ciò dimostra che l’ingiallimento, o viraggio di colore, avviene proprio per invecchiamento del film, a prescindere dalla posizione e dall’esposizione.
RESISTENZA AL CALORE UMIDO
A 70°C inizia la degradazioni della superficie, quindi anche in questa prova, in base al citato progetto di norma U41121420, i prodotti sono adatto per superfici verticali o piane, ma senza possibilità di venire a contatto con calore umido.
ADERENZA PER QUADRETTATURA
Come prevedibile, l’aderenza di questi prodotti raggiunge i massimi livelli, dato che tendono ad impregnare senza lasciare film con un certo spessore di prodotto, originando tensioni che possono creare dei distacchi. Abbiamo ripetuto la prova dopo il “Cold-Check” ed il risultato è stato sempre ottimo.
RITENZIONE DELLO SPORCO
Sul Ciliegio, in cui i “pori” del legno sono molto chiusi, la ritenzione dello sporco è abbastanza bassa (livello 4), mentre ovviamente nei casi in cui i “pori” sono più grandi la ritenzione è maggiore (comunque siamo ancora a un livello medio, pari a 3).
ANALISI GASCROMATOGRAFICA DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA (SPAZIO DI TESTA)
Questo tipo di analisi consente di catalogare i gas contenuti nello spazio superiore di una provetta sigillata, riempita fino a metà con i prodotti da esaminare, e controllata sia a temperatura ambiente (23 °C e 50% di umidità relativa), sia dopo un’ora a 80°C. Questo procedimento consente di isolare i solventi bassobollenti e altobollenti che, nel tempo, vengono rilasciati dai mobili verniciati e già montati presso l’acquirente finale, creando quello che viene comunemente chiamato “inquinamento indor”. L’analisi ha dimostrato che il prodotto che abbiamo chiamato ZZZ, ha una notevole emissione di sostanze organiche di diversi tipi (una ventina), di cui molte di III e IV categoria secondo la classificazione del DM 12/7/90, con effetti nocivi ed irritanti. Il prodotto che abbiamo chiamato YYY contiene invece prodotti un po’ meno dannosi, ma molto più volatili, come l’Etere Etilico, che ha effetti nocivo e narcotici. I solventi contenuti nei due prodotti, una volta applicati, danno origine a una catena evaporativa abbastanza lenta e costante, con profumi gradevoli ed accattivanti, ma per niente salutari.
CONCLUSIONI
Visto i tempi di applicazione, molto più alti di quelli necessari per la verniciatura con prodotti tradizionali, le scarse prestazioni chimico-fisiche e ambientali, riteniamo tali prodotti meno validi di qualsiasi altro ciclo all’acqua o solvente. La nostra valutazione ovviamente esula dall’analisi economica dei prodotti che, come è noto, vengono venduti dalle 20 alle 50.000 lire al chilogrammo.
VALUTAZIONI FINALI
Ricordiamo che il giudizio del laboratorio riguarda esclusivamente i prodotti analizzati, per cui i pessimi risultati raggiunti non sono attribuibili a tutti i prodotti fitochimici, anzi ci auguriamo di poter pubblicare presto rapporti di prova ben più positivi, qualora qualche produttore si prenda la briga di farli analizzare, dimostrando una trasparenza che fino ad oggi è stata oggettivamente molto scarsa. Sottolineiamo anche il fatto che esiste una nicchia di mercato composta da utilizzatori che mettono in secondo piano gli aspetti prestazionali della verniciatura, dando maggior valore alla naturalezza dei prodotti applicati ed essendo quindi disponibili ad effettuare personalmente una costante manutenzione delle superfici (alcuni produttori in questo senso forniscono appositi kit per ritoccare i difetti dovuti allo scarso effetto protettivo della verniciatura originaria). Ciò che conta è che i mobilieri che decidono di utilizzare tali prodotti, segnalino ai consumatori finali in modo trasparente pregi e difetti di una categoria di vernici che ha la stessa dignità di quelle tradizionali, ma che necessità di essere commercializzata con maggiore professionalità.
I rapporti di prova hanno dimostrato le scarse prestazioni chimico–fisiche e ambientali dei prodotti analizzati