Negli ultimi mesi le vendite delle vernici hanno subito un calo dovuto alla diminuzione della produzione mobiliera.
La contrazione nelle vendite delle vernici, come nell’intero comparto produttivo italiano, si avverte anche nelle esportazioni, condizionate dalla stagnazione della economia tedesca e dalle note, altalenanti vicende nei rapporti economici fra Cina e Stati Uniti.
Anche nel settore degli impianti le cifre parlano chiaro: secondo la consueta indagine curata dall’Ufficio studi di Acimall – l’associazione confindustriale che rappresenta il settore – gli ordini di macchine e attrezzature per l’industria del legno e la produzione di mobili segnano il 14,4 per cento in meno rispetto allo stesso trimestre 2018. Cala la domanda estera (meno 7,1 per cento; era il meno 10,2 nel trimestre precedente) e ancora di più quella nazionale (meno 36,3 per cento; meno 14,5 nel gennaio-marzo 2019).
Il carnet ordini è pari a 2,8 mesi (erano 3,7 a fine marzo) e dall’inizio dell’anno si evidenzia un aumento dei prezzi dell’1,2 per cento. Anche per questo trimestre, come per il precedente, il fatturato è comunque in controtendenza rispetto agli ordini e mostra una crescita del 3,3 per cento (era però del 10,3 per cento nel periodo gennaio-marzo 2019).
L’indagine qualitativa sul secondo trimestre 2019 racconta che il 12 per cento degli intervistati prevede un trend della produzione positiva (era il 7 per cento nel trimestre precedente), il 47 per cento propende per una situazione stazionaria (era il 60 tre mesi prima), mentre il 41 per cento crede in una flessione (erano il 33 per cento lo scorso trimestre).
Occupazione stabile secondo l’82 per cento del campione, in aumento per il 6, in calo per il 12 per cento. Giacenze stabili nel 65 per cento dei casi, in aumento per il 18, in flessione nel rimanente 17 per cento.
L’indagine previsionale conferma il clima di sfiducia già evidenziato nel recente passato, soprattutto a causa della negativa congiuntura tedesca. Il 18 per cento degli intervistati crede comunque che per gli ordini dall’estero ci si potranno attendere buone notizie (gli ottimisti erano “solo” il 13 per cento lo scorso trimestre), saranno stazionari per il 53 per cento (60 per cento nel periodo gennaio-marzo 2019), in flessione per il 29 per cento (27 per cento tre mesi fa). Il saldo è negativo: meno 11.
Per il mercato nazionale gli ottimisti sono il 6 per cento del campione, in linea con il 7 per cento dei tre mesi precedenti. Per il 65 per cento dovremo attenderci una sostanziale stabilità (60 per cento tre mesi fa), mentre il 29 per cento prevede un calo (33 per cento nel gennaio-marzo). Il saldo è negativo, pari a meno 23.
Questi dati sono precedenti alla crisi di governo ferragostana, ma già a luglio l’osservatorio congiunturale di Confindustria segnalava un ulteriore indebolimento della domanda interna ed estera nell’ultimo bimestre, come confermato anche dall’indagine ISTAT sulla fiducia degli imprenditori manifatturieri.
Nel terzo trimestre si stima una sostanziale stagnazione della produzione, dopo il calo rilevato nel secondo. La debolezza dell’attività industriale ha contribuito a frenare il PIL anche nei mesi estivi, dopo la stagnazione stimata per il secondo trimestre.
La dinamica dell’attività nella media degli ultimi mesi rimane fiacca. La domanda interna non mostra segnali di rilancio, specie nella componente investimenti, mentre quella estera risente di un contesto internazionale in rallentamento, soprattutto in Europa.
Per l’intero 2019 difficilmente si potrà andare oltre una crescita dello 0,1% sul 2018, ma anche nelle vendite delle vernici non sono attesi rialzi
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